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#RileggiamoConVoi - Letture per Halloween 2021

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Cari lettori,

buon Halloween! Ormai, non c'è 31 ottobre senza la zucca intagliata dalla nostra Giulia Pretta, che quest'anno ci regala una zucca personalizzata a tema felino. 

Non possono mancare anche i nostri consigli di lettura, che quest'anno abbiamo pensato di dedicare al tema della morte, difficile da trattare senza cadere nel banale, oppure nel morboso o nel già detto,... 

Vedrete, abbiamo scelto romanzi e saggi che ci hanno permesso di riflettere e di fare i conti con uno dei temi più controversi della nostra letteratura. 

Buone letture! 
La redazione



Carolina consiglia: 
“Il buio non fa paura” di Pier Lorenzo Pisano (NN)
Perché alla base di questo romanzo denso e toccante c’è una perdita, una mancanza che lascia un vuoto incolmabile nel grembo prima accogliente di una famiglia. Il tema del lutto viene raccontato in forma traslata, metaforica, attraverso l’immagine potente e commovente di un mostro fatto di tenebra, che sa essere tanto protettivo e accudente con chi ama, quanto spaventoso e distruttivo nei confronti di chi minaccia i suoi cari. Attraverso lo sguardo di tre bambini rimasti improvvisamente senza madre, l’autore esplora i meandri oscuri di ogni percorso di crescita, lo scontro tra luce e ombra che si consuma ogni giorno, in ogni vita, nello scarto tra la verità e il pregiudizio, tra la voglia di andare avanti e la resa dinanzi al dolore della perdita. 

Claudia consiglia: 
“I fantasmi di una vita” di Hilary Mantel (Fazi)
Perché: è un libro pieno di fantasmi, di persone scomparse che continuano a vivere oggi attraverso la memoria, il ricordo, il sentimento. Sono ombre che a volte fanno paura, altre sono amiche perché ricordano a Mantel chi è stata e chi è, come donna e come scrittrice. Un memoir scritto per recuperare finalmente i diritti d'autore su se stessa e riappropriarsi di un'identità per molto tempo sommersa. Un libro in cui la vita ritorna attraverso il senso della morte. 
A chi: a chi ama le biografie e i libri che parlano di vita vera. A chi cerca nelle pagine dei propri autori preferiti tracce della loro esistenza dietro le quinte. 

Debora consiglia: 
“L'anno del pensiero magico” di Joan Didion (Il saggiatore) 
Perché: con la prosa e lo sguardo che caratterizzano la sua prosa, Joan Didion racconta un dolore privato e devastante riuscendo ad andare oltre il personale, per offrire al lettore una densa riflessione sul lutto, la fragilità, lo smarrimento. Ma è anche una lettera d'amore al compagno di tutta una vita e una bellissima riflessione sulla scrittura. Un libro che scortica, doloroso e magnifico. 

Giada consiglia: 
“Imparare a parlare con le piante” M. Orriols (Ponte alle Grazie)
Perché: la morte giunge all'improvviso e senza preavviso. Non chiede come, quando o perché e così porta con sé amici, conoscenti e famigliari e magari la persona che ti sta accanto da più di venti anni, come nel caso della protagonista Paula. La perdita del compagno la lascia atterrita e con mille domande, poiché, poco prima della sua morte, Paula era a pranzo con lui. Durante quel pranzo, le aveva confessato di avere un’ altra donna e di volerla lasciare. E così quando la morte lo coglie, Paula deve affrontare un lutto bifronte: dolore per la perdita e la rabbia per il tradimento. E allora cosa resta da fare: annegare in un oceano di dolore? Vivere di rancore? Oppure cercare con ogni mezzo di ritrovare se stessa e la propria strada? Con uno stile quasi magnetico, l'autrice Orriols ci trasporta dentro il lungo monologo della protagonista che cercherà di rinascere per ritrovare se stessa e, magari, anche un po’ di serenità. La morte e il tradimento, due temi così forti, sono affrontati con delicatezza e sensibilità, e mai con superficialità. Imparare a parlare con le piante ci mostra che, alla fin fine, c'è sempre una via d’ uscita. 

