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Il 2017 da lettrice di Carolina

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Per Carolina il 2017 è stato 
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Un anno trascorso in compagnia di adolescenti, tutte le mattine, sabato incluso; le domeniche trascorse a pensare a quegli stessi adolescenti, magari correggendo i loro compiti in classe, o preparando qualcosa da raccontar loro il giorno successivo. Se mi avessero fatto la stessa domanda a gennaio, avrei detto che il mio anno di letture sarebbe stato "svagato", "divertente", "leggero", un anno di scelte volte a staccare la spina e pensare ad altro. Oppure un anno di letture "impegnate", per approfondire nel mio tempo libero le mie passioni, gli argomenti che più mi interessano, e magari abbassare un po' la pericolante pila di libri sul comodino.
Mi ritrovo invece ora, paradossalmente, ad aver letto soprattutto romanzi per adolescenti, o che parlano di adolescenti (e ad averne messi alcuni in attesa nella mia to-read-list, a presagire un 2018 non molto dissimile dall'anno uscente).
Il mio 2017 è stato dominato da una precisa istanza: il tentativo di saperne di più, di capire meglio, di riportare alla vicinanza un'età che anagraficamente risulta ormai lontana. L'impatto è stato piuttosto duro: ci sono stati momenti in cui sembrava che, nella visione degli scrittori, il mondo e la sorte degli adolescenti d'oggi non potessero che essere tragici, dominati dalla solitudine, l'autolesionismo, il vuoto, il dolore: questa l'impressione che si trae da opere come Tredici di Jay Asher, Il luogo più pericoloso del mondo di Lindsey Lee Johnson o Il giorno degli orchi di Divier Nelli. 

In altri casi l'itinerario di formazione implica una lotta feroce e senza esclusione di colpi con la società e con se stessi: il protagonista sopravvive e ne esce più forte, talvolta, come in Terremoto di Chiara Barzini, con cicatrici da cui non si libererà; altre, invece, supportato dalla presenza bella di persone care, rinasce alla vita scoprendo nel proprio intimo risorse inaspettate, nuovi strumenti per rileggere la propria esistenza. Esempio lucido e solare di questo percorso è Ferma così di Nina Lacour, il romanzo YA che mi ha colpito in assoluto di più quest'anno e la cui lettura raccomanderei a qualunque studente in crisi. Per fortuna, quindi, ci sono anche autori che credono ancora nei giovani, che concedono loro una speranza (rassicurando un po' anche noi). 

Il 2017 è stato anche un anno fertile di incontri in tal senso: da quello con Paola Zannoner, con cui ho parlato del suo L'ultimo faro (e qui trovate l'intervista), a quello meraviglioso e illuminante con Francesca Magni, con cui si è affrontato il tema della dislessia, che può essere ostacolo, ma anche risorsa, per molti ragazzi di oggi (Il bambino che disegnava parole; qui l'intervista). 

Alcuni libri poi sono stati una rivelazione vera: Dolce come le amarene di Claudia Schreiber ha rappresentato forse il perfetto punto di equilibrio della mia esplorazione. Ironico, assolutamente inappropriato, totalmente stravagante, il romanzo propone una visione anticonvenzionale del periodo adolescenziale, celebrandone gli inevitabili squilibri, ma anche la ricerca di risposte, il desiderio di diventare grandi e combattere le ipocrisie, l'amore per la vita. Questo, di libro, non lo consiglierei agli adolescenti, ma agli educatori sì, perché - nella sua dimensione surreale - costringe a forzare schemi e preconcetti, conducendo quasi forzosamente ad una prospettiva più genuina e disincantata sulla vita giovane. 

A ben guardare, letterariamente il mio 2017 è stato un anno che dell'adolescenza non ha condiviso solo le tematiche, ma anche l'essenza: gli sbalzi d'umore, i bruschi cambi di direzione, le gioie improvvise e i subitanei dolori, le grandi speranze, le aspettative deluse e quelle soddisfatte; gli incontri duraturi, le nuove conoscenze e soprattutto tanti nuovi progetti per i mesi a venire.