Vivere. Il conto alla rovescia
Ci siamo, il vero conto alla rovescia comincia oggi a mezzanotte. Il nostro vecchio pianeta, così giovane rispetto all’Universo, entra nel suo ultimo anno di vita. Tra trecentosessantacinque giorni scomparirà in un rogo cosmico e con esso i suoi abitanti, a parte i Chiamati e gli Eletti che saranno stati evacuati verso il loro nuovo mondo, a mille anni luce dalla patria perduta. (p. 89)
Immaginate di essere gli unici, insieme a pochissime altre persone, a sapere che la nostra amata e maltrattata Terra sparirà per sempre tra 780 giorni: dovete scegliere chi salvare, tra miliardi di esseri umani, imbarcandoli su un’astronave gigantesca fornita da una Entità superiore, diretta verso pianeti più ospitali. Voi siete i Chiamati e comunicate tra voi e con l’Entità attraverso sogni e visioni. Le persone che dovrete scegliere - uomini, donne, bambini, anziani sconosciuti provenienti dagli angoli più remoti della Terra - sono gli Eletti. Quali sarebbero le vostre vertiginose sensazioni?
Era veramente troppo per le nostre spalle e la nostra ragione. […] L’Universo è troppo grande per noi, poveri ominidi, non saremo mai in grado di orientarci. Tra l’infinito e l’infinito in tutte le direzioni, dove potremmo nasconderci per poter esistere tranquillamente come una quantità finita e palpabile che si vede fino alla punta dei piedi e si riconosce?Al di fuori della nostra Terra natale rimarremo eternamente perduti, senza padre, madre o genitori surrogati.(pp. 32-33)
Con Vivere. Conto alla rovescia, Boualem Sansal torna a riflettere sul destino dell’umanità spingendo all’estremo i meccanismi della distopia filosofica. Il protagonista, Paolo, docente universitario a Parigi, dopo l’esperienza destabilizzante della rivelazione da parte dell’Entità superiore, sa che tra 780 giorni la Terra è destinata a scomparire e un numero limitato di esseri umani potrà sopravvivere all’apocalisse. Questa selezione non ha criteri espliciti, non si basa sul potere, sul merito, né sulla morale convenzionale. Paolo si trova così al centro di una missione che ha del biblico e dell’assurdo insieme. Mentre il tempo scorre e il mondo ignaro continua a vivere, lui e pochi altri si confrontano con l’idea di un’ultima, estrema responsabilità: decidere chi potrà avere futuro.. La selezione a carico dei Chiamati è etica, metafisica, visionaria.
Il tempo della narrazione è il countdown inesorabile che si intreccia vorticosamente con una meditazione collettiva sull’estinzione, la responsabilità e l’ignoto. L’autore, Sansal, ingegnere e scrittore algerino, è noto per una produzione letteraria che affronta in modo diretto e provocatorio le derive autoritarie e religiose del mondo contemporaneo, basti pensare al suo libro 2084. La fine del mondo, richiamo al capolavoro orwelliano, pubblicato nel 2015 (in Italia da Neri Pozza nel 2016) che ha consacrato Sansal come voce autorevole nel panorama letterario internazionale. Vivere. Conto alla rovescia presenta un pensiero dell’autore ancora più radicalizzato e critico che nel precedente lavoro, anche se il racconto apocalittico dell’umanità accomuna i due romanzi. In 2084 vi è un regime totalitario islamista da combattere, in Vivere il nemico da combattere è l’ignoto, il vuoto cosmico. L’elemento politico del primo qui si dissolve in una tensione più cosmica e metafisica. L’Entità non impone dogmi, leggi, anzi, affida compiti senza spiegazioni: il lettore leggerà di un mondo che quasi esplode per eccesso di caos, di silenzio e anche di vuoto.
