Alessia consiglia
Frankenstein; o, il moderno Prometeo di Mary Shelley (Garzanti)
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Versione cinematografica: Frankenstein, 2025, regia di Guillermo del Toro.
Questa versione propone un’interpretazione visivamente ambiziosa e profondamente emotiva del mito, spostando l’attenzione in parte dalla tormentata figura del creatore a quella del creato, e riscrivendo con grande cura scenografica e simbolica un classico della letteratura. Inoltre, vale la pena ricordare che il romanzo è già stato adattato in numerose pellicole nel corso del Novecento e oltre: dalle versioni cinematografiche degli anni Trenta (oggi diventate iconiche) fino a interpretazioni più moderne che ne sottolineano l’aspetto fantascientifico o allegorico.
Perché: perché è un romanzo nato quando Mary Shelley aveva appena diciannove anni: «A soli diciannove anni, … Mary dà vita ad una creatura che resterà nel mito collettivo: lo scienziato Victor Frankenstein e il mostro senza nome». Perché da un gesto di ambizione scientifica e ribellione («mettere insieme i pezzi, dare vita») nasce una riflessione sulla creazione, la responsabilità, la solitudine, il desiderio di somigliare a Dio, temi che oggi risultano ancora modernissimi. Perché il romanzo possiede una struttura epistolare, un’atmosfera gotica, e al contempo un’intensità morale e intima che lo rendono più di un semplice racconto horror: «Il fallimento di uno scienziato, il suo inseguimento folle e ossessivo … e lo strazio del mostro, generato in un mondo che lo disprezza e rifiuta».
A chi: a chi ama lasciarsi interrogare da una lettura, non solo intrattenersi; a chi piace la letteratura che solleva domande profonde, piuttosto che dare risposte semplici; per chi apprezza i romanzi di formazione al contrario, non “come si diventa uomini”, ma “come si diventa mostri, o come la creazione rifiuta il creatore”; per chi non teme l’oscuro, l’inquietudine, l’idea che la “monstrosità” possa essere più vicina a noi di quanto pensiamo.
Camilla consiglia
Il velo dipinto di W. Somerset Maugham (Adelphi)
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Versione cinematografica: Il velo dipinto, 2006, regia di John Curran. Vi sono, nella pellicola, alcuni rimaneggiamenti per rendere la trama lievemente più morbida, ma che insiste, come il libro fa, sull'attrazione degli opposti e sui colpi di coda della vita.
Perché: perché è un romanzo che si perde in atmosfere impalpabili, ha momenti di forte tensione e altri di perfetto equilibrio. Uno dei temi più rilevanti è quello del rapporto tra moglie e marito, ma anche tra vita e morte. Insomma, è un libro di opposti e contraddizioni.
A chi: questa lettura è per chi non prende una posizione per un personaggio in particolare, non fa il tifo per nessuno e si accontenta di osservare come i singoli protagonisti si muovono nelle difficoltà.
Carlotta consiglia
L'importanza di chiamarsi Ernesto di Oscar Wilde (BUR)
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Versione cinematografica: L'importanza di chiamarsi Ernesto, 2002, regia di Oliver Parker
Perché: come si fa a non amare la scrittura pungentemente perfetta di Oscar Wilde? Il titolo in lingua originale The importance of being Ernest (1894) coglie la vera essenza di questa commedia classica, fatta di colpi di scena e sarcasmo ma anche di profonda critica alla società vittoriana e ai suoi rigidi costumi.
Un classico perfetto da leggere nelle feste natalizie ma anche da condividere con amici e parenti se ci si vuole spostare dalla tavola al divano. L'omonima versione cinematografica del 2002 che vanta nel cast attori del calibro di Judi Dench e Colin Firth, è un ottimo esempio di trasposizione ben riuscita: mantiene l'essenza dell'opera senza farne perdere l'originale brillantezza.
A chi: Com'è la canzoncina? «A Natale puoi»? A Natale puoi mettere a tacere i parenti più pesanti così. E se non ce ne sono (ne dubito) allora è la perfetta occasione per lasciarsi trasportare dallo spirito natalizio senza dover per forza leggere o vedere un film a tema.
Claudia consiglia
La Regina degli scacchi di Walter Tevis (Mondadori)
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Versione cinematografica: La regina degli scacchi, 2020, creata da Scott Frank e Allan Scott
Beth Harmon con l'interpretazione di Anya Taylor-Joy ha avuto un volto inconfondibile; il suo sguardo scrutatore e attento continua a fissarci anche dalle pagine del romanzo.
