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«Avvertii il brivido sorprendente dell'amicizia»: "La grande amica", un'estate rivoluzionaria raccontata da Catherine Dunne

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La grande amica
di Catherine Dunne
Guanda Tascabili, 2021

Traduzione di Ada Arduini
1^ edizione: 2013

pp. 112
€ 10 (cartaceo)
€ 7,99 (ebook)


1973: un'estate che resterà per sempre nella memoria di Miriam, perché ha portato un enorme cambiamento nella sua vita e nel suo modo di guardare gli altri. Sedicenne, sorella di quattro maschi, Miriam è abituata a non avere mai spazi per sé, a sentirsi ripetere da sua mamma che non potrebbe mai restare senza di lei, mentre suo papà capisce che la figlia sta crescendo. È un po' con questo spirito e perché in casa arrivi qualche soldo in più che suo papà propone a Miriam di andare a lavorare in un albergo in cui lui di tanto in tanto svolge lavori di manutenzione. Benché non si sappia esattamente quali mansioni toccheranno a Miriam, lei accetta volentieri, e inizia così una sua avventura personale, la prima occasione per sentirsi adulta e responsabile («Non avevo mai avuto avventure. Quel lavoro era la cosa più vicina a un'avventura che avessi mai vissuto», p. 58)

Poi, certo, l'albergo non è niente di speciale e la sua trasandatezza potrebbe deprimere qualsiasi adolescente: è una sorta di colonia estiva irlandese parecchio arrangiata, con arredamento scadente e poche pretese, ma accontenta tanti pensionati che cercano una vacanza all-inclusive (in tempi in cui ancora non si parlava di pacchetti simili), con attività ricreative prestabilite e ben poche sorprese. I ragazzi impiegati lì sono tutti molto giovani e vengono probabilmente sotto-pagati, ma ai loro occhi quei primi guadagni sono inestimabili. 

In quell'ambiente altrimenti poco stimolante per una teenager Miriam conosce subito Marie-Thérèse, una collega pressappoco sua coetanea, che è un modello ineguagliabile di bellezza, simpatia, vivacità e intraprendenza. Possiamo definire "colpo di fulmine" quello che lega due amiche all'improvviso? La protagonista, quando scopre che anche Marie-Thérèse sta cercando la sua complicità, fa di tutto per attirare la sua attenzione, per compiacerla e imitarla, ma non riesce mai a raggiungere i suoi livelli di estroversione e sicurezza di sé. Basta un piccolo complimento o l'approvazione della nuova amica perché Miriam si senta «assurdamente fiera» (p. 65) di sé. La vivacità di Marie-Thérèse movimenta le giornate e le serate all'hotel: tra lavori quotidiani, c'è sempre tempo per qualche pettegolezzo sottovoce, una confidenza e un consiglio per ottenere una mancia. Sì, perché Miriam, quando arriva all'albergo, è una ragazza acqua e sapone, abituata a fidarsi di tutti, mentre Marie-Thérèse è più scaltra e non manca di metterla in guardia o di suggerirle cosa fare. 

Ecco perché quando Marie-Thérèse propone a Miriam di andare via per tre giorni insieme a Galway a bordo della Cinquecento prestata loro da un collega, l'occasione è troppo ghiotta per rinunciare. Certo, questo significa moltiplicare gli straordinari per poi poter recuperare il denaro da mandare a casa come pattuito, ma Miriam è ben disposta a sacrificare qualche serata più avanti, pur di vivere una vacanza con la sua grande amica. Senza contare che questa è la prima occasione in cui Miriam sente di avere denaro e di poterlo spendere per sé, senza dover rendere davvero conto a qualcuno. O meglio, dovrebbe sempre mandare un contributo a casa, ma può tenere a bada i suoi sensi di colpa per un po' di shopping aggiungendo ore di straordinario. 

Crescere però non significa solo accumulare esperienze all'insegna dell'idillio o della presa di coscienza della propria responsabilità, ma anche fare i conti con le menzogne, le frustrazioni e i non detti: i propri e quelli degli altri. E la Miriam di quarant'anni dopo, che è l'io narrante della vicenda, sa bene come dosare il racconto, tutto rivolto a un "tu", che è proprio Marie-Thérèse. Come se fossimo davanti a una lunga lettera che si fa memoria di un'estate bruciante in tutti i sensi, la narratrice accelera sul finale, mostrandoci come gli eventi al confronto di quell'estate memorabile siano rarefatti e facilmente riassumibili, fino a un nuovo presente che torna a essere degno - forse - di essere vissuto. Nulla toglie che certe amicizie, qualunque sia il loro esito, abbiano meriti indiscutibili, perché ci cambiano per sempre: 

Tu mi mostrasti il genere di futuro che avrei potuto avere. Mi hai reso coraggiosa. (p. 103)

Gloria M. Ghioni