Cloro
di Jade Song
Mercurio Books, giugno 2025
Traduzione di Sara Bresciani
pp. 272
€ 20 (cartaceo)
€ 9,99 (e-book)
Non siete qui di vostra spontanea volontà. Siete qui perché vi ho voluto io. Vi ho attirati a me con le mie solite armi: la bellezza eterea, il canto di sirena, gli addominali, la coda con le squame ricamate nella carne. Scordatevi quello che sapete sulle sirene. È da troppo che vi vengono propinate fiabe per bambini, ripulite dal sangue e dal fango delle loro versioni originali da uomini in completo e ventiquattrore. Vi hanno venduto amori fasulli a tinte pastello. Per merito loro e delle multinazionali disumane per cui lavorano, ora credete che le sirene indossino conchiglie a mo' di bikini, che nuotino in mare e che abbiano chiome rosse e fluenti. Credete che vogliano accoppiarsi con marinai dotati di gambe, oppure attirarli verso morti acquatiche; è sempre un "oppure", mai un "e". Pensate che le sirene odino i propri corpi e le proprie code, anche se è lì che risiede il loro potere. Pensate che le sirene non abbiano potere.
Vi sbagliate. (p. 13)
Una sera, mentre osservavo la mia pelle marcata dagli elastici e le mie borse sotto gli occhi, scure e profonde, ho realizzato che le sirene non sarebbero mai state squalificate perché le loro gambe si erano staccate, come invece era successo a me, una ragazza umana che non era riuscita a tenere le gambe unite nemmeno per una gara importante. Se le sirene, nuotatrici provette, avevano una coda invece di due gambe, non era forse giusto che avessero una coda anche le sirene del cloro? Mi sono chiesta come raggiungere quel risultato. Come diventare una di loro. Ho capito che avrei dovuto costringere il mio corpo ad accettare il dolore, uno dei mantra preferiti di Jim. (p. 170)
Ren è una nuotatrice professionista. Il romanzo è un coming of age, dunque una sorta di romanzo di formazione, in questo caso atipico, perché la protagonista - invece di diventare adulta - diventa appunto una sirena. O meglio, come insiste lei stessa nel testo, ascende alla sua vera natura.
Si circonda di personaggi importanti: Jim, il coach, un uomo subdolo, maligno, con le mani lunghe e un carattere tale da fare il lavaggio del cervello a tutta la squadra; Cathy, la migliore amica di Ren - anche se dire "migliore amica" svilisce la natura del loro rapporto, è più un odi et amo in cui Ren odia e Cathy ama - la madre; e una sequela di flirt, avventure senza sentimento, solo per appagare l'immensa fame che ha Ren.
Tutto ciò che le importa, a discapito delle relazioni umane (lei che umana non si sente) è il nuoto e la sua metamorfosi in sirena.
Faceva bene a preoccuparsi. Avevo una dipendenza. Ero dipendente dall'acido lattico che mi scorreva nelle vene, dai capelli secchi, dagli asciugamani bagnati sul fondo dello zaino, dall'odore costante di cloro sul mio corpo. Per un po', nelle settimane dopo che mio padre se n'era andato, avevo preso l'abitudine compulsiva di leccarmi la pelle e masticarmi i capelli. I miei pori e i miei follicoli assorbivano così tanto cloro che un morso o una leccata bastavano a richiamarne subito il gusto squisito in bocca. Ogni notte mi svegliavo soffocandomi con i capelli che mi si accumulavano in gola, tossendo boli di pelo sul piumone come un gatto. Stufa di avere lo scarico della doccia sempre intasato, mia madre mi aveva messa di fronte a un ultimatum: se avessi continuato a masticarmi i capelli, a leccarmi la pelle, a mettere su massa e a lasciare che i miei voti ne risentissero, avrei dovuto smettere di nuotare.
Non potevo fare nulla per il mio corpo poco femminile.
