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Anatomia di un doppio inganno: Thilliez ci racconta le origini di Franck Sharko con "1991"

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1991


1991. La prima indagine di Franck Sharko
di Franck Thilliez
Fazi, maggio 2025

Traduzione di Daniela De Lorenzo

pp.468
€ 19,50 (cartaceo)
€ 10,99 (ebook)

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Immaginate di essere un giovane commissario appena approdato a Quai des Orfèvres, il commissariato più prestigioso di Parigi e di scalpitare per affrontare il vostro primo caso. Ora immaginate la delusione di Franck Sharko nell’apprendere che starete in archivio, nessuna azione per voi, se non carta su carta da mettere a posto. Per rendervi mentalmente operativi avete spulciato tra vecchi casi irrisolti, che non vi hanno certo attirato la simpatia dell’ispettore che, senza successo ci ha già lavorato parecchio. Casi di qualche anno prima, che però non potete analizzare con mezzi potentissimi ed efficaci di ultima generazione, perché è il 1991 e voi avete ancora il fax per ricevere notizie dalla vostra fidanzata Suzanne.

 

Poi una sera uno sconosciuto in preda al panico si avvicina e vi sottopone una foto, uno strano indovinello che l’ha portato a scoprire che una donna, una certa Delphine, sarebbe in pericolo. Lo ha scoperto indovinando il suo nome sulla pagina di un libro di poesie di Baudelaire, spedito da uno sconosciuto. Ecco il vostro momento, da ora avete un caso e comincia il bello.


E il bello, nei romanzi di Franck Thilliez, non è mai un “bello” rassicurante. È piuttosto un sentiero che si inoltra nell’oscurità, tortuoso e imprevedibile, costellato di indizi da decifrare, piste che si biforcano e misteri che affondano le radici nel dolore umano. Con 1991 – pubblicato da Fazi nella traduzione italiana di Daniela De Lorenzo – Thilliez firma un ritorno alle origini della sua saga più celebre, mettendo in scena un giovane Sharko (che i lettori italiani conoscono per la prima volta), che è ancora privo delle cicatrici (fisiche e interiori) che lo renderanno il personaggio tormentato e indimenticabile che i lettori francesi già conoscono.


Scritto durante il Covid, con l'intento di chiarire le origini di Franck Sharko, che con La macchia del peccato (ancora inedito in Italia), aveva conquistato i lettori francesi, questo prequel non è un semplice esercizio di stile o un’operazione nostalgia. È, piuttosto, un brillante romanzo autonomo, capace di reggersi perfettamente sulle sue gambe. Il fascino retro dell’indagine – ambientata in un’epoca senza smartphone né Internet, dove i dati si cercano in biblioteca e i criminali non lasciano tracce digitali – è un valore aggiunto: non solo un contesto temporale, ma una condizione mentale. La Parigi del 1991 che Thilliez ricostruisce è una città densa di ombre, fatta di interni cupi, fascicoli impolverati, e atmosfere claustrofobiche che ricordano certi noir cinematografici di fine anni ’80.


Il caso che Sharko insegue – tra donne scomparse, giochi enigmistici, poesie inquietanti e una trama che si avvita su se stessa come un origami maledetto – non è mai banale. Il ritmo, come sempre con Thilliez, è serrato, ma mai a scapito della profondità psicologica: il giovane Sharko non è ancora l’eroe consumato che conosciamo, ma un uomo in bilico, curioso, vulnerabile, affamato di giustizia ma già sfiorato dal buio. Il lettore lo segue con empatia e tensione crescente, pagina dopo pagina, in un viaggio che è anche una riflessione amara sull’eredità della violenza e sul peso della memoria.


1991 è un romanzo che vive di dettagli e suggestioni, dove l’assenza di tecnologia si fa occasione per riscoprire il valore dell’intuito, della deduzione, dell’umanità investigativa. Thilliez costruisce un puzzle complesso e stratificato, e lo fa con la consueta maestria nel dosare colpi di scena, crudeltà e poesia.


Accanto alla fascinazione per l’indagine analogica – in cui l’intuito conta più della tecnologia – emerge in controluce una forte denuncia sociale. Il romanzo si addentra nei sotterranei della Parigi dei primi anni ’90, dove il male spesso prende la forma del potere abusato, delle donne invisibili e della brutalità travestita da metodo scientifico. Le vittime non sono solo nomi da incasellare nei faldoni, ma persone inghiottite da un sistema che non ha voluto proteggerle.


Thilliez affonda lo sguardo in due mondi solo apparentemente opposti: quello dei riti, dell’illusionismo – fatto di inganni, messinscene e suggestioni da palcoscenico – e quello della scienza, con le sue derive più oscure, quasi lombrosiane. Il lettore si muove tra spettacoli di prestigio e laboratori di patologia, tra indovinelli cifrati e cartelle cliniche, tra riti voodoo e infanzie manipolate, in un crescendo che interroga i confini della verità e le responsabilità di chi, in nome della conoscenza, ha dimenticato l’etica.


Il fascino retrò dell’inchiesta non è dunque solo un vezzo stilistico: è la scelta consapevole di un autore che ci costringe a guardare a un passato non così remoto in cui l’informazione era scarsa ma il controllo sulle vite altrui, spesso, inquietantemente capillare.


Un libro per chi ama il noir cerebrale e malinconico, per chi cerca nei gialli non solo l’adrenalina dell’indagine ma anche l’eco cupa delle domande morali. E per chi, magari, non ha mai letto un romanzo con Sharko: questo è il punto di partenza perfetto. O forse, sarebbe meglio dire, il punto zero.


Samantha Viva