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#RileggiamoConVoi – Halloween 2025 – Pagine che non ci fanno dormire

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Halloween 2025

 
Un saluto a chi ci legge,
Halloween in Redazione viene preso molto sul serio. Dopo la puntata del podcast Parole in tema in cui abbiamo snocciolato titoli che ci hanno aiutato a curare le nostre paure, oggi confessiamo quali storie non ci fanno dormire. Romanzi che ci tengono svegli e sveglie la notte perché spaventosi, certo, ma anche perché avvincenti o perché toccano corde speciali del nostro sentire. 
Buona lettura e tenete una candela accesa vicino a voi,
la Redazione

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Alessia consiglia 
Sette volte bosco di Caterina Manfrini (Neri Pozza)
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Perché: è un romanzo che parla a chi ama le storie dove la memoria diventa carne e natura, e ogni parola profuma di terra, silenzio e resistenza. È un romanzo che parla di ritorno, di sopravvivenza, di radici: la storia di Lina, una ragazza che torna dalla guerra senza più niente, se non il proprio nome. Nella sua voce si sente l’eco di tutte le donne dimenticate dalla Storia, quelle che hanno ricostruito con le mani e con il cuore ciò che la guerra aveva distrutto.
A chi: per chi ha amato i romanzi di Paolo Cognetti, Donatella Di Pietrantonio o Clara Sánchez, a chi cerca una scrittura poetica ma cruda, capace di evocare paesaggi, ferite e speranza insieme. È un libro per chi sa che la rinascita non sempre arriva con la luce: a volte germoglia nel fango, tra le macerie, sette volte bosco, sette volte vita.


Camilla consiglia
Ombre del Tropico. Storie gotiche latinoamericane di AA.VV. (edizioni Arcoiris)
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Perché: La raccolta di racconti di Lugones, Quiroga e Darío sono l'esempio perfetto di gotico inquietante, tipico del filone sudamericano. Le storie sono a metà tra il possibile e l'immaginario, tra il verosimile e la fantascienza più nera. Questo incontro di diversi livelli del reale, però, non diminuisce la portata di disagio che i racconti portano con sé, perfetti per il periodo. 
A chi: a chi ama l'esagerazione anche nelle storie di horror, la suggestione descrittiva anche quando si parla di morte e soprannaturale. A chi, infine, ricerca il particolare anche nel genere più classico che c'è. 


Carlotta consiglia 
Il prodigio di Fabrizio Sinisi (Mondadori)
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Perché: è un romanzo che mette a nudo la nostra epoca, travestendola da parabola mistica. Il prodigio non è solo la storia di un volto apparso in cielo, ma il ritratto di un’umanità che ha smarrito la sua direzione e la cerca disperatamente negli schermi, nei simboli, negli altri. Sinisi ci obbliga a guardarci allo specchio, e a chiederci cosa resterebbe di noi se all’improvviso tutte le nostre certezze diventassero instabili. Si legge perché, come accade nei grandi testi, la storia che racconta è solo il pretesto per parlare di noi e del nostro bisogno di appartenenza.
A chi: a chi ha amato Cecità di Saramago o Aspettando Godot di Beckett, e riconosce in quelle opere il potere di scuotere l’animo umano, generando continue riflessioni che anche a pagina chiusa invadono la mente. Ma soprattutto a chi cerca nella narrativa una forma di riflessione filosofica e morale, e non soltanto una storia da seguire.


Claudia consiglia 
Il bambino di Fernando Aramburu (Guanda)
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Perché: è un romanzo che ci porta dentro il dolore più grande: la morte di un bambino.
In questo caso non si tratta della perdita di un solo figlio, ma dei figli di un'intera comunità. Aramburu prende spunto da un drammatico fatto reale, l'esplosione della scuola di Ortuella (comune dei Paesi Baschi) che il 23 ottobre del 1980 venne distrutta da una fuga di gas. Persero la vita cinquanta bambini tra i cinque e i sei anni. L'incidente, che sconvolse i Paesi Baschi e l'intera Spagna, è il punto di avvio per il viaggio letterario nei territori sconfinati di questa perdita, in un romanzo che in molti passi sfiora i limiti dell'intensità e apre uno squarcio nelle emozioni del lettore.
A chi: a chi vuole affidarsi completamente a un autore che tratta il dolore come pochi, raccontandone tutte le sfumature. Ai lettori che non hanno paura di camminare nel buio e del disagio che questo può provocare. 


Daniele consiglia
Lo sbilico di Alcide Pierantozzi (Einaudi)
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Perché: l'opera di Pierantozzi ci mette davanti a ciò che più ci spaventa: noi stessi, e la nostra incapacità di governarci, di prendere le misure del mondo e trovarne un incastro. Tutto ciò che avviene in un individuo è ingarbugliato, caotico, imprevedibile: Lo sbilico ci mostra quanto sia spaventoso, per alcuni, vivere.
A chi: per chi sta cercando una lettura cruenta, durissima, che scompone l'essere umano in migliaia di pezzi non combacianti. L'orrore è dentro di noi, e spesso viene messo a tacere, per convenzione, paura, inerzia. 


