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Una burocrazia per domare magia, scienza e alieni: "La favola della Trojka" di Arkadij e Boris Strugatskij

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Favola della Trojka Strugatskij

La favola della Trojka
di Arkadij e Boris Strugatskij
Ronzani Editore, ottobre 2023

Traduzione di Andrea Cortese

pp. 306
€ 19,00 (cartaceo) 


«[...] Come al solito porti alla firma qualcosa di urgente, ma il ragioniere, quel birbante, ti manda dal direttore per il visto... Tu vai dal direttore, ma il direttore naturalmente è in riunione, ti tocca aspettare, ti siedi su poltrone di pelle, fai due chiacchiere con l'assistente, sfogli il giornale e là magari la riunione è terminata, ti mettono il visto, ritorni dal ragioniere, ma il ragioniere, quel birbante, è a pranzo... Ti siedi su poltrone di pelle, fai due chiacchiere con il contabile...»
«Personcine d'oro», disse Vitka. «Un giorno o due, ed è tutto pronto...».
«E qui?», chiese Edik con interesse.
Ridacchiammo all'unisono amaramente.
«E qui, Edik», dissi io, «non c'è niente di tutto ciò nello stabilimento... Qui c'è la TREEFI!» (p. 18)

Sasha Privalov, il giovane programmatore di Leningrado entrato nell'ISSTEMS, si trova ora a confrontarsi con la TREEFI, la Trojka per la Riassegnazione e REgistrazione dei Fenomeni Inspiegati. Ci sono piovre giganti da convocare, cimici con tendenze suprematiste, pterodattili parlanti e alieni educati che aspettano da mesi di ricevere la strumentazione per poter riparare la navicella e riprendere il viaggio. Ma i documenti sono spesso incompleti, il Sovrintendente non ha compilato correttamente il campo del patronimico e la foto di riconoscimento dell'alieno non è presa dalla giusta angolazione: il popolo come può aspettarsi che l'efficientissimo organismo TREEFI possa fare il proprio lavoro se non viene rispettato il regolamento? Poco importa che nessuno lo conosca: ignorantia legis etc etc.
Non temete se pensate di esservi persi in un gorgo di burocrazia e pomposi acronimi: siete solo entrati nell'universo dei fratelli Strugatskij che dopo Lunedì inizia sabato hanno continuato l'esplorazione della fantascienza sovietica, in toni molto meno divertiti di quanto il titolo La favola della Trojka non faccia intendere.

I fratelli Arkadij e Boris Strugatskij sono tra i più noti autori russi di fantascienza e umorismo. Con Lunedì inizia sabato, il primo capitolo della avventure ambientate all'ISSTEMS ovvero l'IStituto di ricerca Scientifica e Tecnologica per la Magia e la Stregoneria e pubblicato nel 1965, avevano mostrato come applicare il metodo scientifico alla magia, avevano garbatamente messo in luce gli inceppi del sistema burocratico sovietico e si erano permessi di denigrare alcune branche poco pregiate della fantascienza russa degli anni Sessanta. La favola della Trojka, composta nel 1967, mantiene la voce narrante di Sasha Privalov che già ci aveva guidato per i meandri dell'ISSTEMS, ma vira il tono, tanto che questo romanzo, a differenza dell'altro, riuscì a essere edito in versione integrale in Russia solo nel 1987, dopo una storia editoriale molto travagliata, e un'edizione ridotta che venne pubblicata sulla rivista Angara. Il processo creativo e i vagabondaggi di pubblicazione sono ben raccontati da Boris Strugatskij nella postfazione del volume, edito da Ronzani editore.

La Trojka opera nella Colonia del Fenomeni Inspiegati, una località stallo in cui tutte le creature ancora non passate al vaglio della Trojka aspettano il giudizio. Se i componenti della Trojka si ritengono 

