Minihorror
di Barbi Marković
Mercurio Books, luglio 2025
Traduzione di Paola Moretti
€ 19 (cartaceo)
€ 10,99 (ebook)
A un certo punto Mini non ce la faceva più a ricevere tutte le informazioni di tutte le persone ogni due minuti e si è tolta da Instagram e Facebook e TikTok. È rimasta solo su Signal, WhatsApp e Telegram e le piace essere libera, fissare il cielo e osservare i propri pensieri, come si dispiegano, che effetto fanno, come rimangono fermi e diventano noia. Ora però ha deciso di tornare su Instagram e Facebook perché lì le scrivono un sacco di persone e continua a perdersi interventi e sondaggi interessanti. Per questo ha di nuovo i social. La pausa è durata tre giorni. Si era congedata con una gran fanfara, aveva scritto:
«Ciao a tutti, in futuro comparirò qui solo di rado. Chi mi cerca, sa dove trovarmi».
Poi in tutti i gruppi:
«Ehi, se qui succede qualcosa di bello, per favore scrivetemi su WhatsApp, entro di rado su Facebook».
Ma nessuno aveva tempo di copiare le informazioni apposta per Mini. Per questo è di nuovo sui social. È tornata e non si vergogna. (p. 126)
Avevo già detto, in occasione della lettura di Cloro di Jade Song, che gli ultimi testi di Mercurio Books mi stanno piacendo molto. Non fa eccezione anche questa ultimissima uscita, Minihorror, dell'autrice serba Barbi Marković, vincitrice del premio della Fiera del libro di Lipsia e del Carl-Amery-Literaturpreis proprio con questo testo.
Si fa fatica a categorizzarlo: non è un romanzo, non è una raccolta di racconti, non è autofiction, non è un diario, ma possiamo dire qualcosa sul genere. Come tutti i testi di Mercurio non rientra in un'unica classe, ma senz'altro afferisce al grottesco, al surreale, al fantastico, in questo caso più horror che fantastico nel senso canonico del termine. Però, anche qui, non un horror come lo abbiamo visto in Amarsi in una casa infestata di Matteo Cardillo o in Shining - per citare un classico - ma una paura da Piccoli Brividi, che fa riflettere ma anche ridere, che ti spaventa facendoti il solletico.
I protagonisti sono Miki e Mini, una coppia uomo-donna: il mondo è un posto orribile, infido, nasconde insidie persino in luoghi sicuri come la casa natia, gli animali ti schiavizzano (chi ha un gatto sa di che parlo), i social networks sono pieni di trappole, l'Ikea non è quel posto felice che tutti pensano, i governi affidano insetti e pinguini alle persone per tutelare la loro sopravvivenza, i genitori cercano di seppellire vivi i figli, le persone sembrano felici ma vanno in pezzi (letteralmente) spargendo carne e ossa sul pavimento, Mini scrive per comprare mandarini e Miki si domanda se è vivo o è morto e se tutto ciò che sta vivendo non è solo un'illusione.
Inoltre, quando si va in vacanza, si ha l'obbligo di essere felici. A prescindere dalle cimici nei letti.
Mini e Miki vorrebbero essere gentili, ma nulla è semplice.
Il mondo è orrendo, tutti muoiono. Entrambi devono patire parecchio e proprio per questo li amiamo. Mini non parla volentieri della propria famiglia.
«Perché sei così misteriosa quando si tratta dei tuoi parenti?», le chiede Miki durante una noiosa giornata di pioggia, mentre Mini si dilegua con un pacchetto di patatine alle lenticchie e torna alla serie TV che guarda già da sei ore.
«Sono criminali di guerra?», chiede Miki.
«No, non credo», dice Mini.
