Il segreto di Miss Austen
di Giovanna Zucca
Fazi, settembre 2025
pp. 301
€ 17,00 (cartaceo)
€ 8,99 (ebook)
Ho scritto per necessità, per diletto, per verità, ma anche per quella sottile malinconia che accompagna chi vive di parole e sogni. (p. 298)
In occasione del duecentocinquantenario dalla nascita di Jane Austen, Giovanna
Zucca torna a scrivere – dopo il precedente Una
carrozza per Winchester – un romanzo dedicato all’autrice inglese. La prima
parte del volume è dedicata a tratteggiare la realtà vivace e pettegola di una piccola comunità dell’Hampshire,
in cui le famiglie più altolocate intrecciano reti di relazioni, grazie a un
fitto calendario di balli, ricevimenti,
visite pomeridiane, passeggiate in campagna. Il breve profilo dei
personaggi principali posto in apertura non restituisce che in minima parte la
complessità della galassia umana che
Zucca riesce a delineare nell’arco di poche pagine. Le signorine stringono
amicizie o mormorano contro le rivali, le madri e le tutrici scambiano
convenevoli, i giovanotti corteggiano o si fingono disinteressati, le vecchie
zitelle diffondono piccole maldicenze… l’intreccio si complica rapidamente,
animato da conversazioni rapide e
brillanti che sono la cifra di questo romanzo come lo erano di quelli di
Jane Austen.
Alcune scene
strizzano apertamente l’occhio alla tradizione letteraria e cinematografica a
tema Regency, come il disvelamento
dei sentimenti di Olivia ed Henry Killing sotto la pioggia, che evocano
immediatamente Keira Knightley e Matthew Macfadyen nell’adattamento di Orgoglio e pregiudizio firmato da Joe
Wright. E se alcuni personaggi o
situazioni sembrano ispirati direttamente alle prose austeniane, come il
colonnello Coleman, che per attitudine e trascorsi ricorda molto Wickham, o
Olimpia, ingenua e un po’ sciocca, ma pronta a crescere e imparare, come
Catherine Morland, le motivazioni presto si disvelano. Jane Austen, infatti, nel romanzo recita la parte di sé stessa, e mentre rischia di divenire protagonista di una delle sue stesse trame, in
bilico tra ragione e sentimento, buon senso e pregiudizio, allo stesso tempo raccoglie dal mondo tutto ciò che poi
alimenta i suoi scritti, la vita vera che diventa eterna nelle sue parole.
Ne Il segreto di Miss Austen, molte giovani donne sono colte nel momento di svolta della loro esistenza: quello in cui si affacciano al mondo adulto e si preparano a prendere marito, a soddisfare le aspettative spesso molto elevate delle famiglie e a trovare la propria posizione all’interno di un sistema di regole spesso molto rigido, e che lascia poco spazio a questioni futili come la felicità femminile. Ci vuole poco per capire – e in questo Zucca rispetta il punto di vista della sua ispiratrice – che per le fanciulle il corteggiamento è un gioco molto serio, e le strategie o le scelte sbagliate possono avere esiti anche rovinosi. Questo è il caso di Louise Alton, giovane donna altera e arrogante, che è forse uno dei personaggi più interessanti del romanzo. Prigioniera della propria posizione sociale e del proprio carattere difficile, Louise rischia di finire nel disonore per colpa di un malintenzionato interessato alla sua dote. Solo l’intervento risolutivo di Miss Austen e della sua cerchia di buoni amici la può salvare, dandole l’occasione di intraprendere un percorso di consapevolezza in grado di cambiarla, e in meglio. Il personaggio di Jane, in questo senso, viene caratterizzato dal suo ruolo di formatrice involontaria, di modello di intelligenza e autonomia di pensiero per ragazze in cerca dell’amore, o di sé stesse. Già trentacinquenne, ormai determinata alla sua vita di donna nubile, e dedita a una carriera da scrittrice che però ancora stenta a decollare, Jane si inserisce armoniosamente nella comunità di Chawton, insieme alla fedele sorella Cassandra. Quello che non può immaginare è di innamorarsi, ricambiata, del giovanissimo Richard Stokes, primogenito del conte di Ashcombe. Il sentimento improvviso e inaspettato mette per la prima volta la donna nella condizione di vivere ciò che è solita descrivere nelle sue trame, di essere scossa dalla fugace possibilità di un’esistenza diversa.
