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«Il giallo è un grandioso attaccapanni: fa da supporto alle cose che ti preme davvero raccontare»: con Alice Basso e il suo "Le ventisette sveglie di Atena Ferraris"

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Lo scorso 21 gennaio è uscito per Garzanti in tutte le librerie Le ventisette sveglie di Atena Ferraris, la nuova serie di Alice Basso. Dopo aver letto con gusto e recensito con altrettanto entusiasmo l'uscita, abbiamo pensato di rivolgere qualche domanda all'autrice. 

Ciao Alice!
Innanzitutto ben trovata e complimenti vivissimi per la tua nuova avventura letteraria! Ti ringraziamo per aver accettato di prendere parte a questa intervista che speriamo possa farti piacere. Personalmente devo aggiungere che sono una tua estimatrice da diverso tempo: ricordo ancora le risate e il piacere di lettura provato con la serie della mitica Vani Sarca e da lì ho iniziato a leggere il resto, anche i racconti singoli, fuori dalla serie, come La ghost writer di Babbo Natale o Nascita di una ghostwriter.  Perciò, quando ho appreso che sarebbe giunta una nuova serie ho fatto un saltino di gioia! Ancora complimenti!

Ma grazie! Che gentile! :)

Prima di tutto, complimenti per questa nuova serie: è incredibile la forza della tua scrittura, capace di far appassionare a un nuovo personaggio dopo, tutto sommato, poca distanza da una saga ben riuscita e un personaggio fortemente caratterizzato come quella di Anita Bo. Nella postfazione spieghi già quali eventi ti hanno portato a questa storia, tuttavia ci piacerebbe chiederti qualcosa di più sull'ideazione di Atena Ferraris: l'hai costruito a tavolino, mettendo insieme caratteristica dopo caratteristica, oppure hai avuto in mente la sua fisionomia fin dall'inizio, come un'illuminazione?

Direi un misto fra le due cose: mi è stato chiaro subitissimo che Atena avrebbe avuto alcune caratteristiche fondamentali, poi, man mano che il suo personaggio andava definendosi, altre se ne aggiungevano, altre che sarebbero state possibili le ho scartate, eccetera. Per esempio: sono stata felicissima di accorgermi che a una con la testa di Atena avrei potuto appiccicare la passione e l'inclinazione per l'enigmistica (ma di questo vedo che parleremo fra un attimo!). I miei personaggi, in effetti, ora che mi ci fai pensare, sono sempre nati così: prima, con un nucleo di caratteristiche essenziali per raccontare quello che mi premeva raccontare (Vani doveva essere una duttile lavoratrice di bassa manovalanza in una casa editrice per raccontare l'editoria, Anita una dattilografa giovane per raccontare emancipazione e giallistica nel Ventennio, Atena una AuDHD per raccontare la neurodivergenza), poi pian piano si prendono il loro spazio e iniziano a manifestare una loro precisa personalità...

Le ventisette sveglie di Atena Ferraris
di Alice Basso
Garzanti, gennaio 2025

pp. 368
€ 16,90 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook)

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Nel libro c'è un'idea davvero originale e carina, ovvero degli inserimenti di giochi linguistici ed enigmistici che rendono il libro interattivo: quanta passione c'è per questo ambito? Ti piacciono molto questi passatempi e sei solita comporne oppure li hai creati appositamente per il romanzo?

Oh, guarda: involontariamente ti ho quasi bruciato questa seconda domanda con la mia prima risposta! L'enigmistica è una mia enorme passione (per dire: ogni mattina mentre faccio colazione risolvo cinque giochetti, in italiano e in inglese, per svegliare il cervello. Non che si svegli tutto e sempre, eh, ma ci si prova...) ed erano dieci anni che avevo voglia di ficcarla in qualche libro (considera che io sono finita nelle soluzioni dei giochini della «Settimana Enigmistica» due volte e credo che la mia carriera non potrà mai raggiungere apice e riconoscimento più elevati – tranne forse per quella volta che mi hanno citata su «Topolino»). Gli enigmi del libro li ho inventati io, ma fammi rassicurare i lettori: non è affatto necessario risolverli per poter procedere con la trama! E in ogni caso ci sono le soluzioni alla fine del libro!

