di Alex Fornari
Funambolo Edizioni 2025
pp. 246
€ 16 (cartaceo)
Copri la vergogna, copri il dolore. Come i vestiti camuffano l'imbarazzo di essere nudi, così Ferrante, da anni abituato al gioco dei travestimenti, si sistemò sotto la coperta morbida gli ansiolitici benzodiazepinici e del vino da quattro lire. Da là sotto, con la testa che sbucava di tanto in tano a respirare aria fresca, attendeva che il tempo passasse senza Cinzia e senza di lui. (p. 8)
La prima parte di Uri, sviluppata in una piccola città del nord negli anni settanta, segue Ferrante, che dopo la morte di Cinzia vive in attesa di una morte liberatoria. Abusa di medicinali per stordirsi; ricorda Cinzia indossandone le vesti e ne assapora gli odori trattenuti dagli armadi.
Si diventa sopravvissuti, dopo che si sarebbe dovuti essere morti. Per alcuni giorni ci si trasforma in spettatori, si osserva il mondo come sarebbe stato senza di noi. Tra l'uccidersi e non morire e l'essere ancora vivi, passa un periodo di inconsistenza terrena e celeste. Simili a spettri increduli che non si credono morti, si diviene spettri che non si capacitano di essere ancora vivi. (p. 16)
Apprendiamo le fasi più delicate del loro rapporto, nato in età tenera e condizionato dall'impossibilità di avere un figlio. Tra loro sono sorte molte frizioni seguite da lunghi silenzi. Si è creato un divario. E la donna ha sofferto gli approcci fisici di Ferrante: Cinzia infatti faticava a godere dei rari momenti di intimità e cercava di posticiparli.
Bisogna tenere molto conto di questo aspetto, che influirà sullo sviluppo della storia.
Nel tempo si erano abituati l'uno all'altra ed erano giunti con grande anticipo a quella accettazione passiva riscontrabile di sovente nelle coppie di anziani. Non è sempre detto che nelle relazioni uno dei due sprechi la propria esistenza all'ombra dell'altro. A volte capita che entrambi vogliano stare all'ombra. (p. 13)
L'uomo ha sofferto quella fase di relazione castrata e, perduta Cinzia, ha scelto di non frequentare nessun'altra. Spesso, nel corso delle sue lunghe giornate, viene invaso da un desiderio sessuale che sfoga in momenti rabbiosi di masturbazione, vissuti con senso di colpa. Le erezioni costituiscono un elemento primario nel testo, e traducono in manifestazioni corporee la tensione erotica, l'ira e la vergogna.
Lì nei pressi, vive una seconda donna, Milena, anch'essa dilaniata da una grave perdita e dipendente dall'alcol. Milena non lavora, non ha vita sociale e ha quindi molto in comune con Ferrante, di cui non sa nulla: è il senso di vuoto successivo al dolore.
Iniziò a bere dopo la morte del padre, come se qualcuno avesse dovuto continuare la tradizione di portare a tavola quel fiasco di chianti che fino all'aggravarsi finale della malattia non era mai mancato. Si accorse ben presto che l'alcol annebbiava quel presente che solo nei sogni era dissolto. (p. 48)
Ferrante e Milena incontrano, individualmente e all'improvviso, un ragazzino. Si chiama Uri e parla come un vecchio saggio. Uri irrompe nelle loro giornate, penetra nei loro ricordi, accede ai segreti, ottenendo una reazione molto diversa nei due interlocutori.
Milena è galvanizzata dalla presenza di Uri, e sembra apprezzare il livello di positività che il ragazzo apporta nella sua vita: ne è quasi incantata.
Era strana la sensazione che avvertiva quando lo aveva di fronte. Era come se quel ragazzo fosse collegato al suo passato, ma al tempo stesso avesse a che fare col suo futuro. (p. 63)
Le lusinghe di Uri hanno un effetto stimolante quindi su di lei, che sembra poter trovare una reazione a quanto di negativo le ha donato la vita. Il loro rapporto somiglia a quello tra un fratello minore e una sorella che, dopo un brutto periodo, va tirata su.
"Vedo una donna che non si vede. Che non si vede più." (p. 75)
Milena si vede e sente più bella, vitale: rinata.
"Sei ancora più bella di prima."
"Cosa significa?"
"Che hai aggiunto qualcosa. Da dentro." (p. 80)
Quello che accade tra Uri e Ferrante è diverso. Inizialmente, l'uomo è diffidente; poi è divertito dai discorsi di un tredicenne che gioca a fare il grande.
"Uri, tu di me non sai nulla. Sono un uomo, hai detto bene, e tu sei un ragazzino. Il che significa che io so cosa sei tu, poiché lo sono stato prima di te, e tu non sai quello che sono io, visto che ancora lo devi diventare." (p. 45)
Per merito di Uri, Ferrante accetta l'idea di poter fare ancora qualcosa della sua vita senza Cinzia.
Si dedica troppo tempo a pensare a quel che abbiamo perso. (p. 83)
Però il grado di confidenza produce agitazione nell'uomo, che si trasforma in pericolosissima tensione sessuale. Il corpo dell'uomo dà segnali inequivocabili.
"Ti tormento, vero?"
"Mi torturi, sì." (p. 113)
Il ragazzo si insinua nella testa di Ferrante, lo provoca fisicamente, cerca contatti intimi. Lo conquista. E lo spinge a scoprire il segreto di Cinzia, custodito in alcune pagine di un quaderno.
Ferrante è terrorizzato da quello che può accadere tra lui e un tredicenne.
Solo a quel punto, Uri gli parla di Milena. A sua volta, fa lo stesso con lei e ne combina un incontro.
Inizia qui una seconda parte del libro, che sviluppa l'intimità tra due adulti sotto la guida di Uri, che non solo resta presente nella loro vita, ma ne direziona in maniera sempre più invadente le decisioni più importanti.
Scopriamo che il ragazzo intrattiene altri sconosciuti e, con alcuni, si mostra irreversibilmente violento e manipolatore. Si macchia di crimini atroci.
Chi è questo ragazzo? Un profeta moderno o un novello ciarlatano? Uri entra negli altri, li mette a nudo. Ma porta alla verità o alla menzogna? Li salva o ne determina l'oblio?
Alex Ezra Fornari non offre risposte lineari e questo rende il romanzo ambiguo e affascinante, sostenuto da una trama inconsueta e spiazzante, misteriosa, profetica; solenne e ciclica, quasi catartica. L'autore tratta argomenti complessi e intimissimi, come la sterilità, che inceppa i meccanismo di una coppia, guastandone le alchimie e la fiducia, e scivola nella solitudine più estrema; racconta l'attrazione e come un ragazzo possa essere in grado di manipolare un adulto, e non sempre il contrario, e in generale come un incontro riesca a determinare i passaggi successivi della nostra esistenza. Soprattutto, Uri penetra nelle paure e nei desideri più nascosti degli esseri umani, ne dà sfogo, li esalta e condanna, li nutre e sovrasta.
A lettura conclusa, mi sento di scrivere che Uri è uno di quei libri che ricompensano chi li incontra, offrendo un ingarbugliato senso di spossatezza, stupore, dubbi, che sedimenta nei giorni successivi. E fa sentire più vulnerabili.
Daniele Scalese
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