Giulia consiglia: 
“Se la morte ti ha tolto qualcosa tu restituiscilo” di Naja Marie Aidt  (Utopia)
Perché: non c'è, credo, dolore più grande che perdere un figlio. Perché appare biologicamente un errore, è la prole che deve sopravvivere, e la morte sembra volerti privare del titolo di madre o di padre. Non c'è un modo lineare o corretto per elaborare l'enorme vuoto che lascia un evento violento e traumatico come questo e la poetessa Naja Marie Aidt lo impara nel modo più duro possibile: perdendo il suo secondogenito. Nel toccante e lucido memoriale composto da poesie, raccolte di ricordi e tentativi di ricostruire quelle ultime ore terribili che è "Se la morte ti ha tolto qualcosa tu restituiscilo", l'autrice giunge a pensare una cosa per lei inimmaginabile: che nemmeno l'arte e le parole siano investite di chissà quale potere salvifico. Come trovare allora un senso? Come riuscire ad accettare che la morte – anche quella ingiusta e sbagliata – ha una sua collocazione nella vita? Imparando che l'amore che i morti ti hanno dato da vivi non si disperde e non va sprecato: tocca a chi resta rimetterlo in circolo. È il solo modo perché un po' di sollievo e di luce riescano a penetrare. 

Gloria consiglia: 
“La morte si fa social” di Davide Sisto (Bollati Boringhieri)
Perché: Dire addio a chi si ama è da sempre una delle prove più difficili, ma sembra proprio che nella nostra epoca la morte sia un tabù, di cui parlare il meno possibile e con cui è quasi impossibile fare i conti. Quando scompare qualcuno di caro, ecco che scattano nuove incredibili possibilità per attutire il dolore e per affrontare (o non affrontare) il lutto, grazie al web. Accettare, separarsi e serbare i ricordi come uno scrigno dentro di noi pare solo una delle alternative a disposizione. Nello studio di Davide Sisto, a tratti sconcertante, si indaga la trasformazione della morte, o meglio della sua ricezione, all'epoca della cultura digitale: i riti prima antropologicamente rilevanti come il funerale, atto a dividere anche simbolicamente il morto dai vivi, perdono in parte valore. Perché? Perché adesso parecchi ricercatori si sono dedicati a creare chatbot, ologrammi e altri dispositivi che permettono di continuare a conversare con il morto, o meglio con il suo spettro digitale.
A chi è curioso di scoprire come il nostro presene e la tecnologia stanno cambiando persino l'idea della morte. Quel che ci sembra futuristico in alcuni Paesi è già realtà...  

Gloria consiglia anche:
“Giro di vite” di Henry James (Einaudi)
Perché: è un classico della letteratura gotica, che, al di là degli usuali elementi perturbanti da ghost story, ha come comun denominatore l'inquietudine che suscita nei lettori di ogni epoca. La protagonista ha accettato l'incarico di occuparsi di due bambini, Flora di otto anni e Miles di nove, nella grande (e tetra) casa sperduta di Bly, nell'Essex. La condizione era stata molto chiara fin da subito: lo zio, responsabile dei bambini, non sarebbe stato disturbato per nessuna ragione; all'istitutrice sarebbero quindi stati affidate piene responsabilità. Silenziose presenze e inquietanti segnali fanno pensare alla protagonista di avere accanto fantasmi, non persone vive. Solo suggestione? Henry James sa bene come sconvolgerci fino alla fine di questo breve romanzo del 1898. 
Chi sta cercando un classico breve ed estremamente d'impatto resterà stupito dalla forza comunicativa di Giro di vite. Si astengano i lettori troppo suggestionabili, mentre corrano a leggerlo tutti coloro che amano le storie che ci regalano realtà insondabili, dubbi profondissimi e tanto turbamento.  

Marta consiglia: 
“Sorelle” di Daisy Johnson (Fazi) 
Perché: nel secondo romanzo di Daisy Johnson, un horror psicologico, la morte è un personaggio d'eccezione. Dal padre scomparso di Settembre e Luglio alla decadenza della casa dove la loro madre le ha obbligate a traslocare, ogni cosa gioca con l'aldilà, lo sfida a entrare nella vita delle due misteriose sorelle. Fino al colpo di scena finale, giocato proprio sulla labilità del confine tra vivi e morti... A chi: a chi ama il genere horror, specie se senza splatter né sovrannaturale; a chi ha apprezzato l'inquietudine di Shirley Jackson; a chi ama i romanzi immaginifici e visuali, a Halloween e non solo. 

