Per un po’ ci scambiamo occhiate furtive mentre sorridiamo e chiacchieriamo con altri. Io parlo con Arnaq, ma non ho idea di cosa stiamo dicendo, i miei pensieri sono da tutt’altra parte. Non capisco niente di quello che Arnaq sta raccontando e lancio uno sguardo alla donna più bella del mondo. Lei lo ricambia e io vorrei urlare, saltare e gettarle le braccia al collo. […] Argh, voglio baciarla. Voglio dirle che voglio baciarla. Non avrò pace se non lo faccio. Wh…WHAT. Sono turbata dai miei stessi pensieri. No che non voglio baciarla! Ma cosa vado a pensare? Conosco i miei limiti. Il mio limite è lì. (p. 30)
Sara però ha già una fidanzata, Ivik, che però non vuole farsi toccare quando sono insieme. Anche il fratello di Fia, Inuk, a cui è legata da un affetto viscerale, è gay, fuggito in Danimarca, ma perseguitato da un trauma profondo. Ecco l’identikit del groenlandese scritto in una lettera a sua sorella, in cui si evince rabbia, tristezza, smarrimento.
Cosa implica realmente essere groenlandese:Sei groenlandese se sei un alcolizzato.Sei groenlandese se picchi il tuo partner.Sei groenlandese se maltratti i bambini.Sei groenlandese se sei stato trascurato da bambino.Sei groenlandese se ti autocommiseri.Sei groenlandese se hai poca autostima.Sei groenlandese se sei pieno di rabbia.Sei groenlandese se dici bugie.Sei groenlandese se hai un’alta opinione di te stesso.Sei groenlandese se sei stupido.Sei groenlandese se sei cattivo.Sei groenlandese se sei frocio. (pp. 74-75)
Arnaq, amica di Fia, da bambina è stata abusata dal padre, e passa da un letto all’altro, sia con uomini che con donne, e da una bottiglia di alcool all’altra.
Il sole mi illumina gli occhi che per lungo tempo hanno visto solo nero. Sento il profumo della terra gelata che si sta sciogliendo. La brezza calda risuona come una canzone. Se ascolto il mio corpo, sento che la mia anima ha trovato pace. Il corpo ha avuto la sua risposta e l’anima non è più in dubbio.Sono nato per la seconda volta quando avevo 23 anni. (p. 168)
Già dal suo esordio si intravede lo stile che Korneliussen porterà a maturazione ne La valle dei fiori: una scrittura sperimentale che rompe gli schemi tradizionali e si apre a molteplici registri: la scrittura alterna le parti narrative a quelle dialogate, inserisce testi di email, messaggi whatsapp, monologhi. Le voci narranti sono quelle dei protagonisti e delle protagoniste che permettono al lettore di entrare direttamente nelle loro vite. Una prosa asciutta che è insieme cruda e tenera è la cifra di questa scrittrice. La sua penna sapeva sin dall’inizio che strada intraprendere, nonostante qualche sbavatura legata più che altro allo slittamento brusco dei piani temporali che possono disorientare anche chi è abituato a una narrazione non lineare. A romanzo finito, mi rendo conto che avrei desiderato una caratterizzazione più approfondita dei personaggi. La struttura corale, con cinque voci principali, è certamente una scelta interessante, ma in uno spazio narrativo limitato, non tutti i protagonisti riescono a emergere con la stessa forza o complessità. Alcuni restano più sfocati (come il fratello di Fia, ad esempio), sono quasi tenuti ai margini, e questo, almeno per me, ha reso più difficile creare un legame emotivo con ognuno di loro. Forse è una scelta voluta, coerente con la visione di un’identità frammentata in continua transizione.
Trovati una casa se hai nostalgia di casa.Non arrenderti se non trovi la strada.Guardati allo specchio se stai per arrenderti.Trova te stesso quando ti guardi allo specchio.Trovi la tua casa quando trovi te stesso. (p. 85)
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