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Gentiluomo di fortuna, marinaio, affabulatore, santo dei poveri. Le molte vite di Giovanni, protagonista di "Vita avventurosa di un'acciuga cantabrica" di Lucio Di Cicco

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Lucio di Cicco vita avventurosa acciuga cantabrica

Vita avventurosa di un'acciuga cantabrica
di Lucio Di Cicco
L'Orma editore, aprile 2024

pp. 180
€ 18,00 (cartaceo) 
€ 9,99 (ebook)

Io ero stato pescatore, ma con le reti degli altri; ero stato contrabbandiere, ma con poco guadagno e troppo rischio; ero stato fornaio, ma senza amore per la terraferma; ero stato marito e padre, ma senza amore per la famiglia; e infine ero stato cannoniere su una nave da guerra, rimediando, però, solo molte busse, poco mangiare e niente paga. (p. 55)

Giovanni è stato e sarà molte cose quando snocciola le sue vite passate. Per il momento, si trova sul ponte della nave Capitan Cerano ed è invidiato da tutta la ciurma che più che gatti a nove code e giri di chiglia non ha mai visto. A lui viene servita l'acqua pulita della mensa ufficiali, bicchieri di rum della scorta del capitano e ha un marinaio a sua disposizione per ogni desiderio: questo perché sta per essere appeso per il collo finché morte non sopraggiunga e non si lascia un condannato a morte senza soddisfare i suoi ultimi desideri. Uno dei desideri di Giovanni è quello di raccontare le molte vite e i molti ruoli che ha ricoperto in giro per il globo. Da ragazzino del porto, a criminale in fuga, santo dei poveri, compagno e marito di molte donne, Giovanni è l'incarnazione del marinaio delle storie d'avventura per eccellenza. Ma se altri uomini di mare si sono confrontati con bestie mitologiche, lui, da eroe picaresco, racconta storie di acciughe e piccoli esseri umani che hanno incrociato la sua strada.

Le avventure per mare hanno accompagnato la formazione letteraria di chiunque abbia letto sin da giovane. Che i protagonisti fossero scanzonati gentiluomini di fortuna, ossessionati capitani, naufraghi con spirito d'inventiva o eroi in cerca del ritorno a casa, il mare è, oltre che culla della vita, culla delle prime narrazioni della storia dell'umanità. Uno dei primi poemi della cultura occidentale è ambientato per mare; il primo romanzo inglese moderno ha sfondo marino. Tutte queste avventure hanno posto la base per le narrazioni future e quindi nessuna sorpresa se Vita avventurosa di un'acciuga cantabrica, primo romanzo di Lucio Di Cicco, sia non solo una divertente e appassionante storia marinaresca, di quelle che ti fanno andare avanti per scoprire la nuova, strampalata avventura, ma anche l'elegante risultato della commistione tra storie e personaggi che sono venuti prima e che hanno posto le basi per la creazione di Giovanni. 
Inevitabile pensare al gentiluomo di fortuna per eccellenza, Corto Maltese. Come il marinaio senza linea della fortuna sulla mano, anche Giovanni si trova coinvolto in situazioni a ogni capo del mondo e rivendica la sua libertà nel non essere l'eroe della storia, ma di andare dove e come la necessità lo spinge. Nonostante l'apparenza, la sua natura profonda è quella però di difensore dei deboli e dei poveri.

Io che ero andato sempre contro ogni legge, ogni regola, ogni dovere; che ero stato perseguitato da tutte le leggi perché ero sempre dalla parte sbagliata, come Hermano, le sue donne, il giovane peone assassino, o quel puzzolente custode di pesci non suoi; io, come potevo ora servire la legge-mietitrebbia di don Ferdinand? (p. 149)

Proprio sul suo nome si gioca una delle sue vite, quello di possibile nuovo Giovanni Battista, a sentire un prete spretato che incontra nelle sue tante peregrinazioni. Santo dei poveri e per i poveri, racconta alcune vicende dallo sfondo biblico, con un retelling della storia di Giobbe e la balena, tutte così incredibili che rimandano alle fantasticherie del barone di Munchausen più che a un testo sacro. 

Nonostante Giovanni ritenga che "solo chi vuole mutarsi in una statua di sale guarda al passato", ha necessità di raccontare tutte le sue vite. Lo vediamo diventare fornaio e innamorarsi; scappare dalla moglie incinta per riprendere il mare e fingersi tedesco per imbarcarsi su una delle corazzate che ormai approfittano della dissoluzione imminente dell'impero ottomano. E poi lo seguiamo in Cina, il Sudamerica, ogni volta con un nome e un ruolo diverso da ricoprire. Il guardiano che ce l'ha in custodia, che sarà poi il suo boia, ascolta le narrazioni oscillando tra stupore e rifiuto, come un bambino che ascolta una favola. O meglio, come il re di Persia che ascolta le affabulazioni di Sherazade. Grazie ai suoi racconti, Giovanni sembra tenere lontana la morte, guadagnando tempo finché tiene in pugno la curiosità del suo carceriere. 

Giovanni è tanti personaggi nella storia, ma anche tante figure e ispirazioni letterarie che confluiscono in lui e che lo rendono un cantastorie elegante e avvincente. Manca ancora la figura chiave dei marinai di ogni tempo: Odisseo. Se il re di Itaca aveva dovuto resistere al canto delle sirene, Giovanni si confronta con una creatura meno maestosa e mitologica, l'acciuga. Il come e il perché, però, è proprio ciò che tiene il suo boia attento e desideroso di saperne di più. Non possiamo svelare ciò che il titolo, davvero molto ben scelto, indica. Bisogna solo sperare che la sentenza di Giovanni non arrivi a troncare il finale della favola. 

Giulia Pretta