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Il 2017 da lettore di Stefano

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Il 2017 di Stefano è stato
altalenante

Sì, altalenante, perché non è che noi che amiamo leggere viviamo – come qualche volta vorremmo – in una torre d’avorio lontanissima dalle quotidiane seccature; al contrario, sono proprio queste, molto spesso, a ribaltarsi sulla nostra voglia di immergerci nei mille mondi narrativi che la letteratura ci mette a disposizione.

Un 2017 di letture (e di recensioni) un po’ fiacco quindi, specchio del mio anno faticoso e disseminato di piccoli contrattempi, che però a conti fatti rivela una prima parte segnata da autori che ho scoperto e che non ho intenzione di abbandonare, da libri interessanti come Nascosti davanti a tutti (Augh!), Fuori si gela (Fernandel), Il museo delle ultime cose (66th and 2nd), The Fig Tree (Text Publishing), Vivere e morire a Levante (BESA), Una notte soltanto, Marcovitch (Giuntina). Poi ci sono stati i due “pezzi da novanta”, le letture che più mi hanno entusiasmato, gli “esplosivi” Bull Mountain (NN) e Cielo rosso al mattino (66th and 2nd).


I libri che però ho recensito con più gioia – sarò di parte ma pazienza – sono Afghan West (Bonfirraro) e Nati in via Madre di Dio (Fratelli Frilli), scritti da Samantha Viva e da Alessio Piras, due amici, due compagni di viaggio in questa meravigliosa, ineguagliabile avventura che si chiama Critica Letteraria.


Seccature e poca voglia di leggere e di recensire, dicevo: queste in effetti le caratteristiche della seconda parte del mio 2017; malessere passeggero da cui sono guarito grazie a Mentre la città bruciava (Giuntina) e Verso la montagna sacra. In cammino da Orta al Sacro Monte di Varallo (MonteRosa), due libri che mi hanno aiutato a riprendere l’entusiasmo per la lettura e la condivisione.


Non so cosa mi porterà il 2018 (sì, lo so che è ovvio ma pazienza anche in questo caso) ma la libreria di casa mia continua ad arricchirsi e io non posso mica star lì a guardare solo le copertine, no?


Buon anno a tutti.


Stefano Crivelli