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#RileggiamoConVoi - Aprile, dolce dormire? Ecco i consigli di lettura perfetti per la sera

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Photo by Annie Spratt on Unsplash


Buongiorno, lettori! 
Come ogni primo giorno del mese, eccoci con la nostra rubrica di consigli di lettura. Per aprile, abbiamo pensato di riscoprire il proverbio "aprile, dolce dormire" e di scegliere per voi alcuni libri che stanno benissimo sul comodino e stanno ancor meglio aperti tra le vostre mani, prima della buonanotte. Sono tra loro molto diversi e non si tratta necessariamente di saggi... Eccoli qui sotto, come sempre con il link alla recensione. 

Buon aprile e ottime letture,
la Redazione

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Cecilia consiglia: 
"La storia del jazz in 50 ritratti" di Paolo Fresu e Vittorio Albani (illustrazioni di Riccardo Gola) (Centauria) 
Perché: perché tutta la musica, anche quella più energica e adrenalinica, ha sempre un effetto distensivo sul corpo e sulla mente, capace di donare quel benessere che predispone al relax e al relativo godimento; perché il jazz, a torto considerato un genere elitario, è invece un ottimo compagno di strada e di vita, alla pari delle storie dei suoi artefici: questo libro ne racconta l'evoluzione anche attraverso le esperienze biografiche e artistiche di 50 tra i principali protagonisti, e con parole e ritratti invita a costruire la perfetta playlist per giornate, nottate e momenti di puro ascolto.  
A chi: a chi, prima di andare a dormire e per meglio predisporsi al buon sonno, ama ascoltare la propria musica preferita, capace di rilassarlo come una ninna nanna; a chi è solito isolarsi dal chiasso e dal rumore di fondo del mondo proprio con un accompagnamento jazz; a chi trova che il jazz e la sua storia siano la quintessenza della noia, e come tali capaci di conciliare l'abbiocco perfetto; a chi, proprio come fa certo jazz, corre tutto il giorno convulsamente e in tutta fretta, e arrivato al momento della buonanotte cade addormentato e magari russa beatamente come un'intera orchestra.   

Debora consiglia: 
"Su un letto di fiori" di Banana Yoshimoto (Feltrinelli) 
Perché: le atmosfere oniriche, la sospensione momentanea del reale, i sentimenti, sono elementi ricorrenti nelle opere di Banana Yoshimoto, che tornano anche in questo ultimo romanzo. Una storia che appare come un sogno, i confini labili fra ciò che è reale e ciò che non lo è, che ci spinge anche a confrontarci con spunti e tematiche importanti: il mondo intimo della protagonista e la «vita semplice e infinita», la memoria e i luoghi che la custodiscono, il giudizio, il sogno, la perdita. 
A chi: è affascinato dalle atmosfere evocate da Yoshimoto, la trama semplice, gli accenni di mistero e sovrannaturale. A chi si interroga sul senso della felicità. 

"Olive, ancora lei" di Elizabeth Strout (Einaudi)
Perché: nell'incanto della scrittura perfetta di Elizabeth Strout, si trova pace. E qui, incontriamo ancora una volta Olive Kitteridge, in una nuova fase della sua vita, di fronte a nuove sfide e turbamenti, in un canto corale struggente e meraviglioso. Sempre, in ogni pagina di Strout un sentimento di bellezza e grazia, di bellezza e di speranza, nonostante tutto. 
A chi: a chi ha bisogno di fare pace con la letteratura e, forse, con la vita. A chi cerca una scrittura in stato di grazie e chi quella grazia ha bisogno di trovarla nel mondo. 

Deborah consiglia: 
"Basta un caffè per essere felici" di Toshikazu Kawaguchi (Garzanti) 
Perché: per perdersi in una storia che è favola e incanto, con i colori pastello del Giappone. Entrare in una piccola caffetteria giapponese, con le sue lampade con il paralume e i suoi tre orologi alla parete - ognuno su un’ora diversa - accomodarsi accanto alla donna vestita di bianco intenta a leggere, e grazie a lei tornare indietro all'istante desiderato. Tenerezza e dolcezza per un viaggio indimenticabile. 
A chi: A chi vuole chiudere gli occhi, sentire un aroma e viaggiare lontano, perfino nel tempo perché abbiamo tutti un conto in sospeso con il passato, ma questo libro ci insegna che non è necessario cancellare gli errori passati per ritrovare la felicità, ma riconciliarci con noi stessi e con gli altri, perdonarci le imperfezioni. 

