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Tutto il Jules Verne che non avete mai letto, ne "L'assedio di Roma e altri scritti inediti"

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L'assedio di Roma e altri scritti inediti
di Jules Verne
Edizioni Clichy, novembre 2023

Traduzione e cura di Giovanni Maria Rossi

pp. 472
€ 25 (cartaceo)

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«Potrei essere un buon letterato, mentre non sarei altro che un pessimo avvocato, dato che in tutte le cose vedo solo il lato comico e la forma artistica senza prendere sul serio la realtà oggettiva» (p. 8). Così Jules Verne scriveva alla madre, appena ventenne, inviato a Parigi dal padre per seguire studi di diritto in cui proprio non si riconosceva. La sua strada era un’altra, e stava imparando a solcarla un’idea alla volta, un racconto alla volta: colui che diventerà il maestro del romanzo di viaggio nonché l’autore francese più tradotto al mondo – tra i suoi libri più celebri ricordiamo Ventimila leghe sotto i mari (1870), Il giro del mondo in ottanta giorni (1873) e Viaggio al centro della terra (1874) – da giovanissimo ha sperimentato e dato sfogo alla sua creatività su decine, centinaia di fogli, poi raccolti in un baule. Acquistato dalla Ville de Nantes alla fine del ‘900, alla sua apertura la sorpresa fu generale: tutti i manoscritti che conteneva erano autografi e inediti

L’assedio di Roma e altri scritti inediti, edito da Clichy con traduzione e curatela di Giovanni Maria Rossi, è un’opera-contenitore preziosissima: vi si trovano raccolti vari testi verniani, dal suo primo romanzo Un prete nel 1835 alla bozza dell’ultimo progetto, Viaggio di studi, che fu interrotto per la morte dell’autore. 
Il testo che dà il nome e apre la raccolta, L’assedio di Roma, è un racconto della costituzione della Repubblica Romana nel 1849, memento clou del Risorgimento italiano. Pur avendo solo ventisei anni al momento della stesura di questo testo, Verne dimostra già un’acuta capacità di osservazione tanto della politica internazionale quanto degli animi umani: così il lettore, mentre ascolta il dispiegamento delle strategie belliche degli assaltatori, segue anche con trasporto la vicenda dell’ufficiale francese Henri Formont, all’inseguimento della sua fidanzata e dell’uomo che l’ha rapita, l’oscuro Andreani Crosetti: 
Andreani si mescolava attivamente a tutti questi incitamenti dei triumviri; quella donna, che aveva sottratta agli inseguimenti di Henri, non era più ricomparsa nelle strade di Roma, ma non occupava tanto più il suo tempo da impedirgli di prendere parte attiva alla difesa e di farsi in quattro dappertutto. (p. 55) 
Dalle tinte più torbide è sicuramente Un prete nel 1835: la campana di una chiesa di Nantes crolla, mentre la folla dei fedeli è riunita per il sermone del giorno. È una strage, le vittime sono decine; ma qualcosa non torna, l’evento sembra più che un incidente. Mentre l’autore tesse sapientemente i ritratti di alcuni personaggi della città, lascia anche alcune tracce stilistiche significative di una notevole consapevolezza letteraria
Se il lettore ce lo consente e non ha paura di affaticarsi troppo, inseguiremo la carrozza misteriosa, e credo che la raggiungeremo facilmente. In effetti, questa vettura ben presto si fermò, e la ritroviamo di nuovo vicino alla vecchia chiesa, in una strada buia, stretta, spigolosa […]. (p. 142) 
Altri testi? Jédédias Jamet o La storia di una successione, incompleto come Un prete ma altrettanto azzeccato nella raffigurazione psicologica e sociale dei personaggi, in questo caso di un borghese rigido nelle abitudini e nelle convinzioni. Il matrimonio del sig. Anselmo dei Tigli, in cui Verne si scaglia contro il matrimonio d’interesse economico. San Carlos, in cui il soggetto cambia ed eccoci sui Pirenei, accanto a un gruppo di contrabbandieri di dogana guidati dal capitano San Carlos.

Gli orizzonti geografici, storici, politici e umani da esplorare in questa raccolta sono moltissimi: Verne ci insegna ancora una volta il piacere di una letteratura che ci consente di viaggiare senza spostarci dalla nostra poltrona.

Michela La Grotteria