Perché: è un caso che ha fatto scuola nel rapporto tra libri ed altri prodotti mediali perché c'è stato un momento, a novembre 2020, in cui tutto il mondo improvvisamente si è messo a giocare a scacchi e a leggere di scacchi. La Regina degli scacchi è, secondo lo scrittore e critico Jonathan Lethem, il più perfetto e doloroso tra i romanzi di Walter Tevis. Una storia di riscatto e di empowerment femminile, di genio e desiderio. Beth Harmon è un'eroina per cui è davvero difficile non perdere la testa.
A chi: a chi vuole i romanzi che aiutino a sognare di più e sognare meglio, in un climax di emozioni che somiglia a una partita a scacchi.
Deborah D'Addetta consiglia
Dracula di Bram Stoker (versione illustrata Ippocampo)
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Versione cinematografica: Dracula di Bram Stoker, 1992, regia di Francis Ford Coppola
Perché: Dracula è IL romanzo, se così possiamo dire: la figura ammaliante del vampiro non è mai tramontata, anzi, negli ultimi anni si è rafforzata, arricchendosi di personaggi letterari e cinematografici, di sfumature che lo hanno reso ora un angelo caduto ora un mostro sanguinario (ce n'è per ogni gusto). Il romanzo di Stoker, pubblicato nel 1897, racconta – in forma di raccolta epistolare – la vicenda del notaio Jonathan Harker che, inviato in Transilvania per affari, incontra lo strano personaggio che è il Conte Dracula. Sappiamo tutti bene o male come prosegue: Harker scopre a vera natura del Conte, Mina Murray – la sua fidanzata di Londra – cerca di aiutarlo e saltiamo fino allo scontro finale epico. Non tutti sanno che il titolo originale del romanzo non doveva essere Dracula ma The Undead, ovvero Il non morto. Inoltre, il manoscritto originale di 541 pagine andò perduto poco dopo la pubblicazione del libro e fu ritrovato solo nel 1980 in Pennsylvania. Il personaggio di Dracula ha ispirato più di 200 film e innumerevoli libri.
A chi: a chi non smette di lasciarsi affascinare dal mito del Conte più sanguinario di tutti i tempi, ora demone, ora angelo.
Debora Lambruschini consiglia
Una questione privata di Beppe Fenoglio (Einaudi)
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Versione cinematografica: Una questione privata, 2017, regia dei Fratelli Taviani
Perché: è il romanzo perfetto, almeno secondo me. Tra queste pagine c'è tutto: la scrittura tesa ed evocativa, gli spazi bianchi della narrazione e le sue ambiguità, l'amore, la guerra, l'amicizia, la storia collettiva e i destini individuali e la Resistenza priva di retorica. Il capolavoro di un autore che oggi più che mai dovremmo leggere e rileggere.
A chi: a chi ha amato il romanzo di Fenoglio, per trovare nella trasposizione dei Taviani le stesse atmosfere, intensità, squarci di intesa bellezza. La versione cinematografica consigliata è uno di quei casi in cui la pellicola interpreta benissimo il testo originale, facendolo proprio ma senza snaturarlo, scegliendo la propria inquadratura di una storia tanto densa e stratificata.
Edy consiglia
Venuto al mondo di Margaret Mazzantini (Mondadori)
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Versione cinematografica: Venuto al mondo, 2012, regia di Sergio Castellitto
Perché: perché è un romanzo capace di travolgere chi lo legge con una quantità indescrivibile di emozioni; perché racconta l’amore e la vita nelle forme più potenti e viscerali, mettendole ancora più in risalto nella loro convivenza con l’orrore e la morte; perché è ambientato tra Roma e Sarajevo, nel periodo della guerra in Bosnia, quindi ci presenta un conflitto relativamente recente, combattuto non lontano dal nostro paese, ma la cui atrocità non conosciamo ancora abbastanza; perché lo stile asciutto e graffiante di Mazzantini rappresenta l’unico modo in cui questa storia può essere narrata.
A chi: a chi ama uscire da una lettura con gli occhi gonfi e con le ossa rotte; a chi non riesce a chiudere definitivamente un libro che lo ha coinvolto tanto e sente immediatamente il bisogno di iniziarlo da capo.
Giulia consiglia
Io resto re dei miei dolori di Philippe Forest (Fandango)
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Versione cinematografica: The Crown, puntata 9 stagione 1, 2016, regia di Peter Morgan
Perché: si verifica un ribaltamento di prospettiva: questo romanzo prende proprio ispirazione della puntata della serie e non viceversa. Strutturata come una pièce teatrale, la storia racconta del ritratto di Winston Churchill dipinto dal pittore Graham Sutherland. Questa è un'occasione più unica che rara per vedere cosa si nasconde dietro il grande statista che ha guidato la nazione fuori dal conflitto mondiale.
A chi: a chi non aspetta altro che una scusa per riguardare The Crown. L'approfondimento dell'episodio, reso come una tragedia greca, aggiungerà ancora più intensità al rewatching.
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