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Intrecci, memoria, rivolte: cercare stoffe per ritrovare l’umano: "Piccolo manuale illustrato per cercatori di stoffe" di Officina il Saggiatore

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Piccolo manuale illustrato per cercatori di stoffe 
di Officina il Saggiatore 
Il Saggiatore, 2025 

pp. 192 
€ 15,00 (cartaceo)

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Piccolo manuale illustrato per cercatori di stoffe non è un libro da sfogliare in fretta. È, piuttosto, un oggetto da tenere in mano come un tessuto antico: con rispetto, attenzione e una certa predisposizione all’ascolto. Pubblicato da Il Saggiatore, l’ultimo della serie Officina il Saggiatore, questo piccolo manuale è una mappa emotiva e storica intorno al mondo dei tessuti, una narrazione sensoriale e politica che unisce materiali, gesti, parole, lotte, miti e trasformazioni.

Nelle sue pagine non troviamo solo fibre e lavorazioni, ma storie intrecciate, fili di biografie collettive e singole che percorrono secoli e culture. È un libro che, nel suo apparente minimalismo, riesce a restituire tutta la densità simbolica della stoffa come materia viva, capace di raccontare l’umano molto più di quanto facciano certi libri di storia.

Uno dei primi nodi concettuali affrontati riguarda la dimensione quotidiana e universale del filare, attività che oggi sembra periferica ma che per secoli è stata fondante. Il libro lo ricorda con una lucidità preziosa:

“Filare era un sapere universale e quotidiano, un’attività economicamente essenziale, vitale per avere una materia prima sempre carente. Detto questo, più che un’occupazione specifica e salariata, filare era un sapere universale e quotidiano, un’attività che poteva essere svolta in ogni momento libero della giornata e le donne filavano costantemente perché una stoffa, che servisse per vestirsi, per la casa o per pagare le tasse, richiedeva un’enorme quantità di filo. Per rendere l’idea, per filare a mano i 10 chilometri di filo di cotone che servono per fare un paio di jeans servono circa cento ore, quindi tredici giornate lavorative da otto ore; per un vestito semplice come la toga romana servivano circa 160 chilometri di filo… ecco perché era un lusso per pochi." (p. 13)

Questa citazione, oltre al dato storico, restituisce un senso profondo del tempo, della fatica e del valore. È un invito a riconsiderare la distanza che separa la nostra relazione odierna con l’abbigliamento: rapida, usa e getta, da quella dei secoli passati, in cui ogni filo era il frutto di gesti quotidiani ripetuti e pazienti, in gran parte femminili, e per questo spesso rimossi o svalutati nella narrazione ufficiale. 

Ma il manuale non si limita a ricostruire il passato. Sposta continuamente l’asse, dal gesto alla visione, dalla materia al mito, dalla tecnica al potere. Un altro esempio è la riflessione sulla lana, tessuto che ha attraversato ogni civiltà e ogni clima. La frase che la accompagna è semplice, ma densa di senso:

Come abbiamo visto, la lana ha accompagnato l’umanità sin dai suoi albori, nei suoi momenti di difficoltà, di fatica ma anche di sfarzo e moda. (p. 63)

Qui la lana diventa metafora della storia stessa: un materiale resistente, adattabile, presente tanto nella sopravvivenza quanto nell’eleganza. È un’osservazione che mette in crisi le gerarchie tra “tessuti poveri” e “tessuti nobili”: ogni fibra ha attraversato miseria e splendore, servitù e celebrazione. 

E se il libro costruisce una vera e propria fenomenologia del tessuto, non rinuncia però a mostrare le sue ferite, i suoi conflitti. Una delle pagine più intense è quella dedicata alla rivolta dei Canuts, i tessitori di seta di Lione, che nel 1891 insorsero contro l’arrivo del telaio Jacquard

“Il 21 Novembre 1891, nelle nebbiose strade di Lione, risuonarono grida di protesta che nulla avevano a che fare con invasioni straniere o rivoluzioni politiche. Per tre giorni interi, l’associazione dei tessitori trasformò la città in un campo di battaglia con un nemico apparentemente innocuo: una macchina di legno, ferro e cartone. Era scoppiata la rivolta dei Canuts, e il nemico aveva un nome preciso e terrificante: Il telaio Jacquard. Ma cosa aveva scatenato una furia così primordiale contro quello che oggi consideriamo uno dei capolavori dell’ingegneria meccanica? La risposta giace nelle viscere di una paura ancestrale che attraversa i secoli: il terrore di essere sostituiti dalla propria creazione.” Come sta succedendo adesso con l’intelligenza artificiale, l’uomo ha sempre avuto paura di essere sostituito dalle macchine che crea per facilitarsi il lavoro. Le teme e le idolatra, un cane che si morde la coda, un girone infernale che vortica su se stesso." (p. 153)

Questa pagina, così vivida e narrativamente potente, lega il passato al presente con uno strappo consapevole: il telaio Jacquard era per quei lavoratori quello che oggi è l’intelligenza artificiale per molte professioni. L’uomo ha sempre avuto paura di essere sostituito dalle macchine che crea per facilitarsi il lavoro. Le teme e le idolatra, un cane che si morde la coda, un girone infernale che vortica su se stesso. 

Piccolo manuale illustrato per cercatori di stoffe si rivela anche un saggio politico. Le stoffe non sono solo oggetti. Sono tracce del lavoro, della disuguaglianza, del desiderio e del conflitto. Toccarle significa leggere il corpo sociale, i suoi margini, i suoi traumi e le sue resistenze. 

A livello formale, il testo si muove con grazia e precisione. Il linguaggio è accessibile ma evocativo, capace di restituire la poesia del gesto e la densità del simbolo. Le illustrazioni accompagnano senza distrarre, rafforzano il tono contemplativo del libro e ne espandono l’immaginario. Non si tratta di un manuale tecnico, ma di un testo narrativo e visivo al tempo stesso, adatto a chiunque sia disposto a “perdere tempo” toccando un tessuto, sentendone l’origine, interrogandone la storia. 

Piccolo manuale illustrato per cercatori di stoffe è un libro da leggere con lentezza, lasciando che ogni fibra racconti ciò che i nostri occhi non vedono più. È un elogio del gesto dimenticato, una carezza al sapere delle mani, ma anche una critica pungente al mondo che ha disimparato il valore del tempo, del lavoro e della materia. Come ogni oggetto vivo, una stoffa non si limita a coprire: svela. E questo piccolo grande libro lo ricorda a ogni pagina. 

Alessia Alfonsi