Marta consiglia anche: 
“Uccidiamo lo zio” di Rohan O'Grady (WoM)
Perché: per approcciare il tema della morte da un punto di vista più leggero, più divertente, ma senza perderne le sfumature thriller e drammatiche, lo sfaccettato romanzo di Rohan O'Grady è un'ottima lettura di Halloween per chi, anche nel giorno della paura, vuole farsi strappare anche qualche risata; la storia dell'amicizia improbabile tra i piccoli Barnaby e Christie e la loro avventura omicida ai danni del perfido zio di Barnaby mescola i generi, unendo il giallo alla commedia, il thriller a - perché no - il romanzo per ragazzi, creando una storia avvincentissima dal finale imprevedibile. 

Olga consiglia: 
“Il banchetto annuale della confraternita dei becchini” di Mathias Enard (e/o)
Perché chi meglio dei "pizzicamorti" può beffare la "Dama nera" durante un goliardico convivio, lì dove la morte c'è solo se la si chiama per nome. Perché il romanzo di Enard è uno dei momenti più esilaranti della letteratura francese ed europea tutta, che mesce il dolore alla risata, il vero al verosimile, che riesce a canzonare la signora del trapasso per mezzo di rime eruditissime eppure così limpide, trasportando, dal passato al presente e dal presente al passato, i lettori e le lettrici in racconti d'invenzione e leggende popolari, poesia e modi di dire. E allora che si brindi alla Morte senza timore alcuno! 

Sabrina consiglia: 
“Le notti blu” di Chiara Marchelli (Giulio Perrone editore)
Perché: se la morte rimane un mistero insondabile, con il suo carico di paura che nella notte di Halloween cerchiamo di esorcizzare, ancora più incomprensibile rimane, a volte, il gesto di chi la morte decide di darsela, di chi muore suicida. Soprattutto se non lascia spiegazioni. Come fa Mirko, il protagonista che non c'è, anzi che non c'è più, di questo romanzo. Mirko lascia la scena narrativa a chi rimane, i genitori e la moglie. I quali dovranno poi fare i conti con una rivelazione sconvolgente, una parte della vita di Mirko che nessuno conosceva, l'esistenza di un figlio, un bimbo ancora piccolo concepito con una donna che rivendica quanto il giovane uomo appartenesse anche a lei. Il romanzo, intenso e delicato, forte e struggente è la disanima di ciò che accade nei cuori di chi resta, dei diversi atteggiamenti che il lutto induce ad abbracciare. E davanti alle domande che rimangono senza risposta, cosa potevamo fare, cosa dovevamo vedere, perché non ci siamo accorti, perché non ne abbiamo parlato, si inasprisce la lotta tra vita e morte, tra chi, come la madre, vede reciso il suo bocciolo e non riesce a vedere vita davanti a sé e chi, come il padre crede invece che la vita debba prevalere, nonostante tutto. Un libro che ci induce a confrontarci con la classica domanda: e se capitasse a me, come reagirei? 

Samantha consiglia: 
“Densità” di Raffaele Notaro (Mondadori)
Perché il tema della morte è affrontato dal punto di vista di chi resta e deve assumersi le sue colpe e responsabilità. Quando la vita tranquilla di un paesino di provincia viene sconvolta da una tragedia senza spiegazioni, ovvero il suicidio di Filippo, promessa del nuoto e ragazzo di buona famiglia, il suo salto nel vuoto spinge tanti ad interrogarsi sui motivi del gesto, e la comunità da un lato si stringe attorno alla famiglia. Dall’altro cerca nel suo migliore amico, Gabriele, risposte che il ragazzo non sa o non vuole fornire. Si intrecciano così tematiche interessanti, partendo dall’amicizia si arriva al senso dell’appartenenza, alle radici e al sentirsi compresi, alla sensazione di assoluta solitudine che resta quando chi ti capisce non c'è più. Un romanzo sulla fragilità e sul mondo dei ragazzi e degli adulti, che spesso vivono gli stessi drammi ma non hanno il coraggio di confidare la verità nemmeno a se stessi.