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#PilloledAutore - Il romanzo cavalleresco inglese e la modernità dei personaggi: "Sir Gawain e il Cavaliere Verde"

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sir gawain e il cavaliere verde

Sir Gawain e il cavaliere verde
A cura di Pietro Boitani
Adelphi Edizioni
pp. 189
€ 14,00 (cartaceo)


Entra il cavaliere e attraversa la sala,
s'avvicina alla tavola alta, non teme pericolo.
Non salutò nessuno: in alto guardava.
Le prime parole che pronunciò: «Dov'è» disse
«il signore di questa brigata? Volentieri vorrei
posar gli occhi su di lui, insieme con lui
ragionare».
Fissò gli occhi sui cavalieri,
su e giù li ruotò.
Si fermò e scrutò per vedere
chi avesse più gran rinomanza. (vv. 221-231 p. 54)

Sono i giorni delle festività natalizie e del nuovo anno presso la Tavola Rotonda di re Artù. Mentre dame e cavalieri si stanno godendo cibo e compagnia, entra nella sala un cavaliere verde di aspetto e di bardatura che lancia una sfida: uno dei cavalieri potrà colpirlo a patto che, da lì a un anno, lo stesso cavaliere lo venga a cercare presso la Cappella Verde per ricevere lo stesso colpo inferto. Ne andrà di tutto l'onore della Tavola Rotonda. Sir Gawain accetta, mena un fendente alla testa del Cavaliere Verde che, pur decollato, ringrazia per aver accettato e aspetta il prossimo appuntamento. Sir Gawain, dopo un anno, a cavallo del fido Gryngolet, si mette in marcia per andare incontro al suo destino che sarà fatto di tentazioni e una sorprendente risoluzione che pone questo eroe tra uno dei primi e meglio riusciti esempi di personaggio mimetico del romanzo medievale.

