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Dal Regno Unito all'Oklahoma: "Pelli", il secondo romanzo di Rachele Salvini

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Pelli
di Rachele Salvini
nottetempo, giugno 2025 

pp. 144
€ 15,50 (cartaceo)
€ 10,49 (ebook) 

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C’è una parte di responsabilità nell’assumere l’identità della vittima. Continui a farlo. Io non voglio farlo più, non l’ho mai voluto. Ma tu continui a sentirti in colpa, come se meritassi tutta la merda che ti arriva addosso. Tutta la merda che ti è arrivata. (p. 119)

All’incirca un anno fa, proprio su queste pagine, si parlava di No Big Deal, romanzo d’esordio di Rachele Salvini per nottetempo. Quel libro era un’ode oscura all’amore tossico sbocciato fra due ragazzi molto giovani: la livornese Lena e il londinese Dixon. A fare da sfondo, l’ambiente underground della musica britannica, tanto rock e una buona dose di alcol e droghe.

A distanza di un anno Salvini torna con un romanzo molto più breve del precedente, circa un terzo delle pagine. Cambiano i protagonisti e cambiano anche le atmosfere e i luoghi. Zelda ha quasi settant’anni e vive non a Londra bensì in una cittadina dell’Oklahoma in cui la vita scorre tranquilla: ci sono un emporio, un bar, probabilmente una stazione di polizia e un diner lungo la strada che conduce verso altre città. Zelda ha da poco perso il marito, Tom, un uomo irascibile e violento, un chirurgo che nel tempo libero si dava alla caccia per poter lavorare le pelli degli animali. Zelda ha anche un figlio, Gareth, che nella vita sembra aver combinato poco e l’unica cosa buona che ha fatto è stata sposare la nativa Allison, matrimonio da cui è nata Grace. Il quadro familiare è completo: una manciata di personaggi e di relazioni, una piccola città e poco altro. Eppure da questi colori primari Salvini riesce a tirare fuori un romanzo solido, ben strutturato, meno “romantico” del precedente – se poi romanticizzare l’amore impetuoso, viscerale, violento dei vent’anni sia cosa buona e giusta è vedere – ma molto più calato nella realtà. Se No Big Deal è quel romanzo che si ha nel cassetto, scritto nel corso di anni e arrivato alla pubblicazione in un momento successivo della vita dell’autore, Pelli è un testo che nasce da un’idea precisa, qualcosa che è ronzato per la testa per il tempo sufficiente da farne immaginare la trama e le dimensioni, per prendere poi vita al momento giusto.

Fra le righe di questo nuovo testo leggiamo – come nel primo – le vicende di un amore tossico, in cui la donna ha vissuto per anni all’ombra di quell’uomo che è stato un ragazzo innamorato ma poi è diventato altro; ma leggiamo tutto questo con un occhio critico, sia da parte dell’autrice sia da parte della sua protagonista. Zelda, con cui non si fa fatica a empatizzare, è una donna sconsolata, sconfitta dalla vita a causa delle sue stesse scelte, e che sembra riacquistare la libertà proprio ora che, nel tramonto della propria esistenza, senza più un marito da dover sopportare, ha modo di esprimere se stessa. Salvini mette in scena un atto audace: rendere la vittima responsabile del proprio essersi resa vittima. Se nessuno mette in dubbio le colpe di Tom – di fatto un essere inutile, indurito da una vita tutto sommato tranquilla –, mentre gli eventi di Pelli scorrono siamo sì dalla parte di Zelda eppure ci fermiamo a tratti a pensare che tante volte avrebbe potuto ribellarsi, tante volte avrebbe potuto dire no e allontanarsi dalla vita che aveva scelto, eppure non l’ha fatto. L’ha fatto Allison, quello sì, che ha deciso di chiudere la relazione con Gareth il quale, proprio come il padre, è diventato nel tempo un essere inutile e rancoroso. A tal proposito, Gareth è un personaggio curioso, perché in lui vivono il carnefice e la vittima: se, come il padre, è un uomo meschino, al contempo è vittima della propria meschinità, di un certo modo di essere uomini che non fa bene a nessuno e che gli si è attaccato addosso come una gomma da masticare sotto la suola di una scarpa.

Concludevamo l’articolo su No Big Deal, lo scorso anno, affermando che la penna di Salvini è quella di “un’autrice affermata, sporcata appena da alcune punte di inevitabile acerbità”. A distanza di poco tempo, quell’acerbità sembra scomparsa. Pelli non brilla per colpi di scena o situazioni estreme, anzi: fa della pacatezza e della normalità il suo punto di forza. È un romanzo molto americano, nell’ambientazione e nella struttura. Di certo, è un romanzo maturo.

David Valentini