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Si può scegliere chi amare? Torna in libreria "Gigi" di Colette

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Gigi
di Colette
L'Orma, giugno 2025

Traduzione di Ornella Tajani
Postfazione di Daria Galateria

pp. 108
€ 15 (cartaceo)

Torna in libreria Gigi, con la traduzione di Ornella Tajani, in una curatissima edizione per L'Orma, che ha deciso di ritradurre e accompagnare con prestigiose e utili postfazioni tanti volumi della celebre ed eversiva scrittrice francese Colette (1873-1954). Se fin da un primo sguardo appare evidente la bellezza del volume, bastano poche pagine di lettura per accorgersi della potenza narrativa di questo racconto lungo che ha consacrato Colette. 

Partiamo con qualche informazione, tratta dall'efficace postazione a cura di Daria Galateria: scritto nel 1942 e pubblicato poco dopo in rivista, Gigi esce in volume nel 1944, dunque in piena Seconda guerra mondiale, e per questo edito in Svizzera. Sarà la traduzione del 1946 a New York a consacrare il successo internazionale di Colette, e a dare il via a un susseguirsi di altre pubblicazioni, premi e riconoscimenti, proposte di adattamenti per il teatro e il cinema,... 

Ambientata tra 1899 e 1902, la storia si apre con una capricciosa Gilberte – da qui il vezzeggiativo Gigi –, che fatica a rispettare le regole imposte dalla nonna, la signora Alvarez. La nonna ha come obiettivo trasformare quella quindicenne ancora piena di tratti infantili in una donna degna di trovare un buon marito, meglio se ricco e che dia lustro anche al resto della famiglia. Così, come la nipotina non manca di notare (ad esempio a p. 32), nonna Alvarez continua a proibirle cose e azioni, convinta che solo con i "no" e gli imperativi secchi la giovane conquisterà l'uomo giusto. La nonna, d'altro canto, sente la responsabilità di educare quasi da sola la nipote, dal momento che la madre di Gigi, Andrée, è cantante lirica e, come tale, è spesso occupata fuori casa. Inoltre, la sorella della nonna, zia Alicia, una ex cortigiana, vuole formare Gigi un po' diversamente, ovvero educandola ai piaceri della vita mondana. Dunque, l'opera della nonna è difficoltosa, anche perché Gigi è spontanea e non si lascia imbrigliare: ha la spensieratezza e la leggerezza di una bambina, con qualche vezzo e idea sulla moda coeva e pochissime remore a chiedere e a indagare il mondo con curiosità. 

Ad apprezzare in modo particolare questo suo spirito libero e a tratti irriverente è Gaston Lachaille, un amico di famiglia di bell'aspetto, ricco e noto in società per le sue avventure galanti, uomo che frequenta spesso la casa e che vizia Gigi con caramelle, vestiario e ninnoli. In quella casa Gaston può vivere di quella gioia riflessa che Gigi gli garantisce, lontano dalle chiacchiere che lo ritraggono come un seduttore seriale e che speculano in quel periodo sulla sua relazione appena terminata con Liane. La cronaca mondana, tuttavia, è commentata abbondantemente in casa quando Gaston non c'è: e percepiamo così come era solito serpeggiare il pettegolezzo sulle vicende di uno scapolo impenitente nei primi anni del Novecento. In parallelo, percepiamo il peso notevole che ha il proprio ruolo nella società, come in questo dialogo tra Gigi e l'anziana zia Alicia: 

«[...] E fuori, non c'è nessuno che ti corteggia? Qualche impiegatuccio spiantato con la cartella sotto al braccio? Uno studente, un uomo maturo? Ti avverto che se menti me ne accorgo». 
Gilberte ammirava il viso splendente dell'anziana autoritaria, che l'interrogava senza troppe cerimonie. 
«Ma no, zia, nessuno. Qualcuno ti ha parlato male di me? Io me ne sto sempre da sola. Come mai la nonna mi proibisce di accettare gli inviti?»
«Fa bene, per una volta. Saresti invitata solo da gente comune, cioè inutile». 
«Perché? Noi non siamo gente comune?»
«No». (p. 49)

Insomma, le frequentazioni di Gigi non riguardano lei sola, ma la famiglia intera. Allo stesso modo, il suo comportamento e le sue scelte possono migliorare o compromettere la visione che la società ha di tutto il nucleo familiare. Ecco perché, quando riceve un'inattesa proposta di matrimonio, Gigi deve riflettere bene sul da farsi.

Se Daria Galateria associa a questo romanzo breve uno dei rari happy ending di Colette, ammetto che fatico a definire realmente lieto fine quello che ho stretto tra le mani; forse perché non sono riuscita del tutto a staccarmi dalla mentalità odierna, ben più libera dalle convenzioni sociali invece imperanti a inizio Novecento. In ogni caso Gigi nella sua breve formazione sentimentale compie una scelta che colpisce soprattutto per le parole che la motivano alla fine del libro e che non posso rivelare. 

Lettura più che piacevole che ci permette di evadere dal nostro tempo di tornare alla cosiddetta Belle Époque, Gigi è anche una prova interessante per la leggerezza della narrazione, complice l'efficace traduzione che stringiamo tra le mani. I dialoghi sono fittissimi, in quanto rappresentano uno strumento fondamentale, costituiscono addirittura l'ossatura del racconto stesso e lo animano di voci, di punti di vista, di frivolezza solo apparente. Come sottolinea Galateria, registriamo come «eccezionale, anche per lei, l'uso perseverante del non detto, l'insistenza su quello che appare marginale e, sul più bello, il sorvolo leggero, o per il passaggio capitale, il taglio netto» (p. 89). 

Gigi ci dà l'impressione di entrare nella vita di una quindicenne che è costretta – dalle convenzioni sociali, dai famigliari, dalle aspettative d'amore dell'epoca – a misurarsi con i sentimenti che prova quando forse avrebbe preferito aspettare un altro po', cullandosi nei resti della fanciullezza. Ma è con una maturità improvvisa che Gigi si infila – consapevole – in una scelta che non asseconda semplicemente i desideri altrui, ma lascia uno spazio – piccolo ma fondamentale – per l'autodeterminazione.  

GMGhioni