Caso assolutamente unico nel panorama inglese del romanzo medievale, Sir Gawain e il Cavaliere verde ci è giunto anonimo in un unico manoscritto, il Cotton Nero A X della British Library: proveniente dall'area nordoccidentale del paese, è composto da 2530 versi ed è databile alla fine del Trecento. Diviso in quattro parti, ha una struttura speculare: nella prima e nell'ultima parte si tratta il tema della sfida e decollazione – speculare anche nel tempo visto che passa un anno intero –, nella seconda terza del viaggio e delle tentazioni. Pur avendo alcuni punti di contatto con il romanzo cortese continentale, di questo romanzo non sono note le fonti specifiche. Oggetto di studio e trattazioni da parte di J.R.R.Tolkien, non rientra invece nell'analisi della mimesi della letteratura occidentale realizzata da Eric Auerbach, che non si occupò del romanzo inglese. Leggendo il romanzo, nell'edizione Adelphi a cura di Pietro Boitani, ciò che salta agli occhi è la straordinaria tridimensionalità dei personaggi che animano la storia.
Pur aprendo il romanzo con un richiamo al passato mitico e alla distruzione di Troia che, con i suoi vari nostoi e viaggi, portò alla fondazione delle città in occidente, assistiamo a un approfondimento delle figure che animano il testo. Re Artù, lungi dall'essere limitato all'immagine valorosa e quasi sacrale del più fedele difensore della fede viene così ritratto.
Ma Artù non voleva mangiare
finché tutti non erano serviti,
tanto era felice della sua giovinezza
e un po' fanciullesco:
amava gaia la vita e non gli piaceva
stare a lungo disteso o seduto:
lo spingeva il giovane sangue e la mente vivace. (vv. 85-91 p. 49)
Sir Gawain, nell'accettare la sfida proposta dal Cavaliere Verde, così si presenta:
Io sono il più debole, lo so,
e il più fiacco di mente,
e se perdo la vita importa di meno:
da lodare soltanto perché voi siete mio zio,
non so in me virtù che non sia il vostro sangue. (vv. 356-360 p. 58)
Dietro la giusta modestia che un cavaliere deve esibire, si nasconde la consapevolezza di essere ammesso alla Tavola Rotonda solo per il legame di parentela ed è quindi giusto che sia lui il prescelto per provare e tenere alto l'onore del nobile consesso. Così il suo realismo è presente nell'accorgersi delle profferte amorose della moglie di Bertilak.
Era la donna, a vedersi bellissima,
che attenta in silenzio chiuse la porta
e andò verso il letto. Si vergognò il cavaliere
e giù si rimise ad arte il sonno fingendo;
quella con passi furtivi silente al letto s'appressa
e levata la tenda dentro s'infila;
sedette piano sul bordo 
e a lungo attese il risveglio.
[...]
Si svegliò allora e stirandosi tutto
alla donna si volse,
dischiuse le palpebre, finse sorpresa
e, come a trovare in preghiera salvezza, si segnò 
con la croce. (vv. 1187-1204 pp. 85-86)
Tre le figure femminili presenti nel romanzo. Ginevra, presente nella prima parte; la dama moglie di Bertilak, che accoglie Gawain e si rivelerà essere il Cavaliere Verde; e Morgana la Fata, vero motore e organizzatrice di tutta la storia. 
Di Ginevra viene detto che è
La più bella a vedersi
volgeva intorno gli occhi grigi:
donna più bella nessuno
poteva dire d'aver mai veduta. (vv. 81-84 p. 49)
Morgana, figura dal potere e dal fascino che non smette di incantare e che viene reinterpreta ancora oggi, è colei che invia il Cavaliere Verde per testare il reale valore della Tavola Rotonda e per tormentare Ginevra, terrorizzandola con la visione spettrale. Appare in scena però sotto mentite spoglie e senza alcun approfondimento psicologico, nonostante le si riconosca che
Morgana la dea
dunque è il suo nome.
Nessuno ha tanto orgoglio
che ella non possa umiliare. (vv. 2452-2455 p. 126)
È nella moglie di Bertilak che abbiamo una figura dai contorni della classica tentatrice che mette alla prova la virtù di Gawain, ma lo fa con raffinate parole di seduzione ironiche e moderne.
«Ah no, bel sire,» disse la dolce dama
«non v'alzerete dal letto, ho di meglio per voi:
vi rincalzerò le coperte da quest'altra parte
e poi parlerò col mio cavaliere che ho catturato. (vv. 1222-1225 p. 87)
La storia, con il fascino della Tavola Rotonda unito alla modernità dei personaggi, non è passata inosservata al cinema. Ne è infatti stato tratto un film nel 2021 per la regia di David Lowery e con Dev Patel nei panni di Sir Gawain. Vengono approfonditi ulteriormente gli aspetti psicologici e la viltà di cui Gawain si macchia all'ultima prova, ma viene anche dato spazio alle avventure che il cavaliere affronta prima di arrivare al castello di Bertilak e che nel testo vengono trattate in maniera meno approfondita di quanto ci si aspetterebbe in un romanzo cavalleresco. 
Molte rupi salì in strane contrade,
lontano da amici cavalcava straniero.
Su ogni riva d'acqua o di guado era raro
se non trovava in attesa un nemico
così orrendo e feroce che doveva lottare con lui:
tante meraviglie trova fra i monti
che arduo sarebbe ridirne la decima parte.
Ora lotta coi draghi e coi lupi,
con gli orchi, ora, che stan tra le rocce,
ora con tori, con orsi e cinghiali e giganti
che dagli alti dirupi l'inseguono.
Se non fosse stato coraggioso e paziente
e non avesse servito il Signore,
certo più d'una volta l'avrebbero ucciso. (vv. 713-726 p. 70)
Si passa poi a una preoccupazione molto più pressante per il cavaliere: il gelido inverno, la possibilità di sfamarsi che si risolve con l'arrivo al castello di Bertilak. Il romanzo, per quanto intriso di simbologia e di schemi ricorrenti nella narrazione medievale, predilige sempre un approfondimento nel concreto e nel realismo, offrendo al lettore uno spaccato nuovo e inatteso della visione medievale del mondo.

Giulia Pretta