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Il terremoto di Amatrice è stato anche un terremoto dell'anima: "Tutto il cielo che serve" di Franco Faggiani

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Tutto il cielo che serve
di Franco Faggiani
Fazi, ottobre 2021

pp. 280
€ 18 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook)


Potevo essere ovunque nel mondo o in nessuna parte, e questo mi dava una profonda sensazione di libertà. Quella intima, tutta mia, da non condividere mai con nessuno. (p. 51)

Anche voi siete stati affascinati dalla delicatezza di Franco Faggiani nel tratteggiare i rapporti umani in La manutenzione dei sensi, così come dalla sua capacità di raccontare il fallimento e scelte di vita insolite in Il guardiano della collina dei ciliegi o di rivedere la Storia attraverso una vicenda insolita in Non esistono posti lontani? In redazione molti di noi hanno avuto modo di apprezzare i suoi romanzi e di parlarne con l'autore (qui trovate l'intervista di Federica Privitera e qui la cronaca dell'incontro a scuola, a cura di Gloria Ghioni). L'arrivo in libreria di Tutto il cielo che serve, quarto titolo di Faggiani, ha incuriosito molti di noi e sono contenta di aver ricevuto il romanzo in anteprima. 

Torniamo in montagna, una dimensione congeniale a Faggiani, ma questa volta per raccontare una storia dura, piena tuttavia di speranza. La protagonista, Francesca Capodiferro, a poco più di trent'anni è caposquadra dei Vigili del Fuoco e geologa: non ha scelto solo un lavoro, ma ha abbracciato una vera e propria scelta di vita, che molti non sembrano capire. Eppure lei si dedica sempre con estrema dedizione alla sua professione, ed ecco perché nelle prime pagine del romanzo la incontriamo sugli Appennini, a pochi chilometri da Amatrice. Di sera, il 24 agosto del 2016, la terra inizia a tremare e Nuzzo e Rufus, i due cani di Francesca, si spaventano tanto quanto la loro padrona. È subito necessario intervenire, mettere da parte la paura per sfoderare il coraggio: pochi chilometri più in là, infatti, la vita di tante persone è stata squarciata dal terremoto. In qualche minuto, molti si sono ritrovati soli, senza una casa né un riparo per la notte, con brutte ferite da curare e con un senso di disperazione annichilente. Francesca non ha tentennamenti, invece, né intende cedere alla fatica: nel romanzo, la seguiamo alle prese con il dramma, mentre alcuni colleghi faticano a riconoscere la sua autorità e altri, viceversa, la seguirebbero ovunque. Capacità di organizzazione eccellente, tempestività, propensione a risolvere subito i problemi fanno di Francesca una caposquadra efficiente e veloce, che di tanto in tanto si lascia sconvolgere da ciò che vede, ma non si fa mai fermare. Anzi, l'urgenza e i pericoli animano ulteriormente i suoi interventi.

In questa dimensione a tratti onirica, in cui i confini temporali si slabbrano perché non esiste notte per riposare e le poche ore di tregua sono comunque occupate dalla preoccupazione di tornare in servizio quanto prima, Francesca ha modo di incontrare vecchie e nuove conoscenze. È allora inevitabile fare i conti con i propri sentimenti, quelli che invece la protagonista tende a mettere in secondo piano, rispetto alla sua scelta di vita di avere con sé solo i suoi due cani e di godersi la solitudine. Gli incontri profondamente umani alimentano ulteriormente la forza di un'esperienza totalizzante e marchiante, che scava nella mente e nell'immaginazione di noi lettori. 

Nel raccontare la situazione di emergenza, accanto a un omaggio evidente ai vigili del fuoco (già presente nella dedica del libro), Franco Faggiani non dimentica mai di inserire uno spazio per la speranza. Ecco perché riusciamo a intravvedere anche il dopo, sebbene alcune situazioni restino necessariamente in sospeso, verosimilmente per farci capire che anche per un vigile del fuoco solerte come Francesca alcuni incontri sono temporanei e destinati a non avere un seguito. Traspare, inoltre, l'amore per la montagna, che qui è anche spettatrice indifferente alle sofferenze umane: per quanto anche la terra tremi e si spacchi, la natura resiste. Con la sua bellezza, può tuttavia essere di conforto a chi sceglie e risceglie la montagna, nonostante tutto, quale fonte di libertà e risorsa a cui attingere per ripartire daccapo e aprirsi alla vita.

GMGhioni