Shinju - Una storia d'amore
di Furuya Usamaru
Coconino Press, aprile 2025
Traduzione di Paolo La Marca e Makiko Kawato
pp. 200
€ 22 (cartaceo)
Che Furuya non sia un mangaka per tutti è risaputo: soprattutto dopo il suo Garden, il famoso disegnatore giapponese ha stabilito una sorta di canone, una linea che ha superato in modo consapevole, oltre la quale pochi altri si sono spinti.
Già, perché parliamo di temi come lo stupro, il suicidio, l'omicidio, il sesso macabro, la pedofilia, la violenza e il nodo, in realtà, non sta tanto nelle tematiche proprie, ma nel modo in cui vengono interpretate e rappresentate: in questo caso, Furuya disegna ed espone ciò che l'essere umano pensa e desidera nel profondo dei suoi segreti inconfessabili, quelli che non si ammettono nemmeno a se stessi.
Prendiamo ad esempio Garden (che avevo recensito qui): erotismo grottesco - in gergo ero-guru - filosofia, violenze sessuali, nudità, body horror, fino ad arrivare all'ultimo capitolo del volume dal titolo Emi. Come avevo spiegato, dopo doverosi trigger warning, Emi è qualcosa che vi farà fare gli incubi per settimane.
Shinju invece, sorprendentemente, è una vera e propria storia d'amore che non rinnega le tematiche sopra dette - quindi la violenza, gli abusi, l'istinto di morte, il suicidio - ma le addolcisce e le smussa attraverso il sentimento dei due protagonisti, Kusunoki Noel e Toyama Eishin, una ragazza e un ragazzo adolescenti che frequentano la stessa scuola.
Se ci affidiamo a questo dettaglio potremmo catalogare il manga come di genere "school-life", ma ovviamente Shinju non è solo questo: Noel ed Eishin si trovano per caso grazie a un romanzo, scritto da Eishin stesso, e capiscono di avere lo stesso desiderio, cioè quello di morire.
Nelle prime battute, è Noel che insiste a voler restare al fianco di Eishin, offrendosi al suo altare, dedicando la sua vita al compagno, assecondando ogni capriccio, voglia, desiderio. Il loro sarà un rapporto erotico - ci sono diverse scene di sesso esplicito - ma anche fortemente spirituale: chi per un motivo, chi per un altro, entrambi non trovano migliore soluzione che compiere lo shunju, ovvero il doppio suicidio d'amore.
I disagi emotivi di entrambi hanno origini famigliari: Noel subisce degli abusi da parte del partner della madre, Eishin è costretto a vivere con la sua, di madre, che è una prostituta e porta i suoi uomini a casa. Tutti e due sono convinti di non essere amati dalla propria famiglia, di doversi vendicare nei confronti della vita che gli è stata donata senza permesso, così - dopo diverse peripezie (anche in queste pagine troviamo tematiche molto attuali, come la questione del consenso, il revenge porn, l'uso dei social network) decidono di raggiungere un luogo, il monte Osore.
Lì, si toglieranno la vita insieme.
Nella postfazione, Furuya ci racconta tutto il percorso di ideazione, creazione e pubblicazione del manga: lui stesso ammette la nota fortemente autobiografica, lasciandoci capire che, in realtà, Eishin è un suo alter ego, che l'istinto di morte, le domande sulla vita e un desiderio sessuale intenso hanno sempre fatto parte di lui. Lui stesso ha fatto un pellegrinaggio verso il monte Osore, un luogo in cui - si dice - molte persone vanno a togliersi la vita.
Furuya confessa che in Giappone moltissimi adolescenti provano le stesse cose dei protagonisti di Shinju: isolamento, perdita dell'io, spaesamento, solitudine, frustrazione. Quello che l'autore ha disegnato nel manga è esattamente ciò che ha provato lui e ciò che provano i ragazzi del suo Paese, senza censure.
Sta tutto qui il punto: senza censure.
Per questo motivo il manga in Giappone è stato rifiutato da una grande casa editrice e poi pubblicato da un'altra, e in Italia da Coconino Press.
Come tutte le volte che mi trovo a leggere Furuya resto con un senso di disagio, di profonda inquietudine, ma non in senso negativo: è uno di quegli autori che trascende la semplice carta stampata e che davvero ti costringe, come lettore e come essere umano, a farti delle domande scomode ma, a volte, necessarie.
Deborah D'Addetta
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