Giada consiglia: 
"Gli occhi della Gioconda. Il genio di Leonardo raccontato da Monna Lisa" di Alberto Angela (BUR)
Perché: quando ammiriamo un quadro, non possiamo far altro che tirare un sospiro di sollievo o di ammirazione. Perché stare davanti a un’opera d’arte, richiede di fermarsi, anche solo un secondo, facendoci riprendere fiato dalla vita frenetica di tutti i giorni. Se poi questo quadro è la Gioconda, non potremo non essere catturati da quegli occhi e da quel sorriso, così enigmatici, che sembrano però raccontarci il mondo intero. Alberto Angela ci accompagnerà nei segreti e nelle curiosità di questo dipinto immortale: da ogni dettaglio di Monna Lisa, avanzeremo nel Rinascimento italiano. Così dalla piega e dal tessuto della veste, scopriremo la moda femminile cinquecentesca, dalla posa delle mani approfondiremo gli studi di anatomia di Leonardo, perché la creazione della Gioconda si intreccia alla vita del genio toscano. In molti, anzi moltissimi, hanno commentato questo quadro, ma nessuno, forse, lo aveva raccontato, facendo parlare la Gioconda e così, notando particolari all’apparenza insignificanti, capiremo qualcosa in più di questo dipinto tanto amato nei secoli. Dedicando ogni capitolo a un dettaglio, si apriranno le porte a qualcosa di più ampio che oltrepassa la descrizione tecnica e artistica del quadro stesso. 
A chi: a chi ama l’arte e ne vuole sapere di più sulla Gioconda, a chi ama perdersi tra le pennellate dei grandi artisti, a chi, guardando un’opera d’arte, si rigenera la mente, a chi vuole approfondire la figura di Leonardo Da Vinci. 

Giulia consiglia: 
"Don Camillo" di Giovanni Guareschi (BUR)
Perché: se c'è un autore italiano ancora sottovalutato e relegato nella letteratura regionale di serie B, quello è Giovanni Guareschi. Anche se forti della visione dei film che sono un caposaldo della programmazione televisiva estiva, in pochi hanno affrontato la lettura dei molti racconti che compongono l'universo del Mondo Piccolo. In questi testi fa da padrona l'eterna lotta tra gli amici-nemici Peppone e Don Camillo, ma in molti casi sono i personaggi secondari, quel colorito stuolo di personaggi archetipici che animano il paesello della Bassa a essere protagonisti: dall'imprenditore locale che preferisce andare in città a fare l'autista piuttosto che affrontare le rivolte sindacali al giovanotto che, dopo aver studiato in città, critica il passato politico del padre, tutti racconti sono sospesi in un presente in cui tutte le intrusioni dall'esterno sono viste come negative. Come ricordava la voce narrante all'inizio dei film, sono davvero storie che sembrano favole vere e che il grande fiume porta fino al mare. 
A chi: a chi ama i racconti in cui l'umorismo si vena di nostalgia. Una nostalgia per un passato che non abbiamo vissuto e che di certo non era idilliaco, ma che lascia sempre commossi. 

"Lettere tra due mari" di Siri Ranva Hjelm Jacobsen (Iperborea)
Perché: abituati alla letteratura dal punto di vista antropocentrico, un cambio di punto di vista può risultare rinfrescante. In questo breve epistolario, l'autrice danese mette a dialogare due mari, Atlantica e Mediterranea, sorelle e separate dall'emersione delle terre. Hanno caratteri molto diversi: Atlantica è vecchia, saggia e disillusa dal comportamento umano; Mediterranea è più giovane e ancora legata agli esseri umani che su di lei viaggiano e che, talvolta, vedono i loro sogni di grandezza sommersi dalle sue onde impietose. Nel loro chiacchierare, i due mari sognano solo una cosa: di potersi riunire per ricreare l'originale Pantalassa con il suo respiro profondo e il solo sciabordio delle onde come rumore del mondo. 
A chi: a chi ama la prosa poetica che culla e punti di vista innovativi per raccontare le storie. Perché, certo, i due mari ragionano su temi nodali come le vittime dei naufragi o lo scempio fatto dall'uomo sulla natura, ma lo fanno con quel punto di vista così etereo e lontano dalle piccole preoccupazioni umane da lasciare nella mente e nelle orecchie del lettore solo un morbido rumore bianco. 