Vani Sarca, Anita Bo, Atena Ferraris: le tue eroine sono tutte donne. È una scelta voluta o semplicemente è accaduto così, senza alcun tipo di intenzionalità? Hai mai pensato a un protagonista maschile?

Qualche tempo fa mi hanno fatto questa domanda e mi sono accorta che in effetti, quando ero una giovane imbrattacarte che scriveva solo per sé stessa (fortunatamente) roba che è bene che rimanga per sempre nel proverbiale cassetto, un paio di protagonisti uomini ci sono stati. Quindi direi che è un caso e che non ho preclusioni verso un protagonista maschile. Però le mie tre protagoniste femminili, fin qui, le ho molto amate e a me personalmente sono molto simpatiche. Non so: con loro ho una connessione particolare!

A una prima occhiata le tre protagoniste della tua produzione sembrano molto diverse, tuttavia, ad un occhio più attento mi pare possa esserci un fil rouge che le unisce, come ad esempio l'indipendenza e il forte desiderio di autonomia, oppure la presenza di una spiccata acutezza mentale. Ci sono altri tratti che secondo te le uniscono? Se sì, sono tratti volutamente in comune oppure sono frutto di una ideazione inconsapevole?

Ah, guarda, io ho un principio ferreo, anzi due: il primo è che le protagoniste devono almeno cercare di essere un po' diverse fra loro, altrimenti mi sentirei come quei professori universitari che per tutta la vita ripropongono pigramente sempre lo stesso corso monografico confidando nel fatto che gli studenti non se ne accorgano; ma il secondo principio, che per me è ancora più importante, è che però tutte siano brillanti e divertenti. Mica per niente, ma poi sono io che ci devo convivere per tutta la durata della serie: e tu ti prenderesti volontariamente in casa una persona che non ha il senso dell'umorismo?

Anche la componente giallistica segna una quota importante della produzione: quanto ti piace questo genere? Hai dei romanzi o degli autori preferiti all'interno di questo ambito letterario?

Io sono una gioiosa lettrice di gialli e noir: per esempio, adoro le costruzioni precise e geniali di Patricia Highsmith, oppure l'umorismo tagliente di Chandler (grazie tante, dirai tu). Ma quando si tratta di scrivere, devo confessarti che trovo che il giallo nei miei libri sia la parte meno importante. Il giallo è un grandioso attaccapanni: fa da supporto a tutta la vera “ciccia”, alle cose che ti preme davvero raccontare, e poi ti dà la speranza che almeno per scoprire il colpevole il lettore ti venga dietro fino alla fine.

Torniamo ad Atena Ferraris: la scelta di ambientare il tutto in una scuola di magia rende il tutto sicuramente più coinvolgente. Tra giochi di prestigio, ammenicoli e strumenti, la quota divertimento è assicurata. Conoscevi già bene questo mondo? Oppure ti sei dovuta informare appositamente sulle tipologie di corsi che è possibile frequentare? Se sì, quanto è stato divertente?

Si capisce che lo è stato, eh? Mi sono fatta dare informazioni e anche lezioni da un mago (lezioni teoriche: ho la manualità di un animale con le pinne, non ho neanche provato a farli, i giochi di prestigio). Però è stato fighissimo: immagina di avere l'occasione di dire, durante i mesi di studio e preparazione del libro, cose come: «No, scusate, stasera non posso uscire perché ho un appuntamento di consulenza con un mago»!

Se possiamo, ci piacerebbe sapere qualcosa di più sul tuo processo creativo: quando inizi un nuovo romanzo, segui una qualche tabella di marcia (ad esempio un certo numero di caratteri o di pagine al giorno) oppure scrivi solo se ispirata?

