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"Noi siamo pesci. Per quanto piangiamo, non c'è possibilità di vedere le nostre lacrime". Il crudo romanzo di formazione nella Taiwan degli anni Settanta: "Ryu" di Akira Higashiyama

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Ryu Akira Higashiyama


Ryu. Vita, amore, morte all'ombra del Drago
di Akira Higashiyama
21lettere, giugno 2025
 
Traduzione di Daniela Guarino
 
pp. 490
€ 19,90 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook)


Tra le sette di sera del 20 maggio e l'una del pomeriggio del 21, in quell'intervallo di tempo mio nonno era stato aggredito nel proprio negozio, legato a mani e piedi, e infine fatto annegare. Poiché non vi era traccia che avessero rovistato nel locale, la pista del furto fu rapidamente scartata. Siccome poi non c'erano quasi segni di colluttazione con l'aggressore, emerse l'ipotesi del reato perpetrato da un conoscente. (p. 47)

Ye Qiu Sheng ha solo diciassette anni quando, a distanza di un mese l'uno dall'altro, muoiono suo nonno e il Generalissimo, Chiang Kai-shek, presidente della Repubblica di Cina a Taiwan. Ye Qiu Sheng è un waishegren, cioè appartiene a una famiglia che è emigrata dalla Cina a Taiwan, suo nonno è stato combattente, guerrigliero e anche predone durante la guerra civile cinese e le due morti non possono che intrecciarsi per segnare la vita del ragazzo. Con elementi del giallo, la precisione del romanzo storico e i turbamenti del romanzo di formazione, Ryu mostra la Taiwan degli anni Settanta, mentre una consapevolezza corre sotterranea: la guerra e le violenze passate tracciano un solco anche nella vita delle generazioni successive.

Sono tante le angolature, come già sembra suggerire il titolo, dalle quali leggere Ryu. Vita, amore, morte all'ombra del Drago di Akira Higashiyama, scrittore e sceneggiatore pluripremiato, oltre che figlio del poeta Wuang Xuan.
Date le premesse, ci si aspetterebbe un giallo, un investigativo per far luce sulla morte del nonno. Il mistero del crimine violento viene diluito per tutta la narrazione, senza il ritmo di indizi concatenati che portano sempre più vicini di un passo alla soluzione. Le fila dell'omicidio si dilatano nel corso dei decenni e sono una costante, a volte più forte, a volte solo in sordina, del percorso di crescita di Ye Qiu Sheng che era molto affezionato al nonno, ma che non può e non vuole dedicare la vita solo a questo. A partire da questo trauma si aprono i tre grandi rivoli della narrazione che, come nastri, si dispiegano per poi convergere nel delta della risoluzione: l'educazione amicale-sentimentale del protagonista, la parte storica, e il realismo magico.

Ye Qiu Sheng è un ragazzo intelligente, sembra destinato all'università, con grande orgoglio della famiglia, ma uno stupido passo falso lo fa declassare a un liceo che è l'anticamera del riformatorio: per chi non si iscrive all'università c'è il servizio di leva obbligatorio. Ye Qiu Sheng si trova invischiato in affari della yakuza a causa del suo amico d'infanzia Xiao Zhan, fa il servizio militare che lo allontana da casa e pregiudica la sua relazione con Mao Mao, anch'essa amica d'infanzia, ma con legami né chiari né piacevoli con la famiglia di Ye Qiu Sheng. Tutta la formazione non può non essere condizionata dalla parte storica di Taiwan. 

Ogni volta che ci fermavamo a un semaforo rosso sfidavamo l'auto accanto a fare una gara, ma nessuno raccolse l'invito. Vivevamo a Taipei, mica in California. Abbassare i finestrini per fare il filo alle ragazze era una cosa oltraggiosa. Se avessimo fatto cose simili, se anche nessuno ci avrebbe preso a pugni, probabilmente avremmo provato un terribile disgusto verso noi stessi. (p. 119)
Con l'Occidente tra i modelli di riferimento e una dittatura militare ancora fresca nel ricordo, l'adolescenza negli anni Settanta è presa tra tradizione e vaghe aspirazioni. Non c'è mitizzazione o eccessiva spasimo per l'Occidente, ma piuttosto un amore-repulsione per la Cina e il desiderio di "esterno", incarnato dallo zio Yu Wen, marinaio e corriere con il Giappone per quanto riguarda innovazioni tecnologiche e posta intercontinentale. Innegabile la difficoltà nel seguire gli avvenimenti storici: a meno di non avere una conoscenza discreta dei rivolgimenti politici tra Cina e Taiwan dopo la Seconda Guerra Mondiale, seguire le spiegazioni non è immediato, né lo è comprendere fino in fondo le motivazioni e i traumi che, generazione dopo generazione, hanno attanagliato i waishegren. Di certo c'è la violenza, alla base di qualunque relazione: che sia quella con i genitori che ricorrono alla cinghia per ogni minima mancanza, quella della yakuza o la crudeltà della leva miliare, non c'è relazione senza dolore nella vita del protagonista. Certezza spiegata con il giusto tocco di poesia quando Ye Qiu Sheng deve chiedere un momento di pausa nella prima relazione sentimental-sessuale della sua esistenza.
Noi siamo pesci. Per quanto piangiamo, non c'è possibilità di vedere le nostre lacrime. Senza neanche il tempo di scorrere giù, vengono lavate via dall'acqua. (p. 431)
Anche gli elementi di realismo magico e di sovrannaturale sono collegati a questo tema. Lo spettro che Ye Qiu Sheng inizia a vedere dopo un incidente d'auto, ha il marchio di una relazione tossica di decenni prima; il fuoco di volpe che il nonno vede e al quale dedica un altare lo ha protetto in battaglia e appare ai suoi discendenti in caso di pericoli violenti; le sedute spiritiche portano a galla atti di guerra che finiscono per contaminare il presente. Tutto è sempre racchiuso in una spirale di dolore che, pezzo dopo pezzo, porta a ricostruire ciò che successo al nonno e alle motivazioni dietro la sua fine violenta. 

Meno sognante di quanto la copertina possa far pensare, Ryu è un romanzo crudo, molto ben bilanciato tra i vari rivoli narrativi e accurato nella ricostruzione dei turbamenti del protagonista, voce narrante della vicenda. Apre una finestra su un periodo storico meno consueto per lettori e lettrici, ma che ha dalla sua un'universalità nota a ogni latitudine: guerra e violenza generano traumi personali e generazionali difficilmente dimenticabili.

Giulia Pretta