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Una casa infestata, una torrida estate bolognese e il labile confine tra il mondo dei vivi e quello dei morti: l'esordio di Matteo Cardillo

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Amarsi in una casa infestata
di Matteo Cardillo
Mercurio Books, maggio 2025

pp. 264
€ 19 (cartaceo)
€ 9,99 (e-book)

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Ma erano le nostre inquietudini a contagiare la salute della casa. Il soffitto, certe mattine, così lontano e inafferrabile, si contraeva prima in un silenzio denso, sospeso, un nucleo di energia compressa. Poi lo sentivo sfiatare in uno scricchiolio profondo, emetteva un lungo sospiro, stirava le membra dopo un sonno senza sogni. Sentivo le travi ballare, e vedevo l'intonaco cadere giù in un pulviscolo, una pioggia bianca e secca che si depositava sul parquet. Le porte si gonfiavano nei loro telai. Affioravano fenditure verticali nei pannelli, sottili come rasoi. Attraverso le pieghe del legno, socchiudendo le palpebre, sbirciavo chi c'era nel salotto o nel corridoio. Persino le finestre schioccavano. Lo facevano un po' alla volta, crepandosi. La superficie di uno stagno ghiacciato dopo il disgelo. La casa rispondeva a noi, a me che non comprendevo ancora che erano i nostri amori, il nostro fermento, che lei presagiva, a farla rinvenire. (p. 27)

Matteo Cardillo, classe '94, pugliese di origine ma bolognese d'adozione, esordisce con questo romanzo per Mercurio Books come primo titolo italiano in catalogo. Si può affermare senza dubbio che abbia condensato nel testo la somma dei suoi interessi: il cinema, il gotico, l'esoterismo, il grottesco, le tematiche e le urgenze care alla comunità LGBTQ+.

Ci troviamo in una torrida estate bolognese: un gruppo di coinquilini – tra cui il nostro protagonista e voce narrante – prende in affitto un appartamento in un signorile edificio di via XII Giugno senza intuire ciò a cui va incontro. O meglio, nessuno lo intuisce tranne lui, chi ci racconta la storia, che deposita dentro di sé, ancora silente (ma per poco) la "gatta forastica", ovvero una sorta di grumo vivo che risponde al soprannaturale.
E di soprannaturale, in questo edificio, ce n'è in abbondanza. 
Il nostro protagonista, non appena messo piede nella casa, capisce immediatamente che c'è qualcosa che non va: il corridoio si dilata, le pareti scricchiolano, le luci sfarfallano, le ombre si muovono come interpellate. I primi tempi però vanno tutto sommato lisci: il gruppo fa conoscenza, il lettore viene messo a parte dei problemi di ognuno – amori che nascono, tradimenti che si consumano, rapporti che vanno in frantumi e che si cerca in tutti i modi di tenere insieme, amicizie in bilico tra l'affetto e il bisogno di pensare a se stessi – ma poco dopo la casa comincia a vivere di vita propria

Tanto valeva chiamarlo per quello che era, l'aroma delle anime, che trasudavano dalla frontiera col mondo dei vivi. Le muffe nere avevano cominciato a ricoprire di macchie i muri bianchi, trasformandoli nella pelliccia di un felino velenoso. Avevamo provato a grattarle via con la spugna, a passare un panno, a lasciare aperte le finestre per far asciugare le pareti, ma niente. La mattina seguente, una macchia ancora più nera affiorava. La luce rosa offuscava l'intensità del sole già dal primo mattino, protraendosi durante la canicola, per acuirsi nel pomeriggio. E in quella luce magenta che inacidiva i contorni delle cose noi non sapevamo più distinguere i colori. Se solo non avessimo saputo prima che il blu era blu, o che il giallo era giallo. Mi sembrava che anche noi stessimo cominciando a adattarci a una nuova dimensione, e che accettare quanto stava accadendo significasse adattarsi alle leggi dei morti. (p. 98)

Cominciano a succedere cose inquietanti: a Samira qualcuno (o qualcosa) tira i capelli di notte; a Johann compare una città bagnata da una pioggia di sangue; presenze più o meno corporee si palesano – dietro le porte, negli angoli, scalpiccii di piedi nudi, tessuti che svolazzano nei corridoi – e un odore di rancido, come di frutta avariata, pervade l'edificio. Si susseguono giornate in cui lo spazio liminale tra il mondo dei vivi e quello dei morti si assottiglia talmente tanto che è impossibile dare una spiegazione logica a quanto accade. 
Contemporaneamente però i nostri coinquilini sono anche dei giovani con le proprie ansie, desideri, urgenze quotidiane come consegnare una tesi, spiegare al proprio compagno di una vita perché l'amore è finito, far funzionare un rapporto a distanza, assecondare le pulsioni sessuali. Sono proprio questi fermenti emotivi che, si scoprirà man mano, svegliano le entità dormienti della casa.

