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Lo specchio infranto: “La verità su Josie Fair” di Lisa Jewell

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La verità su Josie Fair
Lisa Jewell
Neri Pozza, 2025

Traduzione di Giovanni Zucca

pp. 336
€ 20,00 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook)

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È dai tempi in cui mi sono imbattuta in La famiglia del piano di sopra (seguito dal più recente La famiglia è ancora qui) che non perdo un titolo di Lisa Jewell, e non ho remore nel dire che La verità su Josie Fair è riuscito a battere tutti i precedenti nella mia personalissima lista delle preferenze. Chi conosce l’autrice noterà subito delle differenze nella struttura narrativa di questo nuovo volume, edito da Neri Pozza: all’abituale alternanza dei piani temporali, alla molteplicità dei personaggi e dei punti di vista, all’attenzione alle dinamiche di crescita, si sostituisce qui un impianto più lineare, articolato intorno al tradizionale tema del doppio, riletto però con grande inventiva. 

Protagoniste sono due donne di quarantacinque anni, che si scoprono per caso “gemelle di compleanno”: sono nate nello stesso giorno nello stesso ospedale, ma le loro vite da quel momento non avrebbero potuto divergere maggiormente. Alix Summer incarna il prototipo del successo, personale e professionale. È una famosa podcaster, conduce una vita dinamica e agiata, con un marito affettuoso e due bei bambini; è socialmente inserita e molte delle sue amicizie derivano dal suo programma, “Donne al centro”, che racconta storie di riscatto ed empowerment femminile. Josie, al contrario, conduce un’esistenza dalle prospettive molto più limitate. A diciannove anni ha sposato Walter, un uomo molto più anziano di lei. Lavora il pomeriggio in una piccola sartoria e per il resto del tempo bada alla casa e alla figlia Erin, che da mesi vive reclusa nella sua stanza. La figlia maggiore, invece, è andata via di casa e da anni non dà notizie. Josie si dibatte in una sensazione di stagnazione, di malessere, che emerge in occasione del suo compleanno, quando insiste perché il marito la porti a cena in un locale chic, molto diverso da quelli che avrebbero mai pensato di poter frequentare. È qui che le due donne si incontrano e si mettono in moto gli ingranaggi di una macchina letale. 

Lei aveva tredici anni, quando si sono incontrati. Lui era un po’ più grande di lei; no, era un bel po’ più grande di lei, a dire il vero. Era stato uno shock per tutti, all'epoca, tranne che per lei. A diciannove anni lo ha sposato, a ventidue ha avuto una bambina, a ventiquattro ne ha avuta un'altra. Una vita vissuta in avanti veloce, in cui lei adesso, apparentemente, dovrebbe raggiungere la vetta per poi ridiscendere con calma, soddisfatta e sorridente, lungo il versante opposto. Salvo il fatto che non le sembra ci sia mai stata una vetta da raggiungere, semmai un precipizio, scavato dai traumi, intorno al quale continua a girare in tondo, lo stomaco contratto dalla paura. (p. 14)

Ad anticipare gli esiti luttuosi di un evento del tutto fortuito sono i passi in cui l’autrice immagina (e riporta) stralci di una serie Netflix ispirata alla storia di Alix e Josie. Fin dalle prime pagine scopriamo quindi che il romanzo ci porterà a esplorare “alcuni dei recessi più oscuri dell’umanità” (p. 9) e che due persone moriranno. Ne dovranno passare molte altre, però, prima che si possa capire chi, come e perché. In questa prolessi, continuamente alimentata tramite la riproposizione di momenti tratti dalla serie, con interviste a personaggi collaterali, o riprese dalle ambientazioni della vicenda, si annida il meccanismo principale della tensione del volume. Se da un lato vediamo scorrere in tempo reale l’evolversi della storia, dall’altro ne vediamo invece gli effetti, e raccogliamo indizi utili per ricostruire un quadro generale caleidoscopico e impredittibile

La sera del ristorante si innescano due diversi meccanismi: da un lato Josie intravede in Alix colei che potrà aiutarla a dare forma e senso alla sua storia, e quindi a intraprendere un sempre più desiderato percorso di riscatto; dall’altro, con il fiuto della giornalista, Alix intuisce il non detto, il contraddittorio, il lato oscuro che si annida nell’esperienza dell’altra, e accetta di renderla protagonista di un nuovo progetto radiofonico.

Il piccolo brivido di eccitazione che ha avvertito fin dal primo momento in cui ha deciso di fare un podcast su Josie cresce di minuto in minuto. Riesce a percepire qualcosa di più grande di lei, qualcosa di oscuro e brillante, con ogni fibra del suo essere. (p. 57)
Inizialmente quella di Josie sembra la storia di una famiglia disfunzionale, che ha portato una ragazza giovanissima a cadere vittima degli interessi morbosi di un pedofilo, di cui sarebbe rimasta poi ostaggio fino alla sua età adulta. Poco alla volta Alix si rende però conto che le chiavi di lettura sono molteplici, e che Josie ha spiccate tendenze manipolatorie e un rapporto molto plastico con la verità. In una dinamica che ricorda per certi versi quella di Eva contro Eva, le due donne, specchio distorto e deformante l’una dell’altra, iniziano a creare un rapporto che va oltre i limiti del professionale. Josie inizia a intromettersi sempre più invasivamente nella vita di Alix, a invaderne gli spazi, a cercare di farli propri. Il ruolo di vittima le permette di farsi strada subdolamente nella quotidianità dell’altra, a mettersi in mezzo alle dinamiche coniugali, a occupare momenti intimi che dovrebbero restare inviolabili e inviolati. I capitoli in cui a essere presentato è il suo punto di vista danno conto di un’ossessione crescente e di una mente sempre più disturbata, sempre più orientata a un obiettivo inizialmente non chiaro, ma certamente minaccioso. Alix si rende conto che qualcosa non torna, ma ormai è troppo invischiata nel progetto per riuscire a sfilarsene e, quando percepisce un pericolo concreto per la sua famiglia, potrebbe essere già troppo tardi. 

Lisa Jewell si conferma una maestra del thriller psicologico, grazie alla sua ingegnosità nella creazione di intrecci mai del tutto prevedibili e caratterizzati da continui e inaspettati rovesciamenti. Josie è una narratrice inaffidabile efficace perché coerente nel suo delirio, autopersuasa della sua verità, abile nell’attingere da dati reali per creare una sceneggiatura della sua vita in cui poter giocare un ruolo da eroina drammatica. Al tempo stesso, però, non si riesce a non vedere la complessità del personaggio, a non interrogarsi sulla complicata dialettica vittima/carnefice o innocente/colpevole, a non chiedersi quanto - di ciò che raccontano gli altri su di lei - non possa essere altrettanto falso. Jewell ci invita a interrogarci sullo statuto del reale, a diffidare di tutto e di tutti - tranne che di Alix, che appare uno di quei personaggi femminili luminosi e temperanti, nonostante le traversie, che spesso compaiono nei suoi romanzi. I limiti del genere narrativo vengono forzati per dare spazio a un’indagine sempre attenta del femminile, e delle dinamiche sociali e famigliari che coinvolge. Per chi segue già l’autrice, La verità su Josie Fair non sarà che una conferma, ma potrà certo essere una rivelazione e un pungolo, nonché una fonte di ore di intrattenimento, per chi ancora non l’abbia incontrata.

Carolina Pernigo