Mini e Miki ridono incerti perché queste domande si pongono con leggerezza ma possono portare a situazioni sgradevoli quando la risposta è affermativa. Mini oggi è di cattivo umore, per questo ha bisogno di guardare serie TV tutto il giorno. La pioggia batte sul fango, ma se non piovesse il fango non ci sarebbe affatto: l'umore di Mini funziona in modo simile e oggi il fondale del suo spirito è un pantano in cui non si trova appiglio e dopo un po', per forza di cose, si scivola e si cade. (p. 7)
I mini horror del testo sono brevissimi racconti che si prendono gioco delle nostre paure, delle nostre ansie, del nostro modo di relazionarci agli altri e a noi stessi. Se in uno dei racconti - La routine di Mini - la nostra protagonista si guarda allo specchio e si strucca, togliendosi uno strato dopo l'altro fino ad arrivare alla carne viva, è perché l'autrice sta canzonando quei video infiniti di beauty routine coreane in cui donne compaiono con mille aggeggi sul viso, irriconoscibili, mentre ci si domanda come diavolo facciano a dormire o persino a respirare.
Se in un altro racconto compare il mostro del solletico è perché forse vuole dirci che le nostre paure più recondite non compaiono per aiutarci a superare una difficoltà (sapete no? "quello che non ti uccide ti fortifica" e altre scemenze del genere) ma per sottolineare che, quando si è in ansia, è probabile che nessuno capisca cosa ti succede.
Se in Mini viene sepolta viva la famiglia di Mini cerca di seppellirla viva, non è perché è sadica (o forse sì, è solo sadica e basta e non c'è un motivo), ma perché ci viene proposta una caricatura grottesca di quello che può essere una famiglia disfunzionale. Fa ridere, ma fa anche male.
E fa ridere perché lo stile della scrittura dell'autrice è frizzante, apparentemente frivolo, perché il tono sembra scanzonato. Molto spesso parla al lettore direttamente, bucando la pagina, ad esempio:
Dieci minuti dopo... Miki nota che tutti i parenti indossano la giacca, e siccome nessuno gli spiega più niente o traduce per lui, fa quello che fanno gli altri. Anche lui indossa la giacca.
La famiglia esce, svolta l'angolo in un giardino incolto e trascurato. I presenti si radunano attorno a una grossa buca. Ogni parente dice qualcosa e indica Mini.
«Nisi bolja od nas!»
«Ne umes da kuvas!»
«Uvek si bila smotana!»
«Nisi lepa!»
«Ugojila si se!»
«Ne znas ti kako mi ovde zivimo!»
Miki non capisce nulla, ma qui nel libro ovviamente c'è la traduzione.
«Non sei migliore di noi!»
«Non sai cucinare!»
«Sei sempre stata un'imbranata!»
«Non sei bella!»
«Sei ingrassata!»
«Non sai come viviamo noi qui!» (p. 17)
Anche Miki ha il suo bel da fare: diventa un guru fondatore di una setta che mangia solo frutta. Mini lo lascia; adotta una cavalletta ma poi viene morso ed entra in un mondo allucinato come quella volta in cui Homer Simpson ha la geniale idea di ingoiare peperoncini del Quetzaltenango ricoperti di cera; per un qualche miracolo riesce a beccare una giornata perfetta ma non riesce a godersela, perché sa che da un momento all'altro succederà qualcosa che rovinerà tutto. Alla fine non succede niente e la giornata rimane perfetta; e in una gita aziendale alla fabbrica del Dio Sole si sballa con biscotti imbottiti di droga e casualmente scopre che gli allucinogeni vengono da esperimenti su esseri umani, ma è troppo stupido e pigro (e fatto) per dire qualcosa. La gita è un successo.
Insomma avrete capito che è un testo particolare. Alla fine ci sono anche 105 disegnetti - 105 altri mini horror possibili per i poveri Miki e Mini - e due racconti di autori e autrici ospiti.
Lo consiglio a quelle persone che amano i testi "bizzarri", che intrattengono lasciando però anche una scia di pensieri contorti e senza risoluzione.
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