Le maschere del massacro
di Michele
Orti Manara
Racconti,
novembre 2025
pp. 190
€ 15 (cartaceo)
€ 6,99
(ebook)
L’alfabeto di un adolescente e quello di un adulto hanno lo stesso numero di lettere, ma le somiglianze finiscono qui. (p. 45)
Michele
Orti Manara ha esordito proprio con Racconti nel 2018. Dopo un lungo cammino
fatto di romanzi (Consolazione,
Rizzoli 2021), singoli racconti (L’odio
migliore, Tetra- 2023) e altre
raccolte (Cose da fare per farsi del male, Giulio Perrone Editore 2024),
torna a “casa” negli Scarafaggi, ossia la collana dedicata alle novelle. In
questo nuovo testo seguiamo l’anonimo protagonista attraverso i suoi viaggi. La
storia infatti, pur incentrata su di lui e sull’amica Zoe – vero motore della
trama grazie al proprio carisma e alla centralità che ricopre lungo tutto il testo –, è divisa in due
parti, che si alternano lungo i capitoli.
Una prima
parte è dedicata all’amicizia fra i due ragazzi, che nasce quando Zoe
arriva nella classe del protagonista, il primo giorno di quarta liceo. Da questo
momento l’attrazione è fatale: nel corso delle pagine si comprende che l’interesse
del protagonista per Zoe è più romantico che amicale, eppure fra i due si
sviluppa un sentimento puro, fatto di musica, sigarette, giornate trascorse
parlando dei propri interessi o esplorando l'enorme villa in cui lei vive. Zoe spicca per la propria aura di mistero: è al
contempo prossima e inavvicinabile, un misto fra la ragazza della porta accanto
e una diva del cinema.
La seconda
narrazione riguarda il solo protagonista, il quale si ritrova in giro per l’Europa
in un interrail che lo porterà ad Amsterdam, dove lo attende una commissione di cui all’inizio non sappiamo nulla, fin nella capitale francese. Qui
Zoe è assente, mentre altre figure si alternano, tutte conoscenze superficiali
che il ragazzo incontra lungo la via; e tuttavia è sempre a lei che torna il
pensiero, ai giorni trascorsi insieme, a questo desiderio mai appagato.
È nel
finale che le due trame si ricongiungono, tracciando i fili di una narrazione
frammentaria che fino a circa due terzi del libro sembra non avere connessioni
e che si fa tuttavia leggere da un lato per la volontà di scoprire il mistero
che lega le due storie e dall’altro per l’indubbia capacità autoriale di Orti
Manara, il quale ha saputo ricreare – nonostante la distanza anagrafica che lo
separa dai protagonisti – quella mescolanza di atmosfera sognante da “prime
volte”, speranza verso il futuro e terrore che attanaglia la giovane età,
quando tutto sembra enorme e invalicabile. Tutti abbiamo
conosciuto una Zoe nella nostra vita, una figura luminosa e al contempo grigia,
capace di risvegliarci dal torpore di esistenze spesso fin troppo piatte. Fra le
due storie, infatti, è proprio quella incentrata sui due ragazzi a essere la
più interessante (e non è un caso che il testo si apra e si chiuda proprio con
questa parte di narrazione).
È nell'epilogo, proprio nelle ultime pagine che il libro sembra perdere un po’ di
stabilità. I due finali, e di conseguenza il finale, arrivano all’improvviso,
ex abrupto, e faticano a innestarsi nella storia costruita fino a quel
momento. Non ci sono appigli a cui aggrapparsi, e da lettori si resta in parte
dubbiosi su come interpretare ciò che abbiamo appena letto. È un peccato, perché la narrazione costruita
per giungere a quel punto è stata perfetta a dir poco in termini di tensione e
coerenza della trama. Un paio di pagine in più sarebbero bastate per non
lasciare una sensazione di inconcludenza nella mente del lettore.
Le maschere
del massacro è
dunque una novella ben strutturata, solida a parte forse nel finale, in grado
di risvegliare nel lettore di qualsiasi età un senso di nostalgia per un
passato mai vissuto ma, in fondo, ci accomuna tutti.
David Valentini

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