in

A casa del mostro (cioè a casa nostra) con Orazio Labbate e Simone Pace: un Grand Tour della paura sub specie architettonica

- -
Atlante del mistero.
Viaggio illustrato nelle quaranta dimore le cui porte non vorreste mai aprire
di Orazio Labbate
illustrazioni di Simone Pace
introduzione di Andrea Morstabilini
Centauria, 2018

pp. 159
€ 19,00

Appena pubblicato da Centauria, con i testi di Orazio Labbate e le tavole a colori di Simone Pace, Atlante del mistero è il catalogo illustrato di un Grand Tour nella paura sub specie architettonica. Un viaggio-pellegrinaggio che, a dedicare un giorno a ciascuna tappa, assumerebbe le caratteristiche di una quarantena nomade nel deserto, con le sabbie circostanti chiamate a farsi altro allo scoccare della ventiquattresima ora, per magheggio e sortilegio. Un altro evidentemente letterario-cinematografico, oppure mitologico-leggendario, quasi sempre riconoscibile in quanto strutturato e costruito secondo un preciso disegno antropico, e solo successivamente (disgraziatamente) infestato dai miasmi di un maligno proteiforme, ostinato come una macchia abietta sulle lenzuola della nostra infanzia.

Chi meglio di Orazio Labbate per questo ruolo da geografo, o meglio da “agente immobiliare” di un horror fatto dimora? Considerato l’inventore del “gotico siciliano”, già autore dei romanzi Lo Scuru (2014) e Suttaterra (2017), della raccolta di racconti Stelle ossee (2017) e di una Piccola enciclopedia dei mostri e delle creature fantastiche (2016), lo scrittore è una guida più che appropriata per aiutare a destreggiarci tra i peggiori incubi mai concepiti da scrittori, sceneggiatori e registi, senza sconti di latitudine e longitudine e con alcune soste oculate, ora nella sua isola nativa ora in dimensioni parallele di matrice mitologica e religiosa. E svolge questo compito, va detto, in perfetta compagnia di Andrea Morstabilini e Simone Pace: il primo, che nel 2016 ha pubblicato Il demone meridiano con Il Saggiatore e qui firma la breve Introduzione, è il giusto sodale per dare il colpo di diapason a questa esplorazione condotta al ritmo di danse macabre, mentre il secondo ha la visionarietà e (è il caso di dirlo) l’horror vacui ideali per illustrarne passi e tersicorei.

Quattro (meglio: quaranta) salti nell’horror, dunque, ma secondo una coreografia ben precisa. Perché il libro non si pone tanto come rassegna cum figurae di personaggi a accadimenti entrati di diritto nel nostro immaginario – ché più appropriata, in tal caso, sarebbe stata una soluzione enciclopedica in più volumi – quanto come invito a sostare in alcune delle loro scenografie, dunque negli ambienti loro deputati, per esplorarne la conformazione fantastica, l’assetto naturale o la matrice umana (tanto più destabilizzante, questa, per la sua obbedienza a una razionalità deviata, votata alla violenza e al crimine). Puntando sull’effetto claustrofobico tipico del genere orrorifico – se è vero che non c’è prospettiva più disturbante di quella di una fuga impossibile da una dimensione ferale – Labbate e Pace ci sfidano a entrare e a sostenere il peso di questi luoghi, sopportarne l’atmosfera appestata e soprattutto il dialogo perfettamente codificato tra luci e ombre. Perché come scrive Morstabilini nella sua Introduzione, ciò che trasforma in incubo le fattezze di quegli spazi immaginari si spiega tenendo conto di come il gotico passi alla letteratura direttamente dall’architettura, stando tutto nella «contrapposizione fra chiaro e scuro, fra superno e mondano», ovvero nello «spazio di una contraddizione, di un’incertezza: i fantasmi, essenze – o meglio: assenze – impalpabili, abitano la terra».

