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Il riscatto del proprio vero nome: "Sarà solo la fine del mondo" di Liv Ferracchiati

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Sarà solo la fine del mondo
di Liv Ferracchiati
Marsilio, ottobre 2021

pp. 485
€ 19,00 (cartaceo)
€ 9,90 (ebook)

«Lettore, hai mai parlato con qualcuno che non è ancora nato? Eccoti un'occasione: puoi parlare con me, perché siamo al 22 aprile del 1984 e io non sono stato ancora nemmeno concepito.» (p. 13)
La voce che si rivolge a noi Lettori ancora prima di diventare vita è quella del protagonista di questo straordinario romanzo di formazione e di transizione: ci presenterà la sua storia fino al 2078, il viaggio di un'anima nata in un corpo femminile che crescendo riscatterà la sua reale identità di genere.

Il protagonista nasce in una provincia dell'Italia centrale da genitori amorevoli e spaventosamente "normali"; ha un nome femminile (che noi Lettori non sapremo mai) e il corpo di una bambina, ma è sicuro di quello che è: un bambino, proprio come Numero Dieci, Il Disegnatore e suo cugino.

L'io narrante è molto popolare tra i coetanei, ma la sua esistenza è tormentata dallo scollamento tra mente e corpo: essere una bambina negli anni 80 significa non giocare a calcio, portare i capelli lunghi e adorare l'abito della prima comunione.

La sentenza "Se tu fossi un maschio ti sposerei" pronunciata da Baffetti, l'amica d'infanzia di cui si è invaghito, suona come un presagio di infelicità: il suo grande ascendente sulle bambine, prova di quanto sia percepibile naturalmemte la sua vera essenza, non compenserà mai l'inadeguatezza del suo involucro esterno.
«Tantoché, per il carnevale della quarta elementare, avevo chiesto a mia madre di cucirmi il costume da Power Ranger e le avevo indicato Tom, quello verde, ma lei mi aveva cucito il costume di Kimberly, quella rosa. Diceva che non aveva trovato la stoffa verde. Io non ero un tipo malizioso e le avevo creduto. Voglio dire, era mia madre, perchè avrebbe dovuto truffarmi?» (p. 94)
Attraversiamo così con il protagonista infanzia e adolescenza, assistendo ai suoi tentativi di camuffare la sua vera identità per non provare vergogna attraverso la vergogna degli altri, al trauma per il menarca e l'inesorabile trasformazione del suo corpo, ai fallimentari approcci sessuali con l'altro sesso e al "cortocircuito immobilizzante" (p. 99) provato durante quelli con le ragazze per quella "libbra di carne" mancante, fino all'entrata in scena del suo vero io: Guglielmo Leon, il nome che identifica il suo animo più posato e quello più tempestoso e che da sempre si è auto-attribuito nel suo immaginario.
Nella vita di Guglielmo Leon compariranno personaggi dagli appellativi più impensabili e non mancheranno pene d'amore e crisi personali, fino a quando si farà spazio l'unica donna del romanzo ad essere identificata con il nome proprio: una creatura che gli darà equilibrio e potenza, riconciliando la sua parte femminile con quella maschile.

Riuscirà finalmente ad essere felice e a riconciliarsi con il passato?

Liv Ferracchiati, classe 1985, è un autore, attore e regista teatrale: leggendo le pagine del suo romanzo, dove un periodare paratattico e conciso fa da cornice ai molteplici dialoghi, si ha proprio l'impressione di assistere a uno spettacolo live dove l'attore rompe continuamente la quarta parete invitando lo spettatore/lettore a rispondere a quesiti e a tenere alta l'attenzione.

Attraverso un originale utilizzo delle note a piè di pagina, quello a cui si rivolge l'io narrante è l'uomo del futuro: le numerose spiegazioni su artisti, oggetti cult e modi di dire degli anni passati e presenti ironizzano su cliché e sterotipi che hanno ingabbiato intere generazioni, assumendo in una speranzosa ipotesi che il lettore di domani, finalmente "libero",  possa rimanerne turbato e divertito.
«Chi diceva di non riconoscersi nel genere assegnato alla nascita (sì, si assegnava il genere subito alla nascita: sì, lo so, è da barbari) veniva considerato strano, e chi pretendeva, addirittura, di vivere nel genere d'elezione senza modificare il proprio corpo veniva quasi considerato pazzo, quantomeno un pò freak. Lettore, tieni conto che ci trovavamo pur sempre negli anni Dieci. » (p. 284)
Sono proprio l'ironia e la trasparenza con cui Ferracchiati tratta alcuni temi quali la sessualità a spogliare la storia di Guglielmo Leon dai risvolti drammatici che spesso caratterizzano le vite di anime non binarie e a renderla una vita come tante.

Nascere biologicamente maschio o femmina è sinonimo di essere uomo o donna?

Sarà solo la fine del mondo è il libro che tutti dovrebbero leggere per riflettere su questa domanda e sul transgenderismo quale transizione che ogni essere umano attraversa verso la sua vera identità di genere, verso il suo vero nome, verso quella vera libertà che è anche quella di aderire a uno stereotipo di genere nella consapevolezza che non è nativo ma imposto da cultura e società.
«La sostanza sta nel fatto che ognuno si arrabatta come può nella vita, nel tentativo di essere un pò più felice, transgender o no.» (p. 249)
Elisa Pardi