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L'eleganza e la complessità delle linee semplici: "Il gigante sepolto" di Kazuo Ishiguro

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Il gigante sepolto
di Kazuo Ishiguro
Einaudi, 2016

Traduzione di Susanna Basso

pp. 320
€ 13,00



In caso i ricordi dovessero tornare e tra di essi anche quelli di quando ti ho delusa. O di brutte azioni che posso aver commesso in passato per cui guardandomi non dovessi più vedere l'uomo che vedi ora. Promettimi una cosa almeno. Prometti, principessa, che non dimenticherai quello che hai nel cuore per me in questo momento.


Axl e Beatrice sono una vecchia coppia di sposi; vivono nella Britannia che respira ancora la pace instaurata dal grande re Artù, ormai morto da anni. Contribuiscono alla vita del loro villaggio e stanno insieme da talmente tanto tempo da non ricordare nemmeno come si sono conosciuti... né che fine abbia fatto il loro figlio, partito da tanto tempo. Le isole britanniche sono avvolte da una nebbia sottile che deruba tutti di ogni ricordo, anche dei più preziosi. Axl e Beatrice decidono quindi di mettersi in viaggio alla ricerca di loro figlio. Sanno che dovranno attraversare i villaggi sassoni e addentrarsi nei territori dove dimora il temibile drago-femmina Querig, ma sono determinati a ritrovarlo e a scoprire quale mistero si cela dietro quella nebbia insidiosa.
Kazuo Ishiguro nei suoi romanzi di grande forza emotiva ha svelato l’abisso al di là dell’apparente senso di connessione nel mondo.
Impossibile non riconoscere l'ossatura che compone questa storia.
Inoltrandosi in questo viaggio sembra di ritrovarsi nello schema del "viaggio dell'eroe" teorizzato da Joseph Campbell.  Axl e Beatrice, grazie ad un incontro con una forestiera che li esorta ad andare a cercare il loro figlio oramai perduto, ricevono la chiamata all'avventura. Attraversano i territori a loro vicini e familiari e, varcata la soglia rappresentata dalla grande pianura, incontrano i personaggi che li accompagneranno nella ricerca dell'oggetto, ovvero il figlio, da tempo perduto e che la nebbia ha fatto loro dimenticare per lungo tempo. Vista l'ambientazione, la si potrebbe considerare quasi una classica ricerca del Graal.
A tal proposito, pare anche impossibile non notare i rimandi al genere cavalleresco e alla letteratura fantasy occidentale. Si viene proiettati in un mondo che ha dalla sua una base tolkeniana: il villaggio della vecchia coppia di sposi è scavato in caverne, anche se meno lussuose di quelle di casa Baggins e il drago Querig che dorme sotto una montagna si innalza come una pericolosa ombra sul loro viaggio.  Il ciclo arturiano è un rimando costante: re Artù è appena morto, la sua corte dispersa, eppure la pace regge ancora, sebbene fragile. Compagno di viaggio della coppia è nientemeno che il glorioso Ser Galvano, ormai anziano e male in arnese come il destriero Orazio che a stento lo porta in groppa. Sebbene vecchio, lui è ancora al servizio del suo re e la sua missione è quella di sconfiggere il drago, anche se nessuno scommette sulla sua riuscita. Il sassone Winstan, anche se di origine sassone, è un novello Lancillotto dall'animo guerriero.  I duelli e le schermaglie rievocano le cortesie e la cavalleria stricto sensu che possiamo ritrovare in Chrétien de Troyes e Malory.  
Pare tutto semplice e perfettamente riconoscibile: modelli, snodi, parabole, personaggi. Eppure su tutto cala la nebbia che non è semplice elemento d'atmosfera; è la cortina che riveste e modifica tutto quello che pensiamo di aver intuito ed è mare primordiale da cui emerge e si inabissa ogni cosa. La nebbia mangia e lascia sfuggire pochi brandelli di ricordi dai quali si innalzano i gloriosi giorni di re Artù che paiono interessare anche il passato di Axl e Beatrice; Galvano esce dalla nebbia, quasi emergesse dalle leggende per riviverle e proteggerle; figure mortifere che a tratti ricordano le streghe del Macbeth fluttuano nelle nebbie del fiume. Questo sistema d'immagini nasconde un carico di dolore, senso di colpa e riscrittura della Storia tale da far interrogare anche i protagonisti sull'utilità o meno del cercare di dissolverla, quasi che la verità non rappresenti il bene supremo.
- Ma siete proprio certa, mia buona signora, di volervi liberare di questa nebbia? Non è forse meglio che le cose rimangano nascoste alle nostre menti? (...) La nebbia copre tutti i ricordi, i brutti come i belli. Non è così, mia signora?
Anche i rapporti d'amore saldi e teneri come quello di Axl e Beatrice potrebbero essere messi in discussione. Eppure Beatrice, vera forza trainante della ricerca, non ha dubbi
- Cosa c'è da temere, padre? Ciò che Axl e io sentiamo oggi nel cuore l'uno per l'altra conferma che il percorso intrapreso non contiene pericoli per noi, qualunque cosa si nasconda nella nebbia. È come un racconto a lieto fine: anche un bambino sa di non dover temere imprevisti e svolte precedenti. Axl e io vogliamo ricordare la nostra vita insieme, qualunque forma abbia assunto, perché ci è stata cara.
Kazuo Ishiguro, vincitore del Nobel per la letteratura di quest'anno, di origini giapponesi, ma naturalizzato britannico e già autore di romanzi quali Quel che resta del giorno e Non lasciarmi, con Il gigante sepolto esplora a fondo il genere cavalleresco e fantasy. Cogliendo a piene mani e con ottima interpretazione l'immaginario dai cicli bretoni e aggiungendo elementi del fantasy occidentale, crea un'opera di fortemente equilibrata, di grande empatia e commovente, per quanto non ecceda mai, a livello stilistico, nell'enfasi urlata e negli orpelli letterari. Quest'opera ha in sé l'eleganza e la semplicità che può avere una petite robe noir: questo romanzo ha linee pure e pulite e nessun merletto o balza in tulle potrebbe renderlo più perfetto di quanto già non sia.

Giulia Pretta