Traduzione di Michele Foschini
pp. 158
€ 22,00 (cartaceo)
€ 14,63 (ebook)
Un incontro casuale in un Sud Italia torrido, tra l’ombra di un matrimonio e le luci soffuse di un hotel. Due persone che non si conoscono, ma che, in un istante, si trovano a condividere il peso di un vuoto che nemmeno loro avevano mappato. Elena e Germano, apparentemente opposti, si riconoscono in qualcosa di silenzioso e inaspettato: la distanza tra il desiderio e la sua realizzazione.
Il nuovo graphic novel di Alfred, Senso, non è altro che un racconto che esplora la fragilità dei rapporti umani e la ricerca di un significato in un mondo che spesso sembra non averne, un tema caro all'autore e perfettamente rappresentato dal suo stile narrativo e grafico.
I due protagonisti capitano nella narrazione come due cose conservate con cura e poi ritrovate per caso: lei esplosione di vitalità, una donna che vive di impulso, pronta a gettarsi in ogni situazione pur di sentirsi viva; lui più contenuto e con un buco che non riesce a riempire. Si incontrano senza preavviso, eppure, nel momento in cui si incrociano, si rendono conto di non essere più soli nelle loro solitudini.
Appoggiandosi l’una all’altro, si lasciano guidare da un desiderio comune: quello di dare un senso alle loro vite, almeno per una notte. Elena e Germano non sono alla ricerca di un amore che li completi, ma di un’esperienza che risponda alla solitudine che entrambi portano dentro. Nel caldo soffocante del Sud, dove ogni momento sembra dilatarsi all’infinito, si ritrovano a camminare su un filo sottile che separa il vuoto dalla possibilità di un contatto. Non c’è nulla di idealizzato nel loro incontro, né una promessa di salvezza: entrambi sanno che la loro connessione è effimera, ma è proprio in questa consapevolezza che nasce il bisogno di agire, di darsi un senso. Non è un amore che sboccia, ma un gesto che, pur nell’apparente casualità, segna una tappa nel loro cammino solitario. Eppure, in quella notte, in quella fugace vicinanza, c’è qualcosa che cambia. Un attimo di contatto che, pur non riuscendo a colmare il vuoto che li separa, li rende temporaneamente più vicini a ciò che cercano senza saperlo. Un senso che non è definito, ma che li lascia con la consapevolezza che il desiderio di "completarsi" non è mai così lineare, né semplice. Eppure, quella notte, la possibilità di trovare almeno un frammento di risposta vale tutto.
Ulteriore protagonista, fondamentale e impeccabile, è il paesaggio che, in Senso, non è mai solo sfondo, ma piuttosto un’entità che diventa parte attiva della storia. Le illustrazioni di Alfred, con la loro cura quasi maniacale per il dettaglio, non solo catturano l’essenza del Sud Italia, ma riescono a trasmettere la sensazione palpabile del caldo soffocante, della polvere che sembra appiccicarsi alle cose. Gli spazi sono immensi, dilatati, a tratti claustrofobici. Le strade desertiche, gli edifici che si stagliano sotto il sole che sembra bruciare tutto, contribuiscono a creare un’atmosfera in cui i personaggi si sentono sempre un po’ smarriti, mai completamente liberi.
Ogni vignetta è un’immersione in un paesaggio che, pur sembrando realistico e concreto, è quasi simbolico di un malessere più profondo. Le ambientazioni sono super dettagliate, dove ogni pietra, ogni crepa, ogni ombra ha un significato. Il calore, il sudore che impregna le scene, diventa una metafora visiva della tensione che cresce nei protagonisti. È un paesaggio che li sovrasta, li opprime, lasciando loro poco spazio per respirare. Il tratto di Alfred è preciso e nitido, un netto contrasto che accentua il dramma e la bellezza silenziosa dei momenti vissuti dai protagonisti. Ogni scena è una composizione che gioca con la luce e l’ombra, in cui il paesaggio prende il sopravvento sul corpo, sulle parole, sulla relazione. Alfred usa tocchi di colore che, sebbene rari, pastelli, e quasi retrò, sono estremamente evocativi. Sprazzi di giallo, arancio e rosso sembrano voler restituire la calura di quel sud, un sud che sembra non lasciare tregua, che si riflette nei momenti di stasi dei protagonisti. Ogni elemento cromatico è scelto con precisione, per accentuare la sensazione di irrequietezza, di una ricerca di quel qualcosa che resta sfuggente.
Senso non è una storia d’amore convenzionale. Non è nemmeno un racconto che parla di sentimenti in modo esplicito. Piuttosto, è una riflessione sulla solitudine e sul desiderio di riempirla, su ciò che ci spinge a cercare, senza sapere esattamente cosa. Elena e Germano non si trovano per caso: sono due solitudini che si scontrano perché qualcosa di non detto li spinge verso l'altro. Non c'è un lieto fine, ma una consapevolezza di un cambiamento che non è definitivo, ma che lascia comunque un segno.
La forza di Senso sta nella sua capacità di raccontare non tanto quello che accade, ma quello che non accade mai: le parole non dette, le emozioni rimaste sospese, il vuoto che cresce tra i protagonisti e il mondo. Una storia che, come il paesaggio che la circonda, non cerca mai di essere facile, ma riesce, con l’uso dei suoi silenzi e dei suoi spazi, a restituire una verità universale e potente. La solitudine che si fa spazio e, in un incontro casuale, trova la sua voce.
Serena Palmese



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