di Mick Herron
Feltrinelli, luglio 2025
Traduzione di Alfredo Colitto
pp. 352
€ 19 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook)
Vedi il libro su Amazon
Siamo a Londra, dopo la Brexit, a Regent’s Park, nel cuore della City e il capo dell’MI5 Claude Whelan scopre piano piano come il potere sia una trappola, soprattutto in termini di responsabilità e sospetti. Lui è una “Prima scrivania” e osserva l’Inghilterra sull’orlo della nevrosi collettiva e Londra che ribolle di tensioni politiche. Incaricato di garantire che le imminenti elezioni amministrative si svolgano senza incidenti, Whelan si ritrova accerchiato: da un parlamentare populista e urlante, che costruisce la propria carriera demonizzando ogni minoranza; dalla moglie di quest’ultimo, giornalista scandalistica sempre pronta a colpirlo con articoli velenosi; e soprattutto dalla sua vice, Lady Diana Taverner, più interessata a scalzarlo che a proteggerlo.
Nel frattempo, una serie di attacchi terroristici scuote il Paese. Episodi che sembrano casuali, ma che compongono una trama oscura. È qui che entrano in scena gli agenti cacciati dal Park— i “brocchi” di Jackson Lamb — relitti dell’intelligence britannica confinati ai margini del sistema, rinchiusi nella loro “Casa del Pantano” sono pronti, come sempre, a trasformare un’operazione delicata in un cataclisma perfetto.
Non siamo di fronte al pericolo jihadista stavolta e non ci sono cellule russe pronte a saldare i conti col passato. A fungere da destabilizzatori, dentro una precisa strategia che di solito è usata dalla stessa intelligence, sono gli apparati di sicurezza, che vengono manomessi, c’è la fuga di notizie coi data-leaks, si racconta di sorveglianza e manipolazione dell’informazione nel mondo spionistico.
Eppure, in mezzo a questa satira feroce della società e della politica britannica, Herron non dimentica la dimensione umana, riproponendoci non nuovi personaggi, ma quelli che abbiamo conosciuto nei libri precedenti: Catherine, che cerca di rimanere sveglia e in piedi, facendo a meno della bottiglia, per aiutarlo; Shirley, che nonostante tutto, sceglie di non drogarsi più; River, entrato nell’MI5 per tradizione familiare, con un padre dal passato torbido e un nonno ormai con la demenza senile, che dall’inizio non fa altro che combinare guai ed è quasi fuori dai giochi e comunque privo ormai di credibilità; Coe, psicopatico ma con l’intuito giusto; Roderick Ho, genio informatico, goffo e poco incline alla socialità e ai rapporti amorosi sani, che diventa centrale in questo quinto capitolo della serie; tutti sembrano figure minori, ma lentamente diventano la spina dorsale della narrazione. Ciò che colpisce è proprio la capacità di Herron di restituire alle “spie in disgrazia” un’umanità che i veri protagonisti del potere non hanno più.
Lamb è l’asse morale e comico del romanzo. La sua oscenità linguistica, la sgradevolezza fisica e la lucidità mentale convivono in un equilibrio unico: ogni sua apparizione scardina le convenzioni del genere. In questo volume si percepisce la stanchezza dell’uomo che ha visto troppo, ma anche la sua irriducibile vitalità. È il filo rosso che tiene unito tutto il disordine.
Il pregio maggiore del libro è forse la sua ambivalenza: un romanzo di spionaggio che si legge come una satira politica; una commedia nera che non rinuncia alla suspense; un thriller che sceglie personaggi sgangherati al posto degli eroi patinati. Se c’è un rischio, è che il lettore cerchi un plot serrato e “pulito”: Le regole di Londra preferisce invece moltiplicare sottotrame, rallentare per un dialogo, deviare su una descrizione grottesca. Ma è in quelle deviazioni che Herron mostra il meglio di sé. Definito da molti l’anti le Carré, il genere che mette in scena Herron è un misto di satira e spy-story con tanta ironia e poca indulgenza nei confronti del sistema.
Adesso in onda su Apple TV nella sua trasposizione televisiva, sembra già destinato al successo, visto che le stagioni precedenti di Slow Horses hanno dimostrato che il carisma di Gary Oldman rende giustizia a Jackson Lamb.
Avvincente e corrosivo, Le regole di Londra conferma la straordinaria capacità di Mick Herron di intrecciare intrigo politico e satira sociale. Tra allusioni alla Brexit, ombre di terrorismo e il veleno della demagogia anti-immigrati, il romanzo mette a nudo l’Inghilterra contemporanea: un Paese in cui la sicurezza è un teatro e le spie, per quanto disilluse, restano gli ultimi testimoni di un ordine che non esiste più.
Samantha Viva

Social Network