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Sole in società eppure unite in una sincera sorellanza: le donne de "La levatrice", esordio di Bibbiana Cau

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La levatrice
di Bibbiana Cau
Nord, maggio 2025

pp. 384 
€ 20 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook)

Quali diritti ha una "levatrice empirica" in società? Proprio nessuno. Non viene pagata, e dunque non è riconosciuta come una professionista, anche se da anni tutte le donne del paese vogliono solo lei al momento del parto. Nel caso di Mallena Devaddis, gli anni di servizio sono già sedici a Norolani, paese in provincia di Sassari, e nessuno le ha mai dato uno stipendio. Ci sono i piccoli riconoscimenti da parte delle famiglie, ma niente che possa consentire a Mallena di sostentarsi e contribuire attivamente alle finanze della famiglia. 

Eppure, neanche quando suo marito Jubanne è lontano a combattere nella Prima guerra mondiale, Mallena pensa di sottrarsi a quello che sente un suo compito. Non ci sono orari né giorni di festa: Mallena c'è, assiste ai parti, segue le puerpere e i neonati nei giorni successivi, conosce l'arte delle erbe e come certi composti possano essere medicamentosi. Dove non arriva il suo sapere, può appoggiarsi a tzia Nonnora, che oltre alle erbe segue antichi rituali, prepara amuleti e riti dal sapore ancestrale. 

Viceversa, il dottor Onnis, medico di famiglia a Norolani, è di ben poco sostegno: snob e legato al denaro, benché stipendiato dal comune, non accorre al servizio dei poveri, lascia che i suoi pazienti lo attendano per ore e difficilmente – come avremo modo di leggere nel romanzo – accetta di aver sbagliato. E dunque alla gente non resta che rivolgersi a Mallena, per quanto gli uomini non capiscano fino in fondo perché le loro donne vogliano solo lei. 

Quando nelle primissime pagine il marito di Mallena, Jubanne, torna mutilato e con un evidente sindrome da stress post-traumatico (a cui si accompagna la sindrome dell'arto fantasma), la donna capisce che ormai tutta la famiglia, figli compresi, sono sulle sue spalle. Rosa è ormai grandicella e sembra seguire con interesse le orme della madre, mentre Daniele è ancora un bambino, facilmente suggestionabile e poco consapevole di ciò che sta vivendo la sua famiglia. Quale futuro li aspetta? Chiedere uno stipendio, pretendere finalmente ciò che è dovuto, è un dovere per Mallena. 

Ma la giustizia dov'è? Viene da chiedersi. La giustizia è lontana, le istituzioni, che per sedici anni hanno lasciato operare Mallena, preferiscono ora ritagliare uno stipendio per una nuova levatrice, laureata a Pavia, Angelica Ferrari. Giovane e priva di esperienza pratica, e tuttavia determinata a trovare un suo posto in quella Sardegna che non sembra accettarla in alcun modo, Angelica è un altro personaggio femminile che avremo modo di conoscere più da vicino. Anche lei, in tutt'altro senso, vittima del sistema. Anche lei, per altre ragioni, avversa a Mallena. 

Tra le pagine, troviamo anche una profonda critica alla guerra, vista come un inutile massacro di innocenti: la sofferenza fisica e psicologica che accompagna Jubanne nel corso di tutto il romanzo è quanto di più efficace possa esserci per mostrare le conseguenze dirette di una guerra che non ha neanche senso rievocare. Ciò che ha vissuto l'uomo, è dentro di lui; le drammatiche conseguenze, sono davanti agli occhi di tutti. E a farne le spese, oltre a lui, c'è tutta la sua famiglia. 

A stemperare la drammaticità di queste due tematiche, che gravano su Mallena e gli altri personaggi, arriva la sorellanza: le donne sarde sono abituate a contare le une sulle altre; per i parti, per le nascite, ma anche per la crescita dei figli e per i momenti di passaggio più significativi. Sono loro ad avere conoscenze che si condividono di generazione in generazione, secondo una linea matrilineare quasi sacra. E tocca a loro sostenersi, quando serve. 

È anche grazie al sostegno delle sue compaesane, della figlia, delle amiche che Mallena non si abbandona alla disperazione, ma continua a coltivare la speranza in una giustizia che finalmente la riconosca come legittima llevadora

Il romanzo, che scava fortemente nelle tradizioni sarde e che vede esordire nella narrativa Bibbiana Cau, che ha esercitato per molti anni l'ostetricia, piacerà a chi ha già avuto modo di gustare storie di donne che lottano per i propri diritti. Il diritto a curare che rivendica Mallena, è stato d'altra parte sfondo e motore narrativo di un altro romanzo uscito lo scorso anno – anch'esso nato in seguito a ricerche accurate –: Virdimura, di Simona Lo Iacono (Guanda, 2024). Entrambe le opere scavano nella storia della medicina per trovare un posto a figure che fondono le caratteristiche di tante donne che hanno cercato di rivendicare il diritto a curare. E lo hanno fatto omaggiando le tradizioni e la lingua della terra in cui il romanzo è ambientato.

GMGhioni