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Quando la verità si nasconde nel solaio: "La famiglia del piano di sopra" di Lisa Jewell

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La famiglia del piano di sopra
di Lisa Jewell
Neri Pozza, 2021

pp. 334 
€ 18,00 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook)
 
Titolo originale: The Family Upstairs
Traduzione di Annamaria Biavasco e Valentina Guani
 
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Il romanzo di Lisa Jewell comincia quando tutto sembra già finito, e in realtà è appena avviato.
Sono passati molti anni da quando la tragedia si è abbattuta sul numero 16 di Cheyne Walk, in uno dei quartieri più patinati di Londra. In una villa un tempo opulenta e ora spoglia e inquietante, vengono infatti ritrovati tre cadaveri: i proprietari di casa, Henry e Martina Lamb, e un altro uomo non identificato. Indossano tuniche nere e tutto lascia pensare al suicidio rituale di una setta. Al piano di sopra, in una culla, una bambina di circa dieci mesi sgambetta, con la sola protezione di una zampa di coniglio portafortuna.
Venticinque anni dopo, Libby Jones, una giovane donna che vive semplicemente, progettando cucine e concedendosi piccole gratificazioni mentre cerca l’anima gemella, eredita la casa rimasta sigillata da allora, scoprendo contestualmente di essere Serenity Lamb. La storia della famiglia, in parte accennata dall’avvocato incaricato del lascito, in parte ricostruita attraverso ricerche online, si insinua nell’esistenza della ragazza pronta a farla deflagrare dall’interno:
Se i pensieri che le riempivano la testa fino a una settimana fa riguardavano sandali nuovi, addii al celibato, doppie punte e piante da innaffiare, adesso sono popolati di persone che dormono su materassi per terra, conigli morti e una casa gigantesca e vuota, in cui è rimasta soltanto una culla a dondolo di Harrods con un motivo a roselline azzurre vagamente sinistro. (p. 31)
Dopo la scoperta della propria vera identità, o meglio, della propria identità scissa tra chi credeva di essere e quella parte di sé e della propria esistenza fino ad allora ignorata, Libby si trova improvvisamente fuori luogo nella propria stessa vita. La gente intorno a lei pare essere troppo “normale” per comprendere le cose incredibili che le stanno capitando. Solo la collega di lavoro Dido, più anziana e rassicurante nella sua pacatezza, sembra adatta ad ascoltarla, insieme a Miller Roe, un giornalista che si è occupato del caso ed è interessato a scoprire quanto ancora resta ignoto.
Le atmosfere orrorifiche del libro vengono quindi stemperate nella trama investigativa, che trae forza grazie alla tenuta strutturale dell’opera. Lisa Jewell si muove infatti attraverso tre diversi piani narrativi: quello che ruota intorno a Libby/Serenity e alla sua ricerca della verità e poi quelli che riguardano i suoi due fratelli, scomparsi dalla villa all’inizio degli anni Novanta e mai più ritrovati. Lucy si trova a Nizza, dove si arrabatta suonando il violino per strada e cercando di arrivare a fine giornata insieme ai due figli, avuti da due diverse e ugualmente fallimentari relazioni. Quando un promemoria sul telefona le ricorda del compleanno della piccola, il suo unico obiettivo diventa quello di tornare a Londra per poterla rivedere, a qualsiasi costo. E poi c’è Henry, il fratello maggiore, che porta il nome di suo padre e si fa voce narrante di quanto avvenuto a Cheyne Walk, a partire dall’arrivo di quelli, che nel 1988 si insediano al piano di sopra e non se ne vogliono più andare, trasformando la vita dei Lamb in un inferno.
Scegliendo la via intelligente di una narrazione priva di eccessi per accompagnare una storia che è invece oltranzista nelle dinamiche disturbanti che rappresenta, Jewell costruisce un romanzo in cui la tensione cresce progressivamente e le carte in tavola vengono continuamente rimescolate. La caratterizzazione dei personaggi passa attraverso il filtro deformante dello sguardo altrui e li rende sfuggenti proprio nel momento in cui si ha l'illusione di averli afferrati, compresi.
La casa, da luogo di protezione, diventa antro oscuro, luogo in cui germina il male e le ossessioni si radicano e crescono, contagiando progressivamente tutti gli abitanti. Anche la verità si fa labile e il lettore inizia a dubitare persino di chi a prima vista può apparire una vittima. Se nel grembo della famiglia, nei momenti fondamentali della definizione del carattere e della personalità, non si possono respirare che malessere e ipocrisia, il rischio è che nessuno ne esca davvero innocente. E la rete che avviluppa la piccola, senza che lei ne sia del tutto consapevole, finisce per avvincere anche il lettore, in sospeso fino all’ultima pagina del romanzo, e forse anche oltre, in attesa di risposte che potrebbero arrivare presto in un secondo volume, già annunciato in Inghilterra.
 
  
Carolina Pernigo