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Il 2017 da lettrice di Samantha

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Il 2017 di Samantha è stato
migrante

Ho iniziato portandomi dentro un senso di profondo disagio per storie, persone e tematiche conosciute da tempo, e approfondite negli ultimi mesi del 2016, grazie al libro Ghetto Italia. Ho raccontato tante storie su chi parte e chi arriva da giornalista, e la voglia di conoscere certe dinamiche che regolano la vita di chi cerca rifugio in Italia mi ha portato a leggere un libro che, nonostante i miei pregiudizi sullo scrittore e sul suo modo di risolvere troppo velocemente la questione, e liquidare questa tragedia come truffa, mi ha permesso di capire l’altra faccia del “business dei migranti”. Il libro è Profugopoli di Mario Giordano (Mondadori) e la sua recensione mi ha anche procurato qualche accusa di razzismo da parte di qualche lettore, che forse non sa quanto mi stia a cuore la questione e quanto sia importante leggere tutti i punti di vista, anche quelli che ci piacciono meno, di ogni storia che ci riguarda. In termini di pregiudizi da sfatare ho proseguito nella lettura  di Arabia svelata ma non troppo che racconta un contesto che mi colpisce sempre, e che in qualche modo ha avuto a che fare con le questioni che ho trattato, sebbene sia il punto di vista di un insegnante occidentale in Arabia. È infatti una migrazione al contrario, quella che ci racconta l’autore di Arabia Svelata
Migrare è anche una questione mentale, vuol dire anche doversi adattare ad altre vite, ad altre tradizioni, ed essere pronti a diventare altro. Questo mi ha insegnato la mia passeggiata romana tra le case di illustri scrittori, amabilmente descritta da Bubba e Ghiotti in Via degli Angeli (Bompiani), interessante mappa ideale tra la città e i grandi che vi hanno soggiornato. 
Le donne e la loro capacità di viaggiare prima di altri su temi complessi e su giudizi scomodi mi hanno appassionata alla lettura impegnativa su Madame de Staël (qui la recensione), e nella riscoperta di due romanzi dell’epoca del verismo che toccano temi attualissimi nella penna di Maria Messina, ingiustamente dimenticata (ne scrivo qui). 
A spezzare ogni certezza ci ha pensato il libro di Inge Schilperoord, e le sue Nuvole di Fango (Fazi); “migrazione” scioccante dentro la mente di un pedofilo, i suoi impulsi, la sua lotta contro ciò che sa di non dover fare, il suo trattenersi che non impedisce la fine orrenda di un’anima pura. 
Infine si torna dove tutto ha inizio, in un viaggio alle origini di una storia, quella della famiglia Lehman, che parla di emigrazione e di riscatto, dall’Europa alla nascente America, dall’ascesa al tracollo finanziario del 2008. Stefano Massini ha raccontato in forma nuova il romanzo e la ballata nel suo Qualcosa sui Lehman (Mondadori). 

Alla fine di ogni viaggio o migrazione torniamo cambiati, abbiamo tanto agognato casa e scopriamo che casa è dentro di noi, alcuni si mettono in viaggio e non si fermeranno mai, toccherà a chi viene dopo di loro mettere radici, questa è la lezione che ho appreso vivendo da migrante, e che ho ritrovato in due libri che hanno chiuso il mio anno da lettrice in maniera significativa. Uno è Siria, un diario in tempo di pace, di Marco Dominici (Delos digital), l’altro è un libro di Elliot Ackerman Il buio al crocevia (Longanesi), che parla di ricerca, di sfide e anche di accettazione della sconfitta, pur di riappropriarsi di quell’atavico senso di riscatto e di ricerca della verità, e che parte da un interrogativo, che sta alla base di ogni migrazione e che lascio in dono ai lettori del 2018, il continuare a chiedersi “Qual è il mio posto nel mondo?”.

Samantha Viva