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Un’intervista a fumetti per scoprire la dolcezza di un mondo nuovo: “Hinterhof, la mia vita da mistress”

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Hinterhof - La mia vita da mistress
di Mikkel Sommer e Anna Rakhmanko
Fandango Libri, 2023

Traduzione di Claudia Valeria Letizia

pp. 144 
€ 18 (cartaceo)

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Le graphic novel non-fiction di Fandango si pongono spesso l’obiettivo di gettare luce su mondi nuovi grazie al mezzo del disegno; era stato il caso dei due graphic essay di Meg-John Barker e Jules Scheele, recensiti qui, e di tutta l’opera di Liv Strömquist, fumettista decisamente sui generis, capace di mescolare il memoir alla filosofia, le teorie di genere alla letteratura e alla cultura pop. Ma con quest’ultimo volume, la ricerca di catalogo della casa editrice romana si è veramente superata.

Hinterhof – La mia vita da mistress è infatti un’intervista a fumetti, realizzata dalla collaborazione di due artisti, compagni nell’arte e nella vita: Anna Rakhmanko, autrice dei testi di vari graphic novel documentaristiche e giornalistiche, e Mikkel Sommer, fumettista e illustratore. I due, che già in passato avevano collaborato ad altre opere di non-fiction, qui sono partiti da lunghe conversazioni avute con Dasa Hink, di professione musicista, regista, performer e… dominatrice. La storia di Dasa Hink emerge dalle pagine senza l’intermissione delle domande o delle reazioni di chi la intervista; l’impressione è dunque di un lungo monologo in cui Hink si rivela pagina dopo pagina, mescolando leggiadramente i racconti degli incontri coi suoi clienti, la rievocazione dei ricordi sul suo passato, e la sua vita quotidiana a Berlino, con il suo gatto e le sue abitudini quotidiane, da ciò che le piace mangiare al modo in cui esprime le sue inclinazioni artistiche. Tutto si mescola senza spigolature, e i racconti di Hink, che svela al lettore un mondo di cui si fa ancora molta fatica a parlare apertamente, il mondo del sex work e del BDSM in particolare, si ammantano di una normalità spiazzante, e soprattutto di una dolcezza e di un rispetto che emergono da ogni parola e da ogni tratteggio di matita.

Il passato di Hink stessa, ci racconta lei, era di una normalità insospettabile. Viveva nei Paesi Bassi, il suo paese d’origine, assieme al suo fidanzato e al suo cane. Una vita come tante, inserita nei binari che ben conosciamo. Eppure per Hink non era abbastanza: rotto il fidanzamento, sceglie di trasferirsi a Berlino proprio per perseguire un lato di sé che non aveva mai voluto indagare precedentemente. Un lato più creativo, e per questo più disinibito: un lato curioso, che non si accontenta di creare con le mani e con gli occhi, ma che mette in gioco tutto il proprio corpo e la propria voglia di giocare e sperimentare.

Il racconto di Hink, che include anche otto ritratti di clienti, le cui vite sono rappresentate con una dolcezza e un affetto che sembra quasi andare oltre una semplice transazione lavorativa, si concentra sì sull’aspetto personale del lavoro di dominatrice, sulle sue sensazioni ed emozioni durante il primo incontro con il cliente e mentre si costruisce un rapporto più duraturo, ma mette ben in chiaro che il lavoro sessuale è un lavoro a pieno titolo; e se in Germania la legislazione riconosce il lavoro sessuale (un traguardo che qui in Italia è ancora tristemente lontano), Hink riconosce anche i limiti pratici che la sua attività incontra, sebbene anche riconoscendone i grandi benefici, come il benessere economico che ne deriva.

Insomma, le lunghe conversazioni dei due artisti con Dasa Hink hanno saputo dar vita a un monologo che apre uno squarcio su una vita intera: una voce piena di garbo, dalla quale non solo si impara moltissimo riguardo la terminologia, le procedure, e le idee che compongono un mondo distantissimo, ma grazie a cui, vignetta dopo vignetta, si riconosce anche che forse, non è poi un mondo così lontano.

Marta Olivi