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“Il caviale del Po” di Michele Marziani: una storia ferrarese born on the bayou

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Il caviale del Po. Una storia ferrarese 
di Michele Marziani

Antonio Tombolini Editore, 2014

pp. 54
euro 10


Born On the Bayou è una delle canzoni più famose del gruppo blues-folk-rock Creedence Clearwater Revival. La band di John Fogerty & soci sarebbe proprio la colonna sonora migliore per Il caviale del Po del giornalista Michele Marziani. Il libro in questione è infatti un lungo viaggio attraverso un ambiente unico, pieno di storie e personaggi curiosi: quello sterminato habitat che è, anzi era, il mondo del Po, quell’intrico fatto di acqua e terra grassa, di pescatori e pesci misteriosi la cui capitale, signora delle acque dolci, era Ferrara, la città del fiume.


Nei quattordici fulminanti capitoli Marziani si mette alla ricerca del fantasmagorico caviale del Po, ovvero quella specifica qualità del prezioso nettare che soltanto i cuochi ferraresi e padani (locuzione toponomastica, non politica benintesi, mai usata qui, ma che aleggia su ogni pagina) avevano selezionato lungo i secoli, a partire dal quindicesimo, per approdare poi, più o meno gloriosamente, sino al secondo Dopoguerra, dove la tradizione si stava lentamente spegnendo. Eppure non “tutto il tempo viene per non tornare” dato che una coppia di cuochi, Cristina Maresi e Gianni Tosti, “testardi e perseveranti come solo gli uomini del fiume possono essere”, nel loro bellissimo agriturismo di Runco, hanno recentemente deciso di recuperare dall’oblio questa tradizione secolare. Ed ecco che lo storione, il re caduto del Po, ritorna agli antichi fasti, quando le sue uova, debitamente trattate e selezionate dal conte palatino per meriti culinari Cristoforo da Massisbugo e migliorate dagli ebrei sefarditi cacciati da Isabella la Cattolica dalla Spagna, erano conosciute, esportate ed apprezzate in tutti i reami d’Europa.
Il Po, negli ultimi quarant’anni, ha visto progressivamente limitarsi e ridursi "lo spazio vitale" per lo storione. Infatti la sua nicchia evolutiva è stata riempita dall’orrido Pesce Siluro, specie aliena alle acque dolci dell’Eridano (il nome greco con il quale si indicava il Po nei tempi antichi) visto che viene dal Danubio. Non più quindi gli irsuti barbari di Attila dalle steppe danubiane, ma sono i baffuti ceffi ittici provenienti dal cuore della Mitteleuropa ad andare alla conquista della bassa ferrarese ed oltre. Il pesce siluro, il quale difficilmente raggiunge i due metri di lunghezza, è un divoratore eccezionale dato che si ciba di ogni cosa, “spazzolando” via letteralmente tutto quanto incontra lungo il suo cammino. Ecco allora che lo storione, animale più “nobile e compassato” rispetto al suo cugino danubiano, perde sempre più spazio. Ora gli storioni sono una netta minoranza, il caviale del Po è minacciato. 

Soprattutto, nonostante gli sforzi romantici di qualche appassionato, ad essere in serio pericolo è l’intero mondo fluviale, in quanto il progresso, fatto di “ritmi incessanti e confini netti” male si coniuga con questa area, contraddistinta da “ritmi allungati e confini che sfumano tra l’acqua e la terra”. Una specie di Austria Felix quest’impero dell’acqua dolce della bassa. E in questo viaggio, assieme a Michele Marziani che quasi per caso si mette sulle tracce dello storione, siamo accompagnati da tutti gli scrittori che hanno vergato grandi pagine intorno a questo titanico, ma anche tanto umano, fiume: Giorgio Bassani, Riccardo Bacchelli, Giovannino Guareschi, Gianni Brera, Mario Albertarelli, Cesare Zavattini, Mario Soldati, Gianni Celati. “Tante penne intinte nel Grande Fiume che sicuramente hanno aperto la strada” scrive Marziani, come a rendere omaggio a quelli che, prima di lui, già avevano tracciato un solco in quella terra “umida di fiume”. Ma alla fine, Marziani non ha fatto nulla di troppo diverso da quanto cantato da John Fogerty. Lui, riminese di nascita, ma padano d’adozione, per via degli spostamenti famigliari, è sempre stato uno “nato nel Bayou”, venuto su nell’habitat di un fiume, di un grande fiume: e poco importa se si tratti del Mississippi o del Po. 

Gli uomini del fiume, quelli veri, si mettono alla ricerca dell’oro nero dei pesci per motivi impercettibili agli uomini della terraferma. Non si cercano gli storioni per soldi o per fama, ma per ricordo, un ricordo di un bambino in viaggio per trovare i parenti durante le vacanze: 
Solo due cose allietano questi viaggi incredibilmente lunghi e noiosi: l'acquisto alla stazione di Bologna del cestino con il pranzo (lasagne, pollo arrosto e una mela) e il passaggio sul Po, sul ponte di ferro di Pontelagoscuro. Già il nome, Pontelagoscuro, per un bambino, è qualcosa di incredibilmente evocativo, quasi pauroso. In più sotto a quel ponte, a quell'epoca, c'è un vero e proprio mondo in fermento: pescatori, cacciatori, barcaioli, bagnanti nella buona stagione, bambini che a me sembrano incredibilmente felici. Rammento persino donne che lavano i panni, ma forse è più un sogno che un ricordo. 
Realtà e ricordo si confondono, quando si va per “quella terra che non è più terra, in quell’acqua che non è ancora acqua” che è il delta del Po. 

Mattia Nesto