E insomma, questo è il paese nostro, così tanta gente stipata in così poco spazio, così tante ipoteche e così pochi soldi per comprarci la roba, eppure chissà perché e chissà percome, chi meglio e chi peggio tutti campano di una povertà comune che tale deve restare, e chi tiene qualcosa di più è meglio che non lo dia troppo a vedere, sennò invita a nozze rivalità e maladocchiate. (p. 71)
In un paesino abruzzese a trecento gradini dal mare, Olimpo e Anita hanno appena avuto la seconda figlia. Ma Anita sta ancora svezzando il primo figlio e quindi il marito porta a casa Emma come balia per la neonata. Emma non è la classica e rispettabile madre di paese: ha già avuto due figli, uno nato morto e uno lasciato nella ruota. Tutto il paese parla di questa situazione, ma la Storia intorno incalza. Sono gli ultimi anni del Regime, le montagne brulicano di partigiani, le strade di sbandati e il cielo di lampi laddove passa la linea Gustav. Nel piccolo luogo che racchiude la più svariata umanità, questo nucleo familiare poco usuale intreccia gelosie, incomprensioni, amore non dimostrato e il peso dei pregiudizi, percorrendo trent'anni della storia d'Italia tra la Seconda Guerra Mondiale e la Ricostruzione.
Bisogna innanzitutto specificare che di altri paesuoli sono piene la vallata e la costa, c'è persino la cittadina verso l'interno con l'ospedale, i collegi e le scuole più impegnate, dove ci arriva il treno, ma alla fine quello che serve sta qua, nella processione di poteche e porte sempre aperte, di chiesette che si litigano il cielo a scampanate e di gente che si litiga per l'appartenenza, e quello che succede fuori, oltre le case conosciute, alla fine qualcosa vale sicuro, ma vale di meno perché non è qua che succede. (p. 66)
I paesini, non importa la nazione o la latitudine, sono un laboratorio privilegiato di osservazione del mondo al microscopio. Vito di Battista nel suo ultimo romanzo Dove cadono le comete si addentra tra le strette vie che portano ai trabocchi per raccontare un'umanità così variegata da essere universale. C'è Orecchieappese, il barbiere, «così brutto da levare il latte alle gravide» (p. 68); Severino, che gestisce il bar del paese con tanto di biliardino e che un giorno, per via di uno sbadiglio, non è più riuscito a chiudere del tutto la bocca; Arturo, il falegname nato da una donna con una doppia fila di denti; Esuperio, che gestisce la spezieria e via così, una carrellata di personaggi che abitano Capoamonte e Capoavalle e che sembrano maschere della Commedia dell'Arte, ritrovabili in ogni piccolo borgo da nord a sud del Paese. Tutti con le loro piccinerie, male lingue, crimini, pregi e difetti che sentono la guerra passare loro accanto e che sperano non vada a colpirli più di quanto già non stia facendo.
L'arco temporale tra il Ventennio e la fine della Seconda Guerra Mondiale è, narrativamente, molto raccontato: le possibili angolazioni e i luoghi di cui occuparsi sono così tanti da fornire materiale virtualmente inesauribile per scrittori e scrittrici. Ma se, senza dubbio, la parte del conflitto e della ricostruzione storica occupa buona parte della narrazione, è nelle relazioni di paese che si può trovare il vero interesse del romanzo e, soprattutto nel rapporto tra Olimpo, Anita e i loro figli ed Emma. Perché è in questo nucleo familiare che si legge il maggior scavo psicologico.
Non era solo quella la ragione per cui l'aveva scelta. Per davvero il petto gli batteva d'innamoramento, ma il tarlo sempre là si inchiodava, a reputare che lei mai avrebbe potuto biasimarlo, nessun altro in paese se la sarebbe sposata con quel braccio in meno a condizionarla. (p. 217)
Anita, figlia del fornaio del paese, ha perso un braccio in un incidente nel forno del padre quando era ancora ragazza. Si è costruita un braccio imbottito per non suscitare troppe occhiate, ma il suo destino di zitella sembrava già confermato, nonostante la rarità e la bellezza dei suoi capelli biondi. Olimpo, figlio di Peppino lo scarparo, non ha seguito le orme di famiglia che lo volevano artigiano del cuoio. È istruito, scrive qualche articolo per i quotidiani come corrispondente locale, ed è un poeta: ha voluto Anita, più vecchia di lui, come sposa e il loro matrimonio è stato subito gratificato dall'arrivo di un figlio maschio e, a pochissima distanza, da Bianca, la loro secondogenita. Una famiglia rispettabile, con entrambi impiegati presso l'ufficio comunale dell'anagrafe, e con famiglie di provenienza conosciute e apprezzate.
Emma, invece, viene da tutt'altro contesto, quello della povertà dove il corpo di una donna non è altro che merce di scambio. Lei, che nelle mani ha qualcosa di speciale che le permette di rimettere a posto distorsioni e contratture di chi richiede i suoi servizi, è stata due volte disonorata. E, è cosa nota, quando a una donna succede questo è ovvio che è stata lei a volerlo e provocare gli uomini. «So solo che a chi è stato lei gli ha aperto» (p. 61) commentano in paese per chiudere la questione della paternità del figlio lasciato nella ruota. Quando Olimpo, per pietà e bontà, le offre il servizio presso la loro casa, Anita è la più feroce oppositrice all'idea. Anche se le comari del paese dicono che, alla fine, è fortunata perché è come avere la servitù, lei, da donna cresciuta in un mondo e in una mentalità maschile, non può passare sopra l'onta di avere in casa una tale svergognata. «Se avessi dato retta alle malevoci, manco a te mi sarei preso» (p.79) le ricorda Olimpo, che non crede che quella vergogna sia da caricare su Emma, ragazzina all'epoca dei fatti. In mezzo a questo intreccio di sentimenti complicati, Bianca cresce con due figure femminili al suo fianco, ma nessuna che lei possa davvero chiamare mamma.
Anita non si preoccupa di correggerla quando chiama "mamma" Emma, purché non lo faccia in pubblico, e Bianca dovrà aspettare di avere figli a sua volta per poterla chiamare "nonna Emma" e darle così il riconoscimento che tanto aspettava. Bianca, oltre a questa situazione, sa di dover combattere per un affetto che, in quanto femmina, non le sembra mai concesso in pieno. Sa perfettamente che Anita preferisce il fratello Giuseppe a lei, e quando verrà a conoscenza del figlio di Emma, Gionata Primavera così come lo ha chiamato lo stesso Olimpo, dovrà lottare contro una gelosia poco onorevole, ma frutto di un mancato riconoscimento che dura da tutta una vita. Nonostante l'affetto che le porta il padre, Bianca passa tutta la vita a cercare di essere vista e amata.
Dove cadono le comete è una storia di mancanze: a chi manca un braccio, a chi la virtù, a chi l'affetto materno. Ma le figure in qualche modo monche dovranno imparare a fare i conti con queste mancanze per passare dalla distruzione totale della guerra alla ricostruzione, proprio come l'Italia ha dovuto fare nei tumultuosi anni centrali del Secolo Breve.
Social Network