Quando si arriva a questa domanda, io mi trasformo da scrittrice di roba comica in grigia impiegata del catasto: ammetto di essere una noiosissima megafan delle scalette. Quando mi viene una buona idea per una serie, sfrutto l'entusiasmo e l'adrenalina dell'innamoramento per sbrigare subito tutta la parte potenzialmente noiosa: dunque mi metto a tavolino, costruisco i personaggi con schede meticolosissime, poi la trama dell'intera serie (ragion per cui io so dal volume uno quanti volumi avrà – almeno nelle mie intenzioni – e come andrà a finire), e poi, man mano, faccio la scaletta, sempre più dettagliata, di ciascuno dei libri, inserendo anche tutti i link e le fonti da consultare per ciascun capitolo. (E sì, i miei colleghi mi guardano stralunati quando spiego queste cose. Sia chiaro: ognuno ha il suo metodo. Questa follia iperorganizzativa non è mica obbligatoria, è solo il modo con cui sono a mio agio io).

Sempre a tal proposito, hai qualche rito particolare a cui ti attieni prima di iniziare a scrivere? Ad esempio, mettersi al pc solo di prima mattina, oppure solo dopo aver svolto una qualche attività, e così via.

Magari potessi! E invece sono sempre in giro, per presentazioni, trasferte, scuole, biblioteche, librerie e festival, e quando non sono loro ci metto del mio facendo concerti e spettacoli. Il che significa che se voglio scrivere con un minimo di affidabilità e regolarità devo saperlo fare ovunque, nelle stanze d'hotel, sullo scomodissimo tavolino di un Frecciarossa, in un bar affollato con dell'orrenda trap in sottofondo, e così via...

Rispetto a quanto puoi dire, ci piacerebbe sapere se in cantiere c'è già il seguito e se questo vedrà la luce presto... Cosa ci aspetta? Siamo curiosissimi!

Grazie di questa domanda perché in effetti ho finito da pochissimo la prima bozza di Atena 2 (non ho ancora idea del titolo che potrà avere) e se potessi parlerei già di quello! Ma credo che dovremo aspettare il prossimo gennaio. Tanto nel frattempo dovrà farsi tutto il suo bravo percorso di revisioni ed editing...

Ti sappiamo in tour in questo momento e sui tuoi profili è possibile vedere le date aggiornate di presentazione del romanzo. A tal proposito, cosa ti piace di più dell'incontrare il pubblico?

Io ho una fortuna pazzesca: ho un pubblico decisamente più affettuoso e benevolente della media. L'ho intuito sin da subito ma questi dieci anni di incontri (e anche di partecipazione da spettatrice a incontri altrui) me l'hanno confermato. Le persone che vengono alle mie presentazioni sono mediamente affettuosissime, divertenti, desiderose di instaurare un dialogo se non addirittura un'amicizia, e a me piace tantissimo. E c'è la prova concreta: praticamente ogni volta torno a casa con una lettera, un regalino o un pacchetto di cose da mangiare!

Chiudiamo con una domanda forse un po' inusuale ma perfettamente coerente con la potenza dei tuoi personaggi, sempre così ben caratterizzati da avere una forte tridimensionalità: cosa ti auguri per Atena Ferraris?

Sai, c'è una cosa che dico nella postfazione del libro e alla quale credo molto: Atena (da persona neurodivergente) avrebbe bisogno di poter essere sempre più sé stessa, di sentirsi sempre più libera e serena nel mostrare la propria vera natura senza doversi continuamente “mascherare” per “fare la persona normale”, forzandosi a un codice di comportamenti e di ragionamenti che non le vengono spontanei. Lo auguro a lei, ma lo auguro in generale a tutti i portatori e le portatrici di tratti neurodivergenti.

Grazie mille davvero, è stato un piacere per me intervistarti! 
E per me rispondere è stato un megapiacere!

Ringraziamo nuovamente Alice Basso per la cordiale e simpatica disponibilità e per averci regalato questa bellissima storia, nella speranza di poter leggere presto un suo nuovo romanzo!

Intervista a cura di Valentina Zinnà