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Prosegue il viaggio di Tetra-: i racconti di Graziano Gala, Remo Rapino, Loredana Lipperini e Michele Orti Manara

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Ciabatteria Maffei di Graziano Gala,
Valdés di Remo Rapino,
La strada giusta di Loredana Lipperini,
L’odio migliore di Michele Orti Manara

Tetra- Edizioni
marzo 2023
€ 4,00 ciascuno (cartaceo) 

Siamo giunti al quarto round, ossia alla quarta quartina di Tetra-, il progetto del Gruppo Utterson che abbiamo presentato a maggio dello scorso anno. I protagonisti della nuova quartina – che, come abbiamo detto, associa due autori rinomati a quelle che potremmo definire le nuove leve della letteratura italiana – sono Graziano Gala, Loredana Lipperini, Michele Orti Manara e Remo Rapino.


Ciabatteria Maffei di Graziano Gala

Che lui proprio zero, ecco, non era, e che il nome di battesimo se lo ricordava pure: Mino Maffei, errore di Giuno, prolungamento di Gange, affluente sbagliato chiamato a sgorgare fuori di casa, a tenersi il lontano possibile dal grosso del mare. (p. 26)

Graziano Gala ha esordito nel 2021 con Sangue di Giuda, pubblicato da minimum fax. E come in quel romanzo, anche per il racconto di Tetra- Gala decide di mescolare l’italiano al dialetto – in questo caso siciliano – e rafforzare il tutto attraverso l’uso di un linguaggio altamente poetico, grazie al quale sembra quasi di leggere i versi di una poesia messi in prosa (come nel seguente passo: «Peso sul granito, occhi a valutare, sospiro di rifiuto o baffo ad increspare», p. 46). Il risultato è un racconto dal forte impatto emotivo non solo sotto l’aspetto narrativo e degli argomenti – l’analfabetismo, la povertà estrema, il destino che sembra beffarsi dei protagonisti – ma soprattutto per quanto riguarda la costruzione delle frasi e la struttura stessa dei periodi. Emerge prepotente la tradizione orale e il sentimento di una popolazione rurale che deve fare i conti con le asperità della vita.


Valdés di Remo Rapino

Le punizioni poi da sognarsele mille volte la notte, ché potevi piazzarla come Dio comanda la barriera, niente da fare, il pallone s’alzava in volo oltre il muro con due ali cucite sul cuoio e come una luna bella infangata andava quasi sempre a vanificare il paziente lavoro dei ragni all’incrocio dei pali. (pp. 14-15)

Dalla poetica umile di Gala si passa, con il Tetra- numero 14, all’eleganza aulica di Remo Rapino, il quale segue da vicino le vicende calcistiche di Francisco Valdés, fuoriclasse cileno, qui agli esordi nella squadra del Colo-Colo. La lingua di Rapino è un fiume in piena e si sposta continuamente dagli spalti, dove il cacciatore di talenti Garcilaso Boscan segue le avventure del quattordicenne, fino al centro del campo, dove avvengono i miracoli più disparati in grado di aizzare le folle e far esultare gli animi. Ma il Tetra- di Rapino non parla solo di calcio: segue piuttosto il destino intero del Cile fino al colpo di Stato del 1973 ai danni del governo di Salvador Allende. È in questo frangente che Valdés deve decidere se essere soltanto un calciatore o compiere le scelte difficili degli eroi.

 

La strada giusta di Loredana Lipperini

Ma intanto che è qui. Cosa darebbe per abbracciare ancora una volta suo padre, o per sedersi vicino a sua madre a chiacchierare di cose piccole che avrebbero dimenticato facilmente e che erano preziose, invece, e pagherebbe per poterlo fare di nuovo. (p. 33)

Il Tetra- numero 15 ci porta nel realismo magico di Loredana Lipperini. È la più classica delle vicende: attraverso un non specificato meccanismo soprannaturale, la protagonista Francesca si ritrova catapultata di nuovo nel 1971. È giovane, senza acciacchi, senza marito né figli ma con tutta l’esperienza accumulata negli anni. Questa seconda possibilità, però, è limitata allo stabilimento balneare nel quale si ritrova costretta a rivivere il solo mese di luglio, ancora e ancora. Sembra un miracolo ma forse è una condanna, anche se dolcissima e appagante come solo una seconda giovinezza può esserlo.

 

L’odio migliore di Michele Orti Manara

A rendermi ancora più insopportabile Sabatini, oltre a quel sorriso che sembrava il rictus di un clown, era la sua totale correttezza nei miei confronti. (p. 27)

Dopo la poetica di Gala, l’eleganza di Rapino e la nostalgia di Lipperini, a chiudere questa quarta quartina di Tetra- troviamo la sottile ironia di Michele Orti Manara, il quale riesce a mettere a nudo i meccanismi semplici eppure spietati di un ufficio. I furti banali perpetrati da uno sconosciuto cleptomane sono l’occasione per far esplodere le tensioni accumulate fra il protagonista Zauli e il collega Sabatini – rivolgersi ai colleghi chiamandoli per cognome è un elemento ironico che pare banale ma non lo è perché rimanda a certe dinamiche scolastiche/universitarie in cui preponderanti sono l’invidia e la voglia di surclassare l’altro. Il costrutto della narrazione è realistico e tiene fino alla fine, con delle soluzioni che ricordano gli echi di una serie fortunata come The Office.

Tetra- continua a sorprendere. È interessante notare come i quattro autori scelti siano di volta in volta molto diversi fra loro nello stile e nelle tematiche trattate, quasi a evidenziare come il collage – che non a caso è l’elemento grafico che l’editore ha scelto per rappresentare le copertine – funzioni meglio se gli elementi che lo compongono sono variegati eppure in grado di parlare linguaggi comuni.

David Valentini