«[...] Guardiani della scienza», continuò Lavr Fodotovič, «noi siamo le porte della sua cattedrale, siamo filtri imparziali che proteggono dalla falsità, dalla superficialità e dagli errori. Preserviamo le semine della conoscenza dalla zizzania dell'ignoranza e della falsa saggezza.» (p. 41)

il sovrintendente Zubo, loro segretario, non vede via d'uscita dal quel labirinto di regolamenti inutili. La macchina burocratica sovietica, già messa alla berlina, qui non viene risparmiata: la stretta adesione ai protocolli, le richieste precise, i frustranti giri viziosi parlano benissimo anche a noi contemporanei. È un organo che non solo è lento, ma è anche inefficace, visto che nessuno dei casi a loro proposti viene risolto, anche quando si tratta del semplice riconoscimento di un alieno: pur con quattro braccia, non può fregiarsi di quel titolo perché non è stato scritto sul rapporto. Il romanzo fu giudicato pericoloso non solo per la presa in giro di una macchina statale che già iniziava a risentire della propria massa, ma anche per la possibilità di riconoscere alcune figure politiche dell'epoca nascoste dietro maschere ridicole. Il Glavlit, l'organo censorio dell'URSS, si risentì in particolare per Cimice Ciancio, ritenendola una precisa allusione a un alto funzionario, ancora oggi sconosciuto. In realtà, la cimice buffona, convinta della superiorità degli insetti e terrorizzata dal dito indice che ha il potere di schiacciarla, fa il verso a un'opera di Majakovskij.
Tutto il romanzo è punteggiato da riferimenti che spaziano tra elementi di costume dell'URSS degli anni Sessanta, alla letteratura non solo russa, ma anche occidentale, fino ad arguti giochi di parole. La favola della Trojka non sarebbe appieno godibile senza lo straordinario apparato di note. Lungi dall'interrompere il ritmo della lettura, consente un'immersione nella cultura russa a tutte le latitudini ed epoche; strumento fondamentale per la comprensione del testo, potrebbe anche essere letto come un mini manuale a sé stante. 
Visto il decennio di scrittura, quello della corsa allo spazio, interessante il rapporto con le creature non appartenenti alla razza umana. La Russia di questa favola non sembra preoccuparsi della corsa: hanno magazzini con dischi volanti rotti in attesa dei verdetti della Trojka, hanno alieni che devono comparire davanti a loro per veder deciso il proprio destino. La Russia ha smesso di preoccuparsi di raggiungere il cielo, perché il cielo è venuto da loro e attende di essere messo in pastoie. Lo stesso vale per tutte le altre creature come la piovra gigante Spiridon, convocata già da un anno, ma con la quale non riescono a mettersi d'accordo sul luogo d'incontro, pena la perdita della propria dignità. O la già citata cimice che, per quanto si ritenga superiore al genere umano, vuole diventare un caso all'ordine della Trojka perché si sente ben di più di un semplice insetto parlante. Sono tutte situazioni surreali e divertenti, ma di un umorismo cerebrale che necessita di attenzione e riflessione: bisogna guadagnarsi la risata, e quando ci si riesce si arriva a un profondo godimento per la raffinatezza degli scherzi che i fratelli Strugatskij mettono in scena.

Il sovrintendente ricevette una nota di biasimo per l'indegno comportamento di fronte alla Trojka, manifestatosi nello sputo sul pavimento da parte del compagno Kostantinov, e anche per la perdita del fiuto amministrativo. Il compagno Kostantinov K.K. ricevette un ammonimento per il fatto di aver camminato con le scarpe sul soffitto. Farfukis ricevette un richiamo verbale per aver sistematicamente trasgredito il regolamento durante gli interventi e Chlebovvodov per la violazione dell'etica amministrativa, manifestatasi nel tentativo di calunniare il compagno Kostantinov K.K.. Vybegallo fu redarguito verbalmente per essersi presentato in servizio senza la previa rasatura della barba. (p. 205)

La burocrazia di questo romanzo è stata definita da Leonid I. Filippov, curatore a inizio millennio di una raccolta dedicata ai fratelli Strugatskij, come "un golem che vuole vivere". I suoi membri, nel pieno del fervore delle loro funzioni, a volte perdono addirittura i connotati umani, scivolando nel regno dei mostri. Nemmeno la morte permette di essere depennati dalla lista delle mozioni e la frustrazione dei personaggi diventa anche quella di chi legge. Si tratta di quella frustrazione che sfuma in risata isterica per l'incredulità e l'esasperazione di vedere la soluzione a portata di mano, ma di non poterla applicare perché bloccati da un modulo o un bollo mancante: se mai siete andati per alcuni uffici pubblici, capirete subito a che sensazione ci si riferisce.

Giulia Pretta