La vita del pianeta è in pericolo e nulla, a meno di un miracolo coi fiocchi, potrà salvarla. Si contano ancora gli anni, ma presto si conteranno i mesi prima del punto di ebollizione, e si passerà ai giorni prima del punto di fusione, poi alle ore prima del punto di estinzione. […] poiché l’uomo è quello che è, uno scandalo morale ed ecologico senza rimedio, ne consegue che non potrà mai recuperare, in accordo col paradosso di Zenone. […] Al momento della fine, ci pentiremo di aver vissuto sulla Terra da terrestri insensati e non da extraterrestri previdenti, che non smettono di cercare pianeti e galassie di riserva, di rifugio, di riposo. (p. 106)
I temi di Vivere. Conto alla rovescia sono diversi e di grande densità di significato: il tempo che scorre, la responsabilità delle scelte, l’escatologia. I giorni che passano, nel conto alla rovescia, hanno la voce della condanna finale. Ogni personaggio, ogni gesto, ogni pensiero è contaminato da questa consapevolezza: la fine è certa, manca solo da sapere chi vi sopravvivrà. I Chiamati non sono eroi, la loro posizione non è vantaggiosa: sono testimoni con un compito immenso e opaco, sotto l’egida di una forza superiore che resta sempre in ombra. Sansal smonta le illusioni dell’Occidente moderno, manda in frantumi le filosofie “ottimistiche” e la fiducia cieca nella scienza, l’idea che l’uomo sia padrone del proprio destino. Alla fine, il vero oggetto della narrazione è la nostra vulnerabilità. Il romanzo mette in discussione le identità collettive, le ideologie religiose e politiche, l’intelligenza artificiale, il “wokeismo” accademico, e la geopolitica contemporanea: dalla guerra globale alle tensioni fra Islam e Occidente, alla dominazione cinese e russa sullo scenario mondiale. Le frecciate caustiche non risparmiano nessuno:
Autoproclamati padroni del mondo, gli Stati Uniti erano presenti in qualunque conflitto, senza distinzioni tra amici e nemici. Sarebbero passati a DEFCON 2, l’allerta rossa, prima del lancio senza preavviso dell’unica e definitiva salva di missili nucleari. (p. 177)
La narrazione in Vivere. Conto alla rovescia si articola come un mosaico di voci e di visioni, Sansal rinuncia all’impianto del romanzo tradizionale: le voci dei Chiamati si alternano a frammenti di sogni, dialoghi con l’Entità, riflessioni cosmiche e intime. Lo spazio del romanzo è un accumulo ossessivo di epifanie, aforismi, citazioni colte e immagini provenienti dal mondo della letteratura, del cinema, dell’arte, della filosofia tutto amalgamato in una lingua che oscilla tra la la filosofia e la profezia. Il rischio per il lettore è quello di smarrirsi in un’abbondanza di contenuti, immagini, riflessioni ad altissima intensità. Per me, leggere questo romanzo così denso è stato trovarmi davanti a un vorticoso gioco di fuochi pirotecnici (altra immagine più calzante non c’è): ogni pagina esplode per profondità concettuale, intermezzi ironici, riflessioni scomode e spiazzanti sulla nostra attualità in uno splendore abbagliante che confonde il lettore. Si rimane un po’ storditi da tanta abbondanza e ciò a tratti rende difficile mantenere l’attenzione.
Al netto di questa criticità, Vivere è un’opera che consiglio, è un romanzo che scuote le coscienze, in quanto specchio del nostro presente. Se teniamo conto che l’opera è stata scritta mentre Sansal era detenuto (e ancora lo è) in Algeria con una condanna a cinque anni per “attentato all’unità nazionale”, il romanzo assume la forma di un pamphlet politico: duro con le religioni, le ideologie, l’università e i nuovi dogmi culturali. Vivere è un urlo per l’autonomia del pensiero e della libertà.
Coraggio, fuori dalle palle i dittatori, gli usurpatori, i mafiosi, i mascalzoni: il futuro appartiene alle persone per bene. Ecco, credo che questa sia la definizione giusta dell’oggetto non identificato che è l’umanità, che da anni vado cercando: l’umanità sono le persone per bene che, in un modo o nell’altro, garantiscono il servizio della vita. (p. 123)
Marianna Inserra
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