Sfogliando l’Atlante del mistero, dunque, entriamo in casa d’altri: in casa del maniaco, del folle, del serial killer, del mostro. In casa del Diavolo. Ed è una tipologia che non conosce limiti, questa della tana dove il maligno è tanto a suo agio. È dimora classica: villa, castello, baita. È ambiente circoscritto e deputato: stanza da letto, studio, cantina, fienile. È spazio pubblico: hotel, teatro, fabbrica, mattatoio, ospedale. È sacro e sconsacrato: chiesa e cimitero. È mondo di sotto: fogna e bassifondo. È natura matrigna: antro, grotta, cripta, pozzo, cavità infernale. È dimensione parallela, nel contempo straniante e familiare, proprio come negli scenari del sogno: ora vascello fantasma ora termosifone, ora cubo ora labirinto. «Questi luoghi fisici» scrive bene Morstabilini «non sono altro che soglie, porte verso un altrove spesso inconoscibile, un oltremondo – quando non un aldilà – dalla geometria inafferrabile, mutevole, in cui solo i nocchieri più esperti sanno orientarsi». La prosa di Orazio Labbate, capitano abile e appassionato quant’altri mai, è scarna, cruda: le sue suggestive descrizioni (sempre corredate da precise coordinate spaziali atte a restituire un disturbante effetto di realtà anche quando di pura fantasticheria si tratta) vivono nel felice contrappunto con le illustrazioni di Simone Pace, sovrabbondanti di diabolici dettagli. Sono tavole vive, in cui tutto – abbia o meno un’anima mortale – brulica, striscia, sguscia, sgocciola, geme, sospira. Il cromatismo è marcio, talvolta acido, a contrasto con un rosso onnipresente e più che mai allusivo, che si allarga ovunque come per un’incontrollabile emorragia. Tutte le linee sembrano vibrare, ronzare: quelle spezzate degli edifici, a suggerire una presenza malefica che le scuote dalle fondamenta; quelle sinuose dei corpi umani e dei paesaggi, in cui l’allusione organica ondeggia nell'eccesso barocco di curve e controcurve.

Tutti noi abbiamo paure e segreti, esempi innati o indotti di "mistero angoscioso". Proprio per questo la loro traslazione artistica, e per così dire la loro “mappatura” – sia essa letteraria, cinematografica, scultorea, pittorica o grafica – ci attrae e allo stesso modo ci respinge, ci consola (forse non siamo poi così soli…) e nel contempo ci angoscia (…invece lo siamo). Questo volume ci ricorda che il gotico più autentico, quello che, come anticipa Morstabilini, «vive nello iato fra tensione alla luce e desiderio dell’ombra», si annida da sempre laddove si annida il Babau, e proprio con esso, alla fine, si accuccia: sotto il letto di un bambino”, sotto il catafalco della nostra fanciullezza, tra polvere, balocchi scassati, bucce di caramella e libri di fiabe, ancora oggi vocianti di tutti i peggiori archetipi mai ascoltati prima della buonanotte.

Cecilia Mariani


Tornare a casa e trovare nella posta un libro che parla proprio di dimore: peccato che siano quelle 40 "le cui porte non vorreste mai aprire"! È successo oggi alla nostra redattrice Cecilia Mariani con questa nuova uscita di Centauria @centaurialibri: planata sulla sua scrivania come un insetto, ha scelto di omaggiarla con uno sfondo un po' decorativo e un po' allusivo dei suoi incubi peggiori, che a quanto pare non saltano l'appello tra le pagine... 🐜🐝🐞 La sua recensione a questo "Atlante del mistero", con testi di Orazio Labbate @oraziolabbate e illustrazioni di Simone Pace, prossimanente sul nostro sito! #libro #book #instalibro #instabook #leggere #reading #igreads #bookstagram #bookworm #booklover #bookaddict #bookaholic #libridaleggere #librichepassione #libricheamo #criticaletteraria #recensione #review #recensire #recensireèmegliochecurare #centaurialibri #atlantedelmistero #oraziolabbate #simonepace
Un post condiviso da CriticaLetteraria.org (@criticaletteraria) in data: