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Quando a raccontare, sono i quadri: “Gli occhi della Gioconda” di Alberto Angela

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Gli occhi della Gioconda. Il genio di Leonardo raccontato da Monna Lisa.
di Alberto Angela
BUR Rizzoli, Milano 2016

pp. 349
€ 22 (cartaceo cartonato)
€ 14 (cartaceo nella collana Best BUR)
€ 7,99 (ebook) 

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Credo che chiunque di noi si fermi a pensare a Leonardo Da Vinci li venga in mente in primis la Gioconda. È il dipinto più famoso al mondo e quello più noto di Leonardo, ma che ancora oggi è avvolto da numerosi misteri. Già dal titolo del quadro sorgono dei dubbi: si chiama Gioconda o Monna Lisa? Chi era questa donna? Insomma di questo quadro leonardiano, ci rimane sempre qualcosa di sfuggente, che non riusciamo a decifrare fino in fondo. Osservando lo sguardo e il sorriso, ci accorgiamo di quanto sia enigmatico questo dipinto. Ogni volta che ci soffermiamo davanti a lei che sia il quadro –conservato al Museo del Louvre- o un poster o qualsiasi altra immagine sembra che essa ci guardi veramente e a volte ci appaia con un velo di tristezza e altre di leggera serenità. Questa è la sua grandezza, Leonardo l'ha dipinta come se fosse un essere vivente.

A trasportarci dentro e fuori dal quadro e dalla vita di Leonardo è Alberto Angela, il quale cerca di diramare i suoi misteri. Su questo quadro hanno scritto e detto moltissime persone, da critici d’arte a personalità culturali, ma nessuno ha mai fatto parlare la Gioconda. Alberto Angela fa questo, lascia che sia il dipinto a parlare di sé e del suo autore. Attraverso ogni particolare, dall’abito al volto, dallo sfondo alle tecniche pittoriche, scopriamo dettagli di cui personalmente non mi ero mai accorta, come l’assenza di sopracciglia e di ciglia, un particolare non dà poco per lo sguardo di Monna Lisa, oppure il suo abito che ancora oggi mostra la moda d’inizio Cinquecento a Firenze o, ancora, le sue mani o il suo naso che non sarebbero stati possibili senza gli appassionati studi di Leonardo sull’anatomia umana:

I meravigliosi disegni anatomici di Leonardo, dunque, non furono il frutto di un genio isolato, ma l’espressione delle aspirazioni di un’intera generazione di studiosi. La novità della sua ricerca, semmai, fu di avere perfettamente compreso che la sola descrizione verbale degli studi anatomici consentiva una conoscenza del corpo umano insufficiente e approssimativa e che era dunque necessario supportarla con precise e accurate illustrazioni. (p. 178)

Alberto Angela fa conoscere a tutti i lettori appassionati o meno di arte, un’altra Gioconda, forse mai raccontata prima. Svelando dunque il dipinto, scopriamo anche la figura di questo immenso genio: un pittore che studia l’anatomia, uno scultore che crea nuove invenzioni (dal volo agli automi), uno studioso di armi che s’interessa di botanica, un appassionato ingegnere (basti pensare ai suoi numerosi progetti d’idraulica), un artigiano che studia la matematica. Tutto ciò è raccontato, partendo dai dettagli della Gioconda. Angela, dedicando i capitoli del libro ai particolari del quadro, apre le porte a qualcosa di più grande e ampio che va oltre la mera descrizione tecnica e artistica del quadro stesso. E come ci racconta di Leonardo, ci mostra anche l’Italia rinascimentale: dagli abiti più in voga, ai tessuti, alla loro quotidianità. 

Dunque, per Alberto Angela raccontare della Gioconda vuol dire parlare di Leonardo da Vinci e del Rinascimento italiano con i suoi eccellenti artisti e le famiglie più in vista del momento. Insomma una panoramica sociale, culturale e artistica che a un certo punto si sposta in Francia: dopo la morte di Giuliano de’ Medici e i suoi complicati rapporti con il Vaticano, nel 1516 Leonardo lasciò Roma per trasferirsi alla corte di Francesco I, e porto con sé alcuni dipinti tra cui la Gioconda. Leonardo però si gustò poco la Francia, perché morì dopo appena tre anni (1519).

Non abbandoniamo però la Gioconda alla morte di Leonardo. Ne continuiamo a seguirne le tracce, guidati dall’autore: dall’acquisto dell’imperatore francese dal Salai, allievo prediletto di Leonardo, al suo spostamento al Louvre, fino ai tempi più moderni. Così scopriamo che fu oggetto di uno dei più celebri furti d’arte della storia, definito dai giornali “Il Furto del secolo”, avvenuto il 21 agosto del 1911 per opera di V. Peruggia, addetto alla manutenzione del museo del Louvre. E poi con un salto temporale fino all’Ottocento e poi al Novecento, Angela ci mostra come abbia influenzato numerosi artisti, scrittori e, addirittura negli anni ’50, varie pubblicità.

Con il suo linguaggio semplice e accattivante è per addetti e non addetti a lavori: un’indagine investigativa e un percorso artistico che soddisfa la maggior parte delle curiosità. Angela, grazie la sua passione per la divulgazione, celebra l’arte italiana e lo realizza con il quadro più conosciuto al mondo. Il compito non era facile, perché sulla Gioconda tutti hanno scritto e parlato ma nessuno lo aveva mai fatto in modo così originale, dando la parola alla protagonista e lasciando che sia lei a raccontare se stessa.

 Giada Marzocchi