E in ogni posto temevo di essere riconosciuta e mi tenevo a distanza. Se anche qualcuno se ne accorse, decise di non dire nulla. La gente del circo sembrava particolarmente abile nel custodire i segreti propri e altrui. Mi tenni tutto dentro, sicura che ci sarebbe voluto molto poco a smascherarmi se non fossi stata attenta. Ma mi sentivo sempre più a mio agio con me stessa, come Annabelle. Cominciai a pensare a Gleryton come a un film che avevo visto, un libro che avevo letto. Una triste storia di una qualche ragazza che avevo conosciuto a malapena, una ragazzina spaventata che non sapeva badare a se stessa. E io non ero affatto così. (pp. 282-283)
Faith Duckle è per tutta la scuola "la cicciona", e per un gruppo di ragazzi è goliardico obbligarla a praticare sesso orale mentre uno di loro la tiene ferma, durante un ballo scolastico. Nessuno vede la gravità di quell'abuso, il trauma enorme che apre uno squarcio dentro Faith e la porta, di lì a poco, ad assumere una dose spropositata di sonniferi. Faith vuole farla finita, e questo pensiero, obnubilato dalle pillole, resta anche quando viene salvata. Ed è così che si ritrova in una clinica con ragazzi e ragazze come lei, che hanno un corpo violato o una psiche fragile.
Prendersi cura passa anche dal tempo trascorso insieme, stringendo nuove amicizie più vere perché prive di pregiudizi. Ma c'è un mondo fuori di lì, e quando Faith esce, poco conta se abbia perso ventisei chili e si ripresenti a scuola come una sedicenne completamente diversa fuori: dentro, lei si sente ancora "la cicciona". E quell'alter-ego improvvisamente le si manifesta, sotto forma di una presenza che solo Faith può vedere. La cicciona non lascia mai sola Faith, e questo può confortare, ma a tratti anche logorare. Mai un momento di solitudine, mai un pensiero indipendente: la cicciona giudica tutto, mentre sgranocchia qualcosa, e di solito è disfattista, per cui mostra a Faith le sue paure, ostenta i pregiudizi del mondo nei suoi confronti, la fa sentire fallita prima ancora che lei si metta in gioco.
E in famiglia non è meglio: per quanto la madre provi a essere presente, i suoi tentativi di accudimento ottengono soprattutto l'effetto di irritare Faith, che si sente in prigione, sia a casa sia a scuola. Ed è anche per questo che ricorda quello che le raccontava l'amica Starling in clinica: suo fratello Charlie, che lavora in un ristorante, è innamorato di un circense. E la vita nel circo, beh, è tutta un'altra cosa. Con questa speranza negli occhi, mentre la cicciona le ricorda continuamente che fallirà e la invita piuttosto a vendicarsi perlomeno di uno di quei suoi assalitori, Faith inizia a sentirsi divisa. E dopo un passo falso, che può portarla a essere denunciata, lascia tutto, la sua cittadina di Gleryton, in North Carolina, e di mette al servizio del circo.
Ma ricominciare richiede umiltà, e Faith, che ora si fa chiamare da tutti Annabelle, viene messa in prova nella stalla degli elefanti e qualche volta dovrà aiutare anche a pulire i cavalli. Lei, che mai ha avuto a che fare con questi animali, impara giorno dopo giorno cosa sia la fatica fisica, e quel corpo che ha a lungo denigrato e odiato ha sorprendenti riserve di energia. Intanto si guarda attorno, e sono molti gli artisti che le si presentano. Lei guarda in alto, resta affascinata dai trapezisti senza davvero osare imitarli, ma è proprio dagli elefanti, caricando e scaricando altrove le loro enormi deiezioni, che imparerà a guadagnarsi il diritto di restare lì. E conoscere gente straordinaria, che non giudica, ma che capisce tutto, e che protegge quella ragazzina portando di città in città anche i suoi segreti.
Crescere nel circo significa combattere ogni giorno contro il disfattismo della cicciona, ma anche tenere a bada la tentazione e la paura al tempo stesso di chiamare a casa e tornare alla vecchia vita. In quel caso, Annabelle tornerebbe a essere Faith, la stessa Faith che prima di lasciare tutto ha provato il brivido criminale della vendetta.
Mi chiedo quando ti mancherò è un romanzo d'esordio brillante del 2003, ed è drammatico che la sua autrice Amanda Davis sia prematuramente morta in un incidente aereo con la sua famiglia. Viene da chiedersi come, a oltre vent'anni dall'uscita di questo romanzo, avrebbe scritto, con la sua lungimiranza straordinaria, di identità, abuso, riscatto personale, disturbo mentale. C'è tanto corpo in questo romanzo, e non è una figura da rivista patinata: è un corpo pesante anche quando perde chili, un corpo che non appartiene pienamente a Faith, un corpo che, una volta violato, è in pezzi e non si sa come denunciare la sofferenza interiore. O come ripartire.
Ma questo è anche un romanzo di rinascita, senza dimenticare ciò che si è vissuto; si riparte piuttosto da lì, dopo una lunghissima sosta che rischia di far perdere persino la consapevolezza del proprio valore. Ed è nel circo, ambientazione indagata con delicatezza e fantasia, che Amanda Davis apre alla sua protagonista una nuova occasione. Un'occasione da meritarsi giorno dopo giorno, apprezzando fino in fondo il valore di costruirsi da sé il proprio riscatto.
GMGhioni
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