[Jane] si voltò un'ultima volta verso il sentiero ombroso, domandandosi se fosse davvero stata lei a percorrerlo poco prima, o solo un'altra ragazza dentro un romanzo che non avrebbe mai osato scrivere. (p. 98)
Nel descrivere questa Jane inedita, fragile e confusa, Zocca le fa
attraversare tutte le fasi, tutte le emozioni connesse al tema, pure non nuovo, dell’amore
impossibile: l’inquietudine, l’invidia, la malinconia, il rimpianto, la
lacerazione tra il desiderio e l’attaccamento alla propria libertà, il tormento
per ciò che si potrebbe avere e a cui si dovrà invece rinunciare, nella
certezza di un insieme di ostacoli
difficilmente superabili, come la differenza d’età e le convenzioni
sociali. Il dolore che nasce da questo sentimento e dal necessario rifiuto che
ne segue riverbera su entrambe le parti coinvolte: Richard rifiuta infatti la
bella Cecilia Ravencourt, elegante ma superficiale, a cui pareva destinato, e
decide di partire per un Grand Tour
in Italia, mentre Jane si allontana da Chawton per non correre il rischio di
rivederlo («una fuga ben organizzata è
sempre preferibile a una disfatta mal raccontata», p. 227). E il lettore o
la lettrice, che già conoscono la biografia austeniana, e quindi non potevano
aver dubbi sul finale della sottotrama romantica, pure si dispiacciono che il
personaggio non abbia potuto avere una sorte differente, almeno nella finzione
narrativa.
Jane, del resto, continua a fare ciò che le riesce meglio: scrivere, «[trasformando] il rimpianto in ironia, il dolore in letteratura» (p. 296), e noi già possiamo intravedere in nuce una storia di amori perduti e seconde occasioni, quel Persuasione che è forse il più amato dei romanzi austeniani per chi li riaffronti in età adulta, e gli echi leggeri di Richard Stokes nei giovani uomini di valore che affollano le sue pagine immortali.
I miei romanzi sono la mia famiglia, le mie eroine le mie figlie ribelli, e in ogni pagina rimarrà traccia della vita che ho amato: fatta di pensieri, sentimenti, e di quell'ironia gentile che è stata la mia compagna più fedele. Ci sono amori che si vivono e amori che si portano, silenziosi, come una lettera mai spedita. (p. 298)
Giovanna Zucca non è Jane Austen, ma è certamente una appassionata conoscitrice della sua opera di cui riesce a
restituire la leggerezza della
narrazione, la profondità dello
sguardo nella decifrazione dell’umano, la capacità
di non formulare sentenze definitive nei confronti dei suoi protagonisti.
Quello che ne emerge è, insieme a una
trama più che godibile, il ritratto variegato di una donna straordinaria, «fatta
di creatività, di mondi nascosti intrecciati tra le pagine dei suoi libri e
nell’angolo più profondo della sua anima» (p. 297). Ogni pagina è, in fin
dei conti, e mentre scorre lieve nell’accompagnare le sorti dei diversi
personaggi, un grande attestato di stima
e devozione alla maestra, più volte ribadito, e per questo di per sé
meritevole di essere letto.
C'era qualcosa in Jane che andava oltre la sua intelligenza e il suo talento. Era la sua capacità di ascoltare senza giudicare, di cogliere il ridicolo senza essere crudele, di accettare la vulnerabilità senza indulgere nel sentimentalismo. (p. 260)
Carolina Pernigo
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