Implacabile
di Christopher Bollen
Bollati Boringhieri, novembre 2025
pp. 272
€ 19 (cartaceo)
€ (ebook)
Che cos'è un bambino? Un bambino è una bomba che ticchetta nel seminterrato mentre le donne, di sopra, si esercitano al pianoforte. Un bambino è una pistola carica, a portata di mano sul tavolo della cucina. È una maledizione incisa sul banco di una chiesa. È il minaccioso scricchiolio a cui i cervi alzano la testa. (p. 171)
Ci sono due categorie che vengono considerate più fragili e da proteggere: gli anziani e i bambini. Bene, proprio in profondo contrasto con questo pensiero comune si sviluppa Implacabile, nuovo romanzo di Christopher Bollen.
Se già in Orient (Bollati Boringhieri, 2018) l'autore aveva dato prova di saper piegare il genere del thriller a un'indagine umana puntuta, qui conferma il suo occhio critico sulla società, ma lo fa con un certo sadico divertimento. A cominciare dall'ambientazione, che si presta bene a far apparire tutto volutamente artefatto: un albergo cinque stelle di Luxor, che mantiene intatto il fascino un po' stereotipato di una ricchezza e di un lusso in contrasto con ciò che si vede per le strade della città.
Qui incontriamo la protagonista indiscussa del romanzo, Maggie Burkhardt, vedova, ottantunenne, che ha perso da poco anche la figlia Julia. Fin da subito, la donna appare come una ricca viaggiatrice americana, che forse ha trovato nell'albergo di Luxor più di un posto piacevole dove passare i mesi dell'epidemia da Covid: «Negli ultimi cinque anni di viaggi, sono stata ospite di diciotto hotel, e il Royal Karnak è l'unico che ho mai considerato casa mia. Il mio piano è rimanerci per sempre» (p. 18). Cosa significa sentirsi a casa in un albergo? Per Maggie, implica il considerare il direttore dell'albergo Ahmed come un famigliare, con cui cerca un rapporto di confidenza che potremmo accostare all'amicizia.
Vi sta facendo un po' compassione la vedova Maggie, che passa il tempo a ricordare il marito Peter e a piangere la figlia Julia, sulla cui morte ha ricordi un po' confusi? Se aggiungo che la donna ha una rara malattia alla pelle e deve prendere regolarmente pillole o non può condurre una vita regolare? E se consideriamo che spesso tra le pagine percepiamo il suo male all'anca, alle ginocchia, la fatica di muoversi nel caldo egiziano? Ecco, fidatevi: la compassione è proprio l'ultimo dei sentimenti da provare per "Mags", e lo capirete presto, perché già nella prima cinquantina di pagine Christopher Bollen introduce stranezze, dettagli che delineano un'idea molto particolare di villeggiatura...
Un esempio? Nei suoi viaggi, Maggie ha spesso fatto in modo che famiglie intere o coppie esplodessero: ha disseminato indizi che permettessero di scoprire tradimenti, mostrato esempi di slealtà a suo dire evidenti, ma non per i famigliari. Qualche volta è andata troppo oltre, lo sa bene, ma non riesce a evitarselo. E dunque, anche al Royal Karnak la donna osserva gli altri ospiti per scoprire segreti e svelare cause di infelicità, dal momento che, a suo dire, non è difficile trovare l'infelicità in vacanza. Il tutto, con questa singolare rivelazione:
Cambio la vita delle persone in meglio, che la pensino così o no. Soltanto una volta le cose si sono messe per il peggio. Ma non ho voglia di pensare all'omicidio. (p. 20)
E sull'osservazione degli altri si muove lo sguardo impietoso – talora sarcastico – dell'autore, che evidenzia le profonde contraddizioni dell'animo umano, i finti equilibri di coppia, i compromessi che dall'esterno sembrano assurdi. Se nella coppia formata da Ben e Zachary "Mags" (come la chiamano loro) non riesce a trovare segni di crisi – e non per niente questi diventano tra i suoi più cari amici all'albergo –, in altre famiglie basta pochissimo perché tutto si guasti. E Maggie, con il suo aspetto da ottantenne, appare spesso una nonnina con cui confidarsi, un'amica saggia di cui cercare la complicità.
Più complesso è il caso di Tess e di suo figlio Otto: la donna appare depressa, allude di continuo al fatto che il marito la raggiungerà presto, mentre il bambino, benché abbia solo otto anni, mostra comportamenti singolari, a tratti infantili e in altri momenti estremamente preoccupanti. Quasi patologici. Che Otto sia davvero così pericoloso e insensibile, che sia privo di empatia, come i più efferati serial killer?
Se all'inizio il romanzo è piuttosto lento e sembra lontano dal conquistare con le regole del thriller, si comprende dopo una settantina di pagine che Christopher Bollen si è preso tempo per costruire la scena, farci conoscere al meglio i personaggi che poi agiranno sorprendendoci nelle successive duecento pagine, in un crescendo di colpi di scena, agnizioni e ribaltamenti. Implacabile è il titolo perfetto per questo romanzo, che parte in sordina e poi spoglia i personaggi delle loro apparenze. E li lasci nudi con le loro idee e con le loro turbe.
GMGhioni

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