Voleva che l'acqua mi ripulisse dall'altro uomo, e io volevo che lavasse via la rabbia che avevo dentro. Ma rabbia per cosa, poi? Forse volevo solo scrostare giù nel canale di scolo la frustrazione di non avere il controllo, di non saper dominare quello che mi circondava. Forse era quello il problema. O forse, per quanto assurdo, era la mancanza di controllo ad attrarmi. Per una volta mi stavo concedendo di andare alla deriva. Per una volta non pretendevo di dirigere ogni cosa. Affidavo tutto al caso, muovendomi con una sconsideratezza che non mi apparteneva. Io, che avevo sempre ponderato ogni scelta, valutato rischi, fatto sempre la cosa giusta per non sembrare egoista, irresponsabile, infantile o irrazionale. (p. 111)

Arriva un punto in cui la casa minaccia la vita dei suoi abitanti in modo sfacciato, quindi i protagonisti devono prendere il coraggio a due mani e fronteggiare la situazione. Ci si potrebbe chiedere: "perché non vanno via?". Ma a tutto c'è una ragione. Il fatto è che forse, la casa non è l'unico luogo a essere infestato; forse l'entità misteriosa che la abita seguirà ovunque chi l'ha risvegliata e non troverà pace fin quando non l'avrà annientato. Se quindi tutta la città è perduta, l'unico modo per provare a risolvere l'irrisolvibile è guardare in faccia i propri demoni

Qui il romanzo prende la vera piega esoterica promessa: un rituale, un modo per esorcizzare il luogo da quelle presenze. Eppure, le cose non vanno come sperate e il testo rotola freneticamente verso una serie di eventi concitati che non fanno ben sperare per i nostri protagonisti. La responsabilità è di chi ha svegliato la presenza, col proprio dono, e tocca a lui capire come ricacciarla nel mondo dei morti.

Il romanzo è molto avvincente, la scrittura ricca ma fluida: aggettivazione barocca, molto visiva e tattile; uso di immagini vivide, attraverso odori, colori, suoni. Si può dire che Amarsi in una casa infestata sia un romanzo molto sensoriale.
Ciò che colpirà senz'altro chi lo leggerà saranno gli innumerevoli riferimenti al cinema, al folklore, alla mitologia: c'è tantissimo del Sud da cui l'autore proviene, riti, aneddoti, misteri, favole, modi per spiegare ciò che non si può spiegare attraverso l'interpretazione dei fenomeni naturali e innaturali; c'è tantissimo di Lynch (soprattutto nella parte in cui il protagonista incontra le misteriose sorelle Morelli, le schive proprietarie dell'edificio, che a me tanto sono sembrate le Moire greche); c'è tanto Kubrick nel gioco di nascondini, di luci e ombre, di suspence; c'è molto dell'horror creepy e angosciante di Mr. Night Shyamalan (mi viene in mente in particolare E venne il giorno o Il sesto senso).
Anche un pizzico di horror giapponese (c'è chi ci vedrà qualcosa di The ring), nelle presenze dai lunghi capelli neri che si aggirano scalze per l'edificio.

Vari inoltre i riferimenti al mondo dell'arte: Dalì, Munch, Van Gogh (il cielo di Bologna, soprattutto, che cambia colore), Doré, Escher (nel movimento meccanico della casa che cambia i suoi connotati e le sue architetture in modo impossibile in natura).
 
Non mancano tuttavia, nonostante il tono greve e drammatico, alcuni passaggi un po' comici che alleggeriscono la tensione, e questa è sempre un'ottima tecnica per spezzare periodi di forte angoscia narrativa. Alcune ingenuità, come passaggi troppo didascalici/scolastici o a rischio "spiegone", ma si tratta di un esordio e agli esordienti queste piccolezze si perdonano sempre.

Il romanzo piacerà molto a chi ama le storie alla Piccoli brividi ma ovviamente costruite in modo molto più letterario, più oscuro e importante. In alcuni passaggi l'opera fa davvero paura. Inoltre penso che Amarsi in una casa infestata sarà molto apprezzato agli amanti dei film di genere horror, oltre a quelli dei registi poc'anzi citati.

Deborah D'Addetta