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Il doppio binario del dolore: "Imparare a parlare con le piante" di Marta Orriols

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Imparare a parlare con le piante
di Marta Orriols
Ponte Alle Grazie, 2020

Traduzione di Stefania Maria Ciminelli

pp. 256
€ 16,00 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook)


La comicità abita persino il tenebroso mondo funerario. Come affronti, altrimenti, un catalogo di urne che offre anche la versione biodegradabile per gli amanti della spesa ecologica? (p. 63)
La perdita del proprio compagno è uno degli eventi più stressanti e devastanti che possano capitare nella vita di una persona. Paula, medico neonatale a Barcellona, lo sa bene. Da quando Mauro è morto, investito in bicicletta proprio davanti alla sua casa editrice, tutti la trattano con compassione, hanno paura che si rompa, cercano di convincerla a rallentare, a mangiare, a prendersi cura di sé. 
Quello che non sa nessuno è che lei e Mauro, poco prima del suo incidente, hanno pranzato insieme. In quell'ultimo momento condiviso, lui ha annunciato di avere una relazione con un'altra già da molto tempo e che ha intenzione di lasciare Paula per stare con la sua amante. 

La morte genera un divario, incomprensioni tra chi sta vivendo un lutto e chi invece no. Chi vive un lutto, così come chi si innamora, è convinto di essere il primo a passarci, di sapere solo lui come ci si sente e l'ossessiva ripetizione del mantra "sto bene" è scudo di fronte a tutti quelli che vogliono portare il loro non richiesto e invasivo aiuto. 
Nel romanzo d'esordio di Marta Orriols si osserva il decorso di un doppio lutto: quello dato dalla morte di Mauro e quello dell'abbandono. Ed è soprattutto il secondo evento rimasto segreto a tutti gli amici (con l'eccezione di Nacho, il migliore amico di Mauro) e i parenti della coppia che genera il nucleo fondante della narrazione: l'incomprensione
Un'incomprensione che comincia già nella sala d'aspetto dell'ospedale, quando viene annunciata la morte di Mauro. Tutti si stringono intorno a Paula, le fanno le condoglianze, le chiedono disposizioni sul necrologio e la sepoltura mentre, a poca distanza, l'amante di Mauro detta "la ballerina" per il suo corpo armonioso, consuma occhi e fazzoletti nel dolore della perdita. Paula riesce solo a pensare che non hanno mai discusso di sepoltura, che non ha mai potuto sopportare la sorella di Mauro che ora insiste per sapere di che consistenza lei voglia la cremazione e che le ultime parole di Mauro sono affidate a un sms in cui annuncia all'amante che finalmente ha lasciato Paula.
Dunque lei resta cristallizzata nello stato di vedova de facto tanto che i genitori di Mauro vorrebbero includerla nel loro testamento, e lui può essere il santo senza colpe strappato alla sua compagna nel fiore degli anni.
La morte mi fa arrabbiare. Da quando lui non c'è, la morte mi irrita, mi esaspera perché è insolente e sfacciata, gioca a favore di Mauro ed è terribilmente viva (p. 35)
Così ragiona Paula, costretta a essere la donna prostrata dal dolore che tutti si aspettano e impossibilitata a rivelare la verità perché sarebbe una cosa terribilmente meschina da fare. Si sa che, in morte, siamo tutti più buoni.
Anche sul versante della sua famiglia Paula non trova conforto. Lei è orfana di madre e il padre, dall'alto della sua esperienza di vedovanza di lungo corso, cerca di confortare la figlia dicendole che capisce il suo dolore e sa come si sente. E nemmeno lì, Paula riesce a dire le cose come stanno veramente e minimizza tutto con un: "Niente di importante. Abbiamo litigato."

Raccontato in prima persona da Paula, il romanzo è composto da diversi intermezzi in seconda dove lei si rivolge direttamente a Mauro, a volte ricordando il loro stare insieme come coppia benestante senza figli e divorata dal lavoro, altre volte sfogando le proprie frustrazioni; così come la scelta del punto di vista, anche la storia corre sul doppio binario. Da una parte, il lutto che tutti pensano che Paula stia vivendo (quello della morte), dall'altra quello che sta affrontando lei, con rabbia, ovvero quello dell'abbandono. Il lutto dell'abbandono si concretizza in ritmi di lavoro sostenuti e nella ricerca del sollievo dato da un rapporto occasionale con un falegname, Quim, conosciuto in aeroporto per poi culminare nel confronto con Carla, la ballerina, e la scoperta di ulteriori dettagli che rendono la situazione ancora più deprimente.

Vedova e non eroina, bisognosa di condoglianze e privata del sacrosanto diritto di inveire contro l'uomo che l'ha ingannata e abbandonata, Paula cerca in tutti i modi di cambiare pelle, come un serpente, e di prendere tutto il buono possibile dalla relazione che ha avuto con il grande amore della sua vita e che ha avuto il coraggio e la sfrontatezza di abbandonarla per ben due volte.

Giulia Pretta


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La morte genera un divario, incomprensioni tra chi sta vivendo un lutto e chi invece no. Chi vive un lutto, così come chi si innamora, è convinto di essere il primo a passarci, di sapere solo lui come ci si sente e l'ossessiva ripetizione del mantra "sto bene" è scudo di fronte a tutti quelli che vogliono portare il loro non richiesto e invasivo aiuto. ⠀ Giulia ha appena terminato il romanzo d'esordio di Marta Orriols "Imparare a parlare con le piante" edito da Ponte Alle Grazie dove il lutto si articola su ben due livelli: quello dato dalla morte e quello dell'abbandono. Già, perché poco prima di morire in un incidente in bicicletta, Mauro ha annunciato a Paula di avere da lungo tempo un'amante e di voler stare con lei. Circostanza di cui nessuno è a conoscenza e che incastra Paula nel ruolo di vedova de facto senza poter confessare a nessuno che il lutto più profondo che lei sta vivendo con rabbia è quello di essere stata ingannata e scaricata per un'altra dall'uomo con cui ha condiviso la vita per oltre vent'anni. ⠀ Tra qualche giorno ve ne parliamo. Recensione in arrivo 📚📚📚 #inlettura #recensionilibri #martaorriols #ponteallegrazieeditore #letteraturaspagnola #lutto #abbandono #relazionedicoppia #bookandplant #criticaletteraria
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