"Il quartiere della nonna è un posto dove tutti fanno fitness nella stessa palestra per poter sfoggiare il proprio fisico tonico nella stessa località di vacanza, chiunque possiede una macchina sportiva che usa solo il weekend e ogni famiglia di avvale di collaboratori domestici che chiamano filippini.""Perché provengono tutti dallo stesso posto?""No. Non intendono la nazionalità, ma la professione". (p. 31)
Per Mati, cresciuta da una madre lacaniana a suon di stimoli intellettuali profondi, gallette di segale e Internazionale come lettura della buona notte, essere mandata da una nonna alto borghese con la passione per i filler, gli scapoli papabili e il circolo del burraco sembra essere un'ardua prova di sopravvivenza. Matilde ha undici anni, è intelligente ed è molto più disincantata di come dovrebbe essere alla sua età, ma dovrà apprendere i giusti strumenti per destreggiarsi nel patinato mondo della nonna: di sicuro, l'armocromia sarà sua alleata nel mimetizzarsi e nel capire le radici alla base del dissenso della sua enclave familiare.
Far interagire una nonna, una mamma e una figlia in un contesto narrativo non richiede particolari spinte per innescare conflitti. Questa frase, che vorrebbe avere l'inevitabilità e la sicurezza granitica dell'incipit di Anna Karenina, sarebbe applicabile anche alla vita reale. Il modo di interpretare la realtà, i diversi valori, il normale istinto di ribellione sono più che sufficienti per dare avvio a tragedie o commedie: Eva Milella, che già dai tempi del format YouTube MALAMAMMA aveva fatto dell'ironia la sua cifra distintiva, con La versione di Mati non ha dubbi su che direzione prendere.
Passo il pomeriggio con Edo, Lore, Lollo, Ele. Nessuno ha un nome con più di due sillabe e una casa con meno di tre bagni. (p. 59)
Penso sia abbastanza evidente quale sia stata la declinazione della storia scelta dall'autrice. Assistiamo quindi alla narrazione di Mati, un'adolescente con una consapevolezza intellettuale come non se ne vedeva dai tempi di Paloma Josse dell'Eleganza del riccio, che in prima persona racconta l'estate di due anni prima quando la madre la lascia alle cure della nonna, altoborghese di quella che si immagina essere una Roma Nord molto perbene. Con una leggera virata verso l'ucronia, visto che la storia si svolge tra 2020 e 2022 e di Covid non c'è traccia, leggiamo una carrellata di figure così eccentriche da sembrare quasi che Mati stia facendo un tour in uno zoo di personaggi macchiettistici. Il Genio, l'ex compagno della nonna, dentista riconvertitosi a ritoccatore estetico; le vedove Mazzitelli, imbattibili a burraco e informatissime su ogni piccolo dettaglio della vita del circolo; Cinque Pinelle che sostituisce la nonna nel cuore e al tavolo di burraco con il Genio. Il tutto circondato da un costante balletto di armocromiste ed hair stylist perché non ci si può sedere al tavolo da gioco in disordine.
Sui tacchi va ovunque. Anche sugli scogli. Perché nonna è anche campionessa di tacchi. [...] Ancheggia come se fosse in passerella anche sul tapis-roulant. Le sue ciglia si aprono come la ruota di un pavone appena un uomo, preferibilmente libero professionista, appare nel raggio di cinque metri e la sua voce ha un leggero accento del Sud che la rende esotica. (p. 35)
Su tutti i personaggi, ovviamente, nonna Antonia, detta Totti, è l'eccentrica per eccellenza, agli occhi di Mati. Con quella vena di svaporata attitudine al mondo che può ricordare, a tratti, zia Mame, Totti vive in un mondo in cui non abbinare scarpe e cintura è un peccato capitale, dove anche le bambine devono fare i conti con lo shatush e il contouring e dove le frequentazioni sono decretate dal titolo professionale, reddito e numero di figli che potrebbero erodere il patrimonio dello scapolo su cui lei ha messo gli occhi. Aver avuto una figlia come la mamma di Mati, la dottoressa Alba Rosati, che è rimasta incinta giovane e senza essere sposata e che ha scelto un percorso professionale e di vita che è tutto l'opposto di quanto lei ha sempre sperato, è un dolore da elaborare nel corso degli anni. I siparietti tra lei, la figlia e la nipote non possono non ricordare gli spassosi scambi tra le Gilmore Girls – serie che viene citata – dove l'ironia nasconde la difficoltà di riconoscere che le figlie possono trovare la felicità anche in percorsi diversi da quelli pensati dalle madri. In questo romanzo gli scambi dialogici sono veloci, precisi, divertenti. Non hanno pretesa di verosimiglianza, ma si ispirano più a sketch comici da serie tv o al mondo della stand up comedy. Forse in virtù dell'imitazione del flusso del parlato, l'utilizzo della punteggiatura scivola verso l'errore grammaticale che non può sempre essere inteso come forma di sperimentazione stilistica e che rende, a tratti, difficile la lettura.
Sembra un testo pensato per episodi divertenti, una carrellata di situazioni che dovrebbero toccare tutti gli aspetti – il conflitto generazionale, le cotte adolescenziali, il senso di abbandono, la delusione delle aspettative disattese, la conferma di sentimenti di affetto, il ruolo della donna nelle relazioni e nella società – ma che non sempre vanno in profondità, e usano l'ironia come un filtro scintillante, certo, ma non così riflessivo nei confronti delle tematiche messe sul piatto.
La versione di Mati è una divertente e caricaturale finestra sul mondo borghese intrappolato in convenzioni fuori tempo, che potrebbe avere una resa sicuramente migliore in uno spettacolo teatrale o in una serie tv. Basta sempre ricordarsi, come ci ammonisce nonna Totti, di indossare le perle di giorno e i diamanti di sera.
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