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Mi raccomando: tutti a sorridere bene, con Sedaris

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Mi raccomando: tutti vestiti bene
di David Sedaris
Mondadori, 2012

Traduzione di M. Colombo
1^ edizione originale: 2004

pp. 236
€ 9,50



Capisci che sei giovane quando qualcuno ti chiede dei soldi e tu lo prendi come un complimento. (p. 72)
Quando hai una famiglia stramba, che non ha orari per andare a dormire, né si lamenta che il giorno dopo hai scuola, ma semplicemente si sorprende per la tua inesauribile riserva di energie, hai di sicuro un'infanzia non convenzionale. Chissà perché mi torna in mente proprio questo dettaglio tra i tanti della spassosissima e ricca esperienza (quanto di vero e dove parte l'inventio?) di David Sedaris. Sarà che - forse forse, ma qui rischio di pestare i piedi alla psicanalisi - qualcosa di noi filtra sempre nel libro che leggiamo e, inevitabilmente, si confronta con l'Altro. E, per restare sempre nella disciplina ma spostandoci verso altri lidi, questo libro ha colmato pienamente il mio bisogno gestaltico di una storia geniale e accattivante, al tempo stesso beffarda e riflessiva. 
La scommessa di Sedaris è infatti tutt'altro che scontata: nell'universo del Duemila governato dallo strapotere dell'autofiction, David compie un colpo di mano inatteso. Innanzitutto, decide di raccontare di sé a sprazzi, segmentando l'autofiction in capitoli brevi e fulminanti, dall'infanzia alla maggiore età (forse al presente, difficile stabilirlo). Frammentario? Per forza, come frammentaria e imprendibile è la memoria depositata e poi rimestata per essere riproposta sulla pagina.
Procedere per episodi non è quindi un ripiego, ma una scelta deliberata, in grado di garantire a Sedaris il potere di scivolare con facilità dagli equilibri familiari (o meglio disequilibri?), alle novità dell'adolescenza, fino a una divertentissima visione degli hippy con gli occhi del ragazzino non ancora cresciuto; quindi, si arriva al faccia a faccia con il lavoro, la coppia, e tutte le tematiche che rendono clamorosamente realistico il libro. E dove la goffaggine del protagonista rischia di farlo cadere nel ridicolo, ecco l'intuizione narrativa, che salva l'io narrante.


Benché tanti tempi e temi si avvicendino nel corso dell'opera, è impossibile rischiare di perdersi. Accanto al filo rosso del nostro io-narrante Dave, l'ironia: è questo l'elemento che unifica il tutto e porta a chiedersi dove finiscano i racconti e inizi un romanzo autobiografico con risvolti da Bildungsroman, più coeso di tanti presunti tali. Anche per questo, riassumere in una recensione alcuni particolari delle storie sarebbe un crimine: i racconti non sono sintetizzabili, i piccoli fatti da niente del quotidiano si vestono bene nello stile di Sedaris, con il suo spirito critico sempre spruzzato di ironia e sarcasmo. 
Una doppia nota a margine: un "bravo" al traduttore (bellissima versione in un italiano davvero appropriato e godurioso), e un "accidenti!" alla copertina (coraggiosa, se vogliamo: cosa avrà mai detto la Mattel di questo fronte/retro?). E come sempre, in calce il passo che ho preferito (stavolta lo fotografo, in linea con la discontinuità e la frammentarietà di Sedaris!).

GMGhioni