Gloria consiglia: 
"I cavalieri della tavola zoppa" di Marie Phillips (Guanda)
Perché: giocoso, sorprendente, brillante: il romanzo di Marie Phillips è un toccasana dopo una giornata pesante al lavoro. Con lei e i suoi personaggi ci si immerge in un Medioevo imprevedibile, in cui i paladini alla corte di re Artù sono ben meno perfetti dei cavalieri della Tavola Rotonda. Si tratta, infatti, di uomini e donne con i propri difetti, i vizi e le passioni smodate. Anche la quête che potrà sembrarvi apparentemente più fedele alla tradizione verrà ribaltata e resa ironica, senza diventare dissacrante oltremodo. 
A chi: a chi ama giocare con la storia e vuole un po' di ironia e di spirito, affidandosi alla scrittura di un'autrice di spicco, già arrivata al successo con Per l'amor di un dio

"Niente di vero" di Veronica Raimo (Einaudi)
Perché: Potrei dirvi: perché è candidata allo Strega di quest'anno, ma sarebbe davvero la ragione più superficiale. Questo romanzo - solo apparentemente autobiografico, nella recensione scoprirete in che senso - porta dentro la vita di una protagonista e io narrante che sa bene come combinare i dettagli, alternare episodi fondanti ad altri apparentemente marginali della propria vita. A percorrere lunghe parti del libro c'è un'ironia che a volte lascia il posto a nostalgia e ad altri sentimenti più scomodi, che arrivano spiazzanti, proprio perché così diversi dal resto della narrazione. 
A chi: questo romanzo sarà decisamente apprezzato da chi ha senso dell'umorismo e sa scavare oltre l'apparente leggerezza della trama. Con questo romanzo si può decisamente andare oltre, tracciando contrasti e richiami interni, ma anche gettando ponti verso le altre opere dell'autrice. 

Sabrina consiglia: 
"La biblioteca dei giusti consigli" di Sara Nisha Adams (Garzanti)
Perché: trovare un romanzo sui libri, sul potere terapeutico della lettura, sulla magia che di colpo accade quando ci si tuffa in una storia, sul piacere di leggere, sulla capacità delle letture di creare legami, di costruire amicizie, di intessere relazioni non è cosa di tutti i giorni. E questo romanzo, leggero e vaporoso, invita al giusto relax sulla sdraio in giardino in caso di sole o nella consueta poltrona di fronte alla finestra in caso di brezza capricciosa. In entrambe le situazioni proverete quel piacere sottile di chi si sente pienamente compreso e si ritrova in una comunità pronta ad adorare una sola divinità, anzi una e milioni: il libro (e tutti gli infiniti libri che il nostro interesse ci porta a desiderare di leggere). La lista dei libri da leggere almeno una volta nella vita, che diventa la protagonista stessa della storia, può essere infatti riscritta milioni di volte, ognuno di noi ne ha una personale da condividere. 
A chi: beh, inutile dirlo, a chi viaggia con un libro in borsa (anche se esce di casa per fare la spesa), a chi non vede l'ora di chiudersi al mondo e dedicarsi solo e soltanto al proprio libro, a chi vive nelle pagine di un libro, a chi pensa che i libri possano aiutare a superare un dolore o a cambiare la propria vita, a chi insomma della lettura non può fare a meno. E a chi ha già una propria lista di libri top o a chi ancora non ha pensato a scriverla. 

Sabrina consiglia: 
"Il villaggio di Stepančikovo e i suoi abitanti" di Fedor Dostevskij (Castelvecchi) 
Perché: perché il divertimento è assicurato, regalandoci una bella dose di relax. Nel ritratto di Fomà, il grande manipolatore, e nella corte di personaggi che gli stanno attorno e pendono dalle sue labbra (la vecchia signora detta "Generalessa", anziane signorine di compagnia, benestanti zitelle pronte a cadere nella rete del primo cascamorto di passaggio, cicisbei, bellimbusti, trafficoni di ogni risma) c'è tutta la verve del grande scrittore che, grazie a un sapido registro comico e alla forza dirompente dei dialoghi, riesce a mettere in scena una commedia godibilissima. E mentre ci sbellichiamo dalle risate, riusciamo a captare, tra le righe, la pungente critica dell'autore alla Russia del suo tempo. 
A chi: a chi ama l'atmosfera rilassata che si crea a teatro di fronte ad attori che recitano per strapparci un sorriso. Perché il testo di Dostoevskij, nato per diventare rappresentazione teatrale, ha in sé la carica della commedia. E riesce a distogliere la nostra mente portandoci in una Russia ben diversa da quella che ci mostrano le immagini odierne dei telegiornali.