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"Entra il fantasma" di Isabella Hammad ci racconta la vita quotidiana dei palestinesi.

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Entra il fantasma
 
di Isabella Hammad
Marsilio, settembre 2025

Traduzione di Maurizia Balmelli 

pp. 409
€ 21,00 (cartaceo) 
€ 11,99 (ebook) 

Quando leggo un libro, spesso improvviso un gioco e mi chiedo come potrei descriverlo con un'immagine sola. Riesco raramente nell'intento, ma almeno ci provo. Con Entra il fantasma di Isabella Hammad non ho nemmeno voluto tentare. Ho intuito sin dalle prime pagine che non sarebbe stato possibile: tante di quelle fotografie mentali, ricordi, evocazioni che inquadrare una sola suggestione lo ridurrebbe di gran lunga. 

Il nuovo romanzo di Hammad affastella un'impressione su un'altra, scambia luoghi e impone un'alta attenzione al lettore. Non è solo l'ambientazione a pesare sulla storia, ma anche le tematiche scelte dall'autrice. Ma andiamo per gradi. Il romanzo narra di Sonia Nasir, una donna alla soglia dei quarant'anni che parte da Londra, sua città natale, alla volta di Haifa. Lì vive sua sorella Haneen con un passaporto israeliano – prima grande differenza tra le due – e una vita scissa tra il lavoro all'università di Tel Aviv e i ricordi d'infanzia in Palestina. Proprio in virtù di questo legame ancestrale, Haneen ha deciso anni prima di lasciare Londra e andarsene nella terra paterna. L'intenzione di Sonia, invece, è quella di riposare, trascorrere delle settimane in compagnia della sorella e prendere un periodo di pausa dalle scene teatrali. La nostra protagonista è, infatti, un'attrice, appena uscita da una storia sentimentale complessa e delusa da alcune scelte lavorative. Non immagina che proprio a Haifa si imbarcherà in un lavoro teatrale. 

Il primo significativo incontro di Sonia, dunque, è con il teatro in arabo. La regista Mariam la scrittura per la parte di Gertrude in Amleto di Shakespeare. Sulle prime Sonia è dubbiosa, ma poi decide di accettare: da questo momento saliente, tutto investirà la protagonista di una ventata violenta e sferzante. Quando dico tutto, intendo proprio tutto. L'amore, le amicizie, il rapporto ritrovato con la propria infanzia, la memoria della sé bambina e il confronto con la sé del presente. E poi maggiori consapevolezze della situazione dei palestinesi, in conflitto con Israele, la storia contemporanea e quella antichissima di una terra divisa. 

Proprio in virtù di questi spunti, le tematiche di Entra il fantasma si fanno sempre più numerose. Se all'inizio il tema portante sembra quello del viaggio, quando Sonia si stabilizza entra in gioco il contrasto tra estraneità e familiarità. Tra il presente e il passato. La donna prova a recitare in arabo, ma non sempre le riesce e questo la porta a sentirsi una straniera anche di fronte ai colleghi arabi. Tuttavia, il suo retaggio e le memorie d'infanzia le rendono familiare quella terra a cui non credeva di essere poi molto legata. O ancora, una volta entrati nel vivo della messa in scena di Amleto, appare chiaro come Sonia stessa – interpretando il pensiero di Hammad – rielabori il dramma in chiave palestinese. Sonia parla del «senso di morte di Amleto, il fatto che sia già morto all'inizio della pièce» (p. 328), come lui sia un fantasma in scena: nel romanzo, i palestinesi stessi sono degli spettri, o così vorrebbero gli israeliani. Vorrebbero, cioè, che non si facessero vedere né sentire, che non giungessero a destare le loro coscienze. E poi, se per Amleto la Danimarca è una prigione, il sentimento dei palestinesi dopo la Nakba – la catastrofe, l'esodo del 1948 – è il medesimo. 

C'è tanta Storia in questo romanzo e viene messa in scena come in un dramma teatrale. Non spettacolarizzata, bensì mostrata nei fatti. La Storia non è slegata dalla vita quotidiana dei protagonisti: quante discussioni tra gli attori della compagnia della regista Mariam proprio per via del conflitto? Quante insinuazioni a causa della paura costante? E non è avulsa nemmeno dai ricordi di Sonia, che richiama alla mente le estati a Haifa tra ciò che è quotidiano e ciò che lo diventa a forza di assuefarsi all'orrore. Sarà l'arte, però, a non piegarsi a un'esistenza difficile: è questa la chiave che Hammad trova per scongiurare il baratro dentro al quale la guerra getta i palestinesi e i cisgiordani quotidianamente. 

Avevamo fatto la stessa cosa ogni estate fin da quando avevo otto anni: giocare in giardino, andare in spiaggia, guardare sequenze video degli scontri in Cisgiordania nel salotto al piano terra dopo cena. (p. 57) 

L'esperienza di lettura di Entra il fantasma non è per tutti. Ci vogliono un cuore grande abbastanza per accogliere tutti i momenti di sconforto e di tristezza che colgono i protagonisti e una mente attenta a una prosa densa e abbondante. Lo stile di Hammad è molto particolare: alterna una narrazione classica, lunga e dettagliata, a una frammentaria che riproduce i dialoghi teatrali. Non si può non consigliare la lettura di questo romanzo, che è già un classico, poiché ha il merito di annunciare il prossimo futuro dei palestinesi anche in tempo di tregua: la triste normalità è continuare a subire vessazioni quotidiane. 

Camilla Elleboro