Deborah D’Addetta consiglia 
Rifiuto di Tony Tulathimutte (edizioni e/o) 
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Perché: questa è una delle raccolte di racconti che più mi è piaciuta quest'anno, e non sono state poche quelle che ho letto e recensito. Nel caso di questo testo di Tulathimutte, autore americano di origine asiatica noto per la scrittura satirica e affilata (è stato osannato per il suo Cittadini privati e paragonato spesso a Yellowface di Rebecca Kuang) è senz'altro preponderante la componente millennial – tutti i protagonisti sono sui trent'anni più o meno, in alcuni casi più giovani – e quindi l'onnipresenza dei social media, delle chat, delle app, dei forum e di una certa indagine spietata sull'identità di genere e la sua terminologia attuale. 
I racconti sono sette, slegati tra loro a parte Ahegao e Main Character che condividono due personaggi, Kant e Bee, fratello e sorella, e un pov invertito su alcuni eventi che li coinvolgono. 
Metto le mani avanti e dico che non è una raccolta di facile digestione: alcuni dei personaggi sono obiettivamente insopportabili, eccessivi, sgradevoli al limite del disgusto, ma questi eccessi sono perfettamente calibrati e trattati per raggiungere uno scopo: raccontare cosa fa il rifiuto alle persone. 
La scrittura è sfidante, colta, sfaccettata, adattabile. Il tono e il genere variano dal tragicomico all'impegnato, con incursioni nel genere gore e porno (ricordatevi Ahegao); i social media sono un mezzo, sfruttato in modo ossessivo.  
A chi: agli amanti dei racconti ultra-contemporanei, a chi non ha paura di leggere testi sfidanti che, una volta chiusi, lasciano strascichi duraturi.


Debora Lambruschini consiglia
Elizabeth di Ken Greenhall (Adelphi)
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Perché: se per l'occasione consigliarvi la mia amatissima Shirley Jackson è troppo scontato rilancio con un testo che è stato spesso accostato alla maestra del perturbante, di cui ne richiama atmosfere, ambiguità e inafferrabilità della voce narrante. La protagonista, Elizabeth, è la discendente di una genìa di streghe che accoglie il potere che scopre di avere proteggendolo da chi vorrebbe impedirle di usarlo, da chi cerca di contenerla, farle rinnegare la propria appartenenza. Un romanzo che mi ha tenuta "sveglia" per l'indagine sul malvagio, le ambiguità, l'intreccio fra realtà e immaginazione.  
A chi: ai lettori di Shirley Jackson e ai continui rimandi a questa mistica della letteratura che, qualche volta, sono pure azzeccati. A chi cerca una storia ambigua, che si fonda su una scrittura che ammalia il lettore fin dalle prime, crudeli, battute. Un romanzo perturbante che, al netto di qualche difetto, conquista i lettori e le lettrici. 


Giada consiglia
Hidden Valley Road di Robert Kolker (Feltrinelli)
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Perché: perché in Hidden Valley Road, l’autore indaga la storia della malattia mentale attraverso gli occhi dei Galvin che, almeno in apparenza, sembrano la perfetta famiglia americana. Don, il padre, è un ufficiale dell’esercito e un accademico; la madre, Mimi, è dedita ai dodici figli (dieci maschi e due femmine). Sono quindi la personificazione del sogno americano, fin quando al primogenito non è diagnosticata la schizofrenia. In una spirale che non lascerà scampo a quasi tutti i figli, ben presto il sogno dei Galvin si trasforma in un incubo. Robert Kolker traccia un viaggio tra narrativa e saggistica, dando al lettore l’opportunità di scoprire una storia potente, drammatica e claustrofobica tanto da dover riprendere fiato durante la lettura.
A chi: a chi vuole scoprire qualcosa in più sulla storia della salute mentale e a chi non ha paura di avventurarsi in una lettura vera e oscura allo stesso tempo.  


Giulia consiglia
Luna fredda su Babylon di Michael McDowell (Neri Pozza)
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Perché: tra le prime opere dell'autore di Blackwater, questo romanzo è un horror fatto e finito, con dettagli gore visivamente molto vividi. Come tante altre storie dell'orrore, inizia in un villaggio di pochi abitanti e poca luce, con la scomparsa di una ragazzina e con un evento atmosferico violento. Il fiume, dall'emblematico nome di Styx, è un confine che i morti sono pronti ad attraversare per colpire chi di malvagio si aggira tra i vivi.
A chi: a chi non disdegna un bell'horror, spaventoso in maniera genuina, con spiriti che emergono dalla tomba, file di lampioni che si spengono uno dopo l'altro quando passa un personaggio, ritrovamenti di cadaveri e spiegazioni che anche la mente più razionale non riesce ad accettare.


Gloria consiglia
Cicatrice di Sara Mesa (Bompiani)
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Perché: gli amori a distanza possono essere pieni di sorprese, soprattutto se ci si abbandona alle fantasticherie e non si sa davvero chi si nasconde dietro uno schermo. La relazione epistolare tra Sara e Knut diventa presto sbilanciata: lui la copre di regali, ma anche i pacchi che le arrivano a sorpresa e contengono prodotti costosi. Un sogno? Insomma. A un certo punto quei pacchi mai richiesti suonano come una minaccia. E starà a noi non abbandonare le pagine, anche se ormai è notte fonda, per scoprire chi è davvero Knut e cosa vuole da Sonia. 
A chi: a chi ama far chiarezza nel torbido delle relazioni interpersonali e si appassiona alla dinamica non sempre cristallina tra realtà e apparenza. 


Leonardo consiglia 
Qualcuno con cui correre di David Grossman (Mondadori) 
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Perché: una narrazione che procede a ritmo di maratona. Una corsa per le strade di Gerusalemme dalla prima all'ultima pagina. Uno di quei libri che non si dimenticano. Grossman scava nei suoi personaggi con empatia e coraggio, intrecciando realismo e poesia senza mai cadere nella retorica. È un romanzo che parla di crescita e resistenza, ma soprattutto di come la fiducia, anche nelle notti più buie, possa ancora salvare.
A chi: a chi è sensibile a temi come l’amicizia, la lotta contro la dipendenza, la solidarietà, la speranza. Il libro affronta la tossicodipendenza, lo sfruttamento, la fuga, il desiderio di libertà. Non è un romanzo “lento” o introspettivo: c’è movimento, suspense, ricerca.