Chi decide cosa è femminile e cosa no? La forza non era una forma di femminilità? Amavo i miei muscoli. A dirla tutta, avrei voluto che le mie braccia e gambe diventassero ancora più muscolose. Ma le avevo promesso che avrei smesso di masticarmi i capelli e di leccarmi. E le avevo promesso che mi sarei impegnata a prendere voti alti, se mi avesse lasciato vivere le mie fantasie impregnate di cloro. (p. 80)
Ren vive tra la bruciante voglia di abbattere ogni record e la sofferenza per dover vivere in un mondo di miseri umani (e quando affronta questa tematica la sua voce diventa piuttosto crudele e snob). A nulla servono l'amore di Cathy, che pare ossessionata da Ren, le preoccupazioni della madre, le minacce di Jim, gli abusi sessuali, l'autolesionismo, una commozione celebrale e alcune disastrose gare che avrebbero dovuto farla brillare: Ren è disposta a fare qualsiasi cosa per mollare quel corpo umano, limitato e traditore, e raggiungere le sue sorelle sirene in acque aperte.
La sua narrazione viene spezzata da una serie di lettere di Cathy che ci lasciano intuire come le cose vanno a finire: il testo non ci dice come, se non alla fine, ma la ragazza ci racconta che Ren non è più nel mondo degli uomini. Cathy però, imperterrita, continua a scriverle lettere che poi infila in una bottiglia e getta nel torrente, sperando che Ren le trovi.
Ren non risponderà mai, proseguendo con coerenza l'atteggiamento che aveva avuto con lei anche prima: le vuole bene, ma non la tollera, perché è umana. La desidera ma deve lasciarla, perché è umana. Potremmo dire che Ren sia un personaggio molto egoista, preso così. Ma se riflettiamo un momento, e capiamo che - almeno per quello che lei crede - si tratta di un animo di sirena racchiuso in un corpo di ragazza, allora capiamo anche perché fa quello che fa, anche nella forma più estrema e assurda di manipolazione del suo corpo.
Forse potrebbe essere una metafora: l'autrice è una donna queer, dunque il sentire di non appartenere a un determinato corpo rimanda senz'altro alle istanze delle persone transgender o queer in senso ampio. Tant'è che anche Ren, a prescindere dal suo aspetto umano o meno, ama indifferentemente uomini e donne.
Col tempo le mie dita non sono più bastate a placare il mio immenso appetito. Ero famelica. Avevo sviluppato una certa tolleranza e mi serviva qualcosa di più forte. Cosi ho cercato facili prede.
I ragazzi, è ovvio.
Quando rifletto sulle mie conquiste, mi rendo conto che i maschi sono facili da conquistare. Per sedurli basta poco: ridere alle loro battute, scuotere il sedere, chiedere dei loro genitori, lasciarli parlare delle loro emozioni. Alla fine il risultato è meno una vittoria e più una resa.
Sono le donne, i genderqueer, le sirene a essere difficili. Ma ne valgono la pena. Dopo lunghe notti passate a giocare e conversare con loro, riemergevo sudata, vittoriosa, esausta dal nostro intreccio mentale e fisico, dal legame tra i nostri corpi avvinghiati e i nostri ricordi. (p. 86)
C'è senza dubbio una traccia autobiografica nel romanzo: Jade Song, nella nota di apertura, ci dice che l'opera è di finzione ma attinge ai suoi dodici anni come nuotatrice agonistica. E si percepisce nella scrittura: mi è piaciuta molto la voce di Ren che evita ogni forma di lagna e patetismo. Una voce dura, bold si direbbe in inglese, audace, cruda. Non risparmia nulla al lettore.
E fa cadere, come promette, ogni sogno disneyano intorno alla figura delle sirene: la sirena che immagina Ren è più simile a un mostro carnivoro che alla rappresentazione ottocentesca che le voleva bellissime e seducenti.
Piacerà molto a chi ama i personaggi femminili molto forti, che sanno quello che vogliono e che non temono di trasformarsi in ciò che desiderano anche a scapito di tutto il mondo che le circonda.
Deborah D'Addetta
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