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Lo schifo che Cassandra vede e sceglie di non raccontare: la raccolta di racconti di Gwen E. Kirby per Mondadori

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Lo schifo che ha visto Cassandra
di Gwen E. Kirby
Mondadori, marzo 2023

pp. 216
€ 19 (cartaceo)
€ 9,99 (e-book)


Ha sei anni ed è talmente felice che temo sia un brutto segno. Oltre a adorare il rosa e le principesse, cose per cui ero preparata, fa amicizia con facilità e a quanto pare non bullizza nessuno né viene bullizzata. Non mi rivedo in lei, ed è un bene, ma ho paura che una bambina felice ed equilibrata verrà ferita dal mondo ancor più di una bambina ansiosa e arrabbiata con un buco fra gli incisivi. (p. 51)
Lo schifo che ha visto Cassandra è una raccolta di racconti della statunitense Gwen E. Kirby, autrice che ha fatto della forma breve la sua firma. I suoi racconti infatti sono apparsi sulle maggiori riviste del genere, come "Guernica", "Tin House" e "One story". Anche in questo caso, Kirby raccoglie in un unico volume alcune storie già pubblicate e altre scritte ad hoc, legate le une alle altre dall'interesse comune per l'espressione della donna in ogni sua sfaccettatura. 
Si tratta di un vero e proprio testo femminista, abbastanza caustico, che vira senza nasconderlo verso la satira: ridendo delle assurdità ci si accorge di quanto queste siano tollerate nella vita di tutti i giorni, e Kirby costruisce, racconto dopo racconto, un mondo assurdo in cui le donne si trasformano in scarafaggi radioattivi, in creature con le zanne, in profetesse a cui non crede nessuno. 
Il Leitmotiv è l'empowerment, l'acquisizione di poteri (in alcuni casi) e di una certa consapevolezza di sé (in altri) che permette alle protagoniste del libro di scrollarsi di dosso l'immagine di semplici vittime da compatire o di cui abusare.  
Se però pensiamo che le donne siano le uniche narratrici ci sbagliamo: l'umorismo dell'autrice si può incontrare anche nella scelta di dar voce a personaggi maschili che si sentono, anch'essi, oppressi da rigidi ruoli di genere (ad esempio, nel racconto "Jerry's Crab Shack: una stella" a pagina 23).
L'autrice riconosce che il problema del patriarcato non è di nuova generazione e per questo i racconti corrono anche indietro nel tempo: andiamo in Galles nel 1594 dove una guaritrice viene scambiata per una strega e condannata all'impiccagione; torniamo nel 1720 a bordo di una nave di pirati, seguendo le gesta di una donna che fa crossdressing e si traveste da bucaniere; e in Patagonia nel 1886, nella casa di una prostituta che "allevia le sofferenze" di tutti gli uomini del suo villaggio.
Accanto a questi salti indietro nel tempo, Kirby ci racconta anche il presente, mantenendo lo stile ironico e graffiante per raccontarci storie di donne comuni, che magari ricevono una palpatina in autobus o un'aggressione tra le corsie di un supermercato. A volte, incrocia anche i generi e le linee temporali, mescolando le carte, cosicché possiamo leggere di Budicca, potente regina della Britannia, che diventa un asso nel baseball.
Il titolo del libro viene preso dal racconto di apertura, il migliore della raccolta: Cassandra vede il futuro ma nessuno le crede, perché maledetta da un Apollo rifiutato e dunque vendicativo. Nella storia classica, Cassandra si dispera perché vorrebbe avvertire il suo popolo dell'imminente disastro, nel racconto invece non le importa niente, che vadano tutti all'inferno. La chiusura è assolutamente divertente: nel presente, Trojan è un preservativo, non più sinonimo di coraggio, spavalderia e gesta eroiche. C'è un depotenziamento del potere maschile in questo caso, una sottrazione che pare il tema principale di questo libro.
Nonostante, sulla carta, apparisse come un testo divertente e dissacrante, spesso mi sono un po' annoiata. Non amo la narrazione femminista a prescindere, quella che rappresenta l'uomo come il male assoluto sempre e comunque: è vero che quasi tutte le donne possono dire di aver subito, almeno una volta nella vita, un abuso, un'aggressione, un commento sessista, ma raccontare solo questa faccia della medaglia trovo che sia controproducente
L'autrice prova a non cadere in questo errore, dando di proposito voce anche a personaggi maschili che subiscono il potere della donna, spesso della moglie, ma mi sfugge il palpito femminista in alcuni racconti: se mi fa ridere quella donna che si trasforma in scarafaggio e toglie di mezzo i "disturbatori" o mi innamoro della protagonista de "La migliore nonché unica puttana di Cwm Hyfryd, Patagonia, 1886", o capisco il senso dietro il fantasma di George Whitefield che spia la protagonista tradire il marito con un amante giudicandola una poco di buono, non colgo l'intento femminista dietro altri racconti che parlano di adolescenza, di desiderio di maternità a tutti i costi (esercitando violenza sull'uomo, in questo caso) o di una ragazza che va in Messico e viene rifiutata dal ragazzo di cui si è innamorata. Capita nella vita di essere rifiutati e non lo trovo un grande smacco al femminismo.
Ho l'impressione che alcune storie siano slegate, pur essendo ben scritte.
Credo che il difetto maggiore sia non essere all'altezza del primo racconto: Cassandra è l'emblema della donna talentuosa ma ignorata, anzi abusata persino, che finalmente ha l'occasione di mandare tutti al diavolo proprio perché sceglie di non parlare. Alza l'asticella, ti aspetti di incontrare donne così carismatiche anche nei racconti successivi e invece non succede. Si rischia di leggere tutto come un insieme casuale di pensieri e idee che lasciano un po' confusi e interdetti.

Deborah D'Addetta