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#PercorsiCritici - n. 10 - La potenza del mare, tra percezione del sublime e quieto rifugio dell'esistenza

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"Mare, mare, mare ma che voglia di arrivare lì da te, da te. Sto accelerando e adesso ormai ti prendo. Mare, mare, mare ma sai che ognuno ha il suo mare dentro al cuore, sì." (L. Carboni)

Cantava così Luca Carboni nel 1992, e ogni estate questa canzone ritorna come un mantra, a cadenzare la stagione delle vacanze per eccellenza. Abbiamo deciso di dedicare il nuovo #PercorsiCritici al mare, tutt'altro che scontato e univoco. Infatti, il mare, con le sue profondità inesplorate e il suo fascino inattingibile, può fare da sfondo a vicende più o meno rasserenanti, fino a farsi contesto drammatico di storie tragiche.

Mare come luogo di salvezza o di rovina, mare come teatro di fuga e rischio estremo da correre: in Se i delfini venissero in aiuto (Libreria Dante e Descartes), Erri De Luca racconta la propria esperienza a bordo di una nave di Medici senza frontiere. Per due settimane lo scrittore ha visto da vicino l'opera di salvataggio, con l'obiettivo di recuperare quanti più naufraghi possibili. Per quanto si tratti du un volumetto esiguo, di poche pagine, ha una forza espressiva potentissima, anche grazie alle foto scattate dallo stesso De Luca.

Sempre di salvataggi in alto mare parla l'ultima opera di Francesco Musolino, Mare Mosso (Edizioni E/O, 2022), in cui si racconta di una nave cargo turca, la Izmir, che nel 1981 viene salvata da una tempesta da Achille Vitale, protagonista del libro e comandante di una ciurma specializzata in soccorsi in mare. Un incarico pericoloso, per nulla tranquillo, a cui il nostro è arrivato dopo aver dato una sterzata alla propria vita: costretto ad abbandonare, per motivi personali, il suo incarico da ingegnere navale presso l'accademia di Marina di Venezia, accetta l'offerta di un armatore napoletano di dirigere una flotta di rimorchiatori a Cagliari. Si ritroverà, così, a salvare la Izmir e coinvolto in un affare molto più grande di lui, perché la nave, che dovrebbe trasportare pesce surgelato, in realtà porta con sé delle casse ben più misteriose, dal contenuto forse non del tutto legale.

Il mare è, quindi, una forza imprevedibile, capace di sconvolgere, dare o togliere la vita. Lo spettacolo a cui dà luogo, nei momenti di tempesta, è stato ben rappresentato, anche visivamente, con le illustrazioni bellissime e molto curate dell'Atlante delle fortune di mare (Ippocampo, 2020). In questo libro di Cyril Hofstein e illustrato da Karin Doering-Froger (con le traduzioni di Luciano Làdavas) vengono raccolte trentuno storie accomunate dall'esito, tragico, che le ha concluse: ammutinamenti, affondamenti, incendi, ibernazioni. Siamo davanti a un vero e proprio catalogo dei pericoli del viaggio in mare, episodi reali, raccolti per significare la potenza del mare e l'impossibilità dell'uomo di dominarlo.

Se invece vogliamo leggere gli effetti drammatici di una tempesta memorabile, che testimonia tutta la forza rovinosa del mare, possiamo scegliere Vardø dopo la tempesta di Kiran Millwood Hargrave (Neri Pozza, 2020), in cui si racconta di un paesino sulle coste della Norvegia che, nel Seicento, si ritrova ad affrontare una delle prove più dure: sopravvivere, quando tutti gli uomini o quasi sono stati spazzati al largo da una burrasca straordinaria. Le donne devono riorganizzarsi, ma come farlo senza attirare troppo gli sguardi di tanti benpensanti misogini? Questo romanzo, estremamente appassionante, sa bene come affascinarci con rune, caccia alle streghe a pochi metri dal mare che, grigia presenza, incombe ora improvvisamente placido... 

Parlando di tempeste e fortunali, non può non venire in mente l'avventura di Odisseo e la sua spasmodica ricerca di ritrovare la strada di casa, Itaca. Quest'ultima si propone come la meta a cui ambire e verso la quale dirigere tutti gli sforzi: un'isola che rappresenta molto più di un lembo di terra. Se questa storia non ha mai smesso di affascinarvi, con le sue frequenti riscritture contemporanee, leggete Un'odissea. Un padre, un figlio e un'epopea di Daniel Mendelsohn (Einaudi, 2018). Qui il viaggio per mare è una potente metafora che il protagonista, professore di letteratura, utilizza per ritrovare suo padre e ricementare il loro rapporto, dentro e fuori un'aula universitaria. 

Viceversa, se a intrigarvi è proprio il fascino delle isole in sé,  ecco il libro che fa per voi: C'è di mezzo il mare, di Riccardo Finelli (Incontri editrice, 2008), in cui l'autore parla delle micro-isole italiane. La vita laggiù, è vero, può risentire del mito dell'unione tra uomo e natura, ma l'autore non ci risparmia i lati meno idealizzati della questione. Infatti, vengono messe in luce le difficoltà pratiche della vita su un'isola lontana e magari anche poco collegata alla terraferma. Ogni isola scelta racconta una storia e ha sua caratterizzazione ben precisa, quasi una personalità, che ci restituisce un mosaico variegato e molto colorato.

È certo che il mare ha sempre operato sull'uomo una profonda suggestione, quasi poetica, e le onde che si rifrangono sulle coste e il limite che si perde nell'orizzonte possono suscitare in chi le guarda attimi di riflessione o di nostalgia. Ciò accade in un altro illustrato, stavolta edito da Bao, Stella di mare (2018), di Giulio Macaione. Nel libro, il protagonista, Stefano, che ha appena lasciato l'università, trova conforto in una ragazza misteriosa, Marina: benché lui la veda soprattutto in estate, durante i mesi invernali continua a sognarla e a considerarla quasi una sirena, mentre le stesse creature mitologiche e misteriose diventano le leggendarie responsabili, quasi una personificazione, della scomparsa in mare del marito di un altro personaggio, Matilde, ancora in attesa del ritorno dell'uomo che ama. Nel frattempo seguiamo la storia di crescita di Stefano, tra futuro e passato.

Anche Mare al mattino, di Margaret Mazzantini (Einaudi, 2011), racconta di come l'orizzonte marittimo sia separazione e unione al tempo stesso: da una parte, una giovane libica in fuga per mettere in salvo suo figlio; dall'altra un'italiana nata a Tripoli, giunta nel paese dopo il rimpatrio forzato dei coloni italiani a seguito del colpo di Stato del 1969. Due madri, due storie che si rispecchiano l'una nell'altra, col Mediterraneo a fare da sfondo e da specchio.

Chiudiamo, infine, con un romanzo, stavolta corale, che ben rappresenta la varietà di vicende che si possono intrecciare su un spiaggia. In questo caso è la Versilia a fare da sfondo a Chi manda le onde, di Fabio Genovesi (Mondadori, 2015), un libro in cui tante storie diverse si intrecciano per dare un affresco molteplice e variegato, a rappresentare la mutevolezza delle onde.