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Quando l'utopia è quella di amarsi alla luce del sole: "Cosa scrivono le lacrime", di Musih Tedji Xaviere

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Cosa scrivono le lacrime
di Musih Tedji Xaviere
Astoria, 6 giugno 2025

Traduzione di Patrizia Spinato

pp. 240
€ 18 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook)

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Quasi quattordici anni sono trascorsi da quando Bessem ha visto per l'ultima volta Fatima: da allora, nessuna notizia. Che Fati sia fuggita dal Camerun? Che le sia successo qualcosa di grave? Bessem non lo sa, ma, da donna innamorata, non smette di tormentarsi e di cercare indizi su dove sia sparita la sua Fati. Il primo amore non si cancella, e anzi resta come una pesante pietra di paragone che rende molto esigente Bessem nelle sue relazioni, sempre destinate a fallire. Sì, perché nessun'altra è come Fatima. E a poco valgono le parole di Jamal, grande amico di Bessem: 

“Ti voglio bene, lo sai, e non riesco nemmeno a credere che te lo sto dicendo, ma forse Fatima non era perfetta. Forse il vostro amore non era così perfetto. Devi lasciarla andare e fare spazio a qualcun altro, Bessem”. (p. 176)
Passare oltre è però impossibile per la protagonista, che ha forse in parte idealizzato il suo rapporto con Fati, anche perché è stato con lei che ha sentito l'esigenza di fare coming out. E per lei ha affrontato i tanti pregiudizi che ancora sono diffusi nella società e nelle famiglie camerunensi. Ecco perché lei continua anche da adulta a dedicarle lettere che non potrà spedire perché non ha alcun indirizzo. La sua non è una pratica puerile: le lettere sono anzi un modo per indagare la propria interiorità, per rimasticare cosa sta accadendo nella loro città, ancora omofoba nonostante gli anni trascorsi. Ma scrivere a Fati è anche un modo per rievocare gli episodi che hanno reso indimenticabile – non perfetta, ma ugualmente indimenticabile perché vera e irripetibile – la loro storia. 

Tra passato e presente, tra lettere e narrazione tradizionale, entriamo nel delicatissimo tema di come l'omosessualità sia considerata illegale e immorale nel Camerun, al punto che ancora oggi tantissime persone vengono denunciate, malmenate e incarcerate se amano una persona del loro stesso sesso. Non stupisce, dunque, che molti si rifugino in matrimoni di copertura o che preferiscano vivere nascostamente il loro amore, temendo ripercussioni anche gravissime, che vanno dall'emarginazione al licenziamento, dall'essere pubblicamente denigrati alle percosse,... 

Dunque, è chiaro come Cosa scrivono le lacrime, esordio premiato di Musih Tedji Xaviere, sia innanzitutto un romanzo di decisa e secca denuncia, a cui si intreccia per contrasto una delicata e appassionata storia d'amore. Fati non ha solo avuto il merito di aver insegnato l'amore a Bessem; è anche riuscita a darle il coraggio di mostrarsi per chi è davvero: 

Ho imparato che amare davvero qualcuno significa fare un passo indietro e lasciarlo sbocciare, ed è proprio così che mi facevi sentire. Ho imparato anche che la mascolinità non è prerogativa degli uomini, proprio come la femminilità non è esclusiva delle donne. L'inclinazione di ciascuno è qualcosa di innato. Mi dispiace di non averti fatto sentire perfetta sempre, perché ai miei occhi lo eri. (p. 30)

Come si evince da questo passo, sono anche presenti numerosi rimorsi e rimpianti, che sono alimentati dalla nostalgia: è capitato a tutti, a distanza di tempo, di ripercorrere episodi, rievocare parole quanto silenzi e rimettere in gioco tutto o voler riscrivere il corso degli eventi. Bessem è cresciuta, si è distinta e adesso insegna all'Università, ma questo non la fa sentire pienamente appagata né, tra l'altro, sicura del suo posto di lavoro. Se scoprissero la sua omosessualità, rischierebbe di perdere addirittura il lavoro! 

Questa è la realtà che viene raccontata da Musih Tedji Xaviere, senza edulcorare niente, eppure alternando alla pesante situazione sociale episodi di vita insieme a Fati che rendono più lieve la lettura, adatta anche a giovani lettori (all'incirca dai sedici anni in su). Empatizzando con la protagonista, che cerca di andare avanti ma che torna inevitabilmente alla felicità di quella storia passata ancora piena di interrogativi, si osserva come i diritti che diamo a volte insensatamente per scontati siano stati ottenuti di recente e siano continuamente da riaffermare (basti pensare alle polemiche recenti legate al Pride di Budapest). O ancora, si dia un'occhiata alla storia editoriale di questo esordio raccontato dall'autrice: è stata una battaglia tutt'altro che semplice pubblicare il romanzo con il proprio nome e non con quello di un marito o, più in generale, di un uomo. 

E come ci si indigna guardando il video, così ci sono pagine del romanzo che fanno decisamente adirare i lettori: non si resta insensibili – o perlomeno speriamo che nessuno lo resti – alle vicende tanto travagliate di una coppia che chiedeva solo di poter vivere apertamente